Sinodo della Famiglia, Papa Francesco chiede ai Vescovi il cambiamento

Sinodo della Famiglia, negli ultimi tre giorni Papa Francesco ha, con tre discorsi chiave, reso trasparente, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la misura del cambiamento sui cui, con l’appuntamento Sinodale quest’anno e il prossimo, intende accompagnare la Chiesa. E probabilmente, sentendo anche le parole di Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, sono in molti ormai a rendersi conto che una nuova strada, una discontinuità è ormai difficilmente rinviabile per la Chiesa Cattolica.

 

Papa Francesco celebra la messa nella Basilica di San Pietro

 

SINODO DELLA FAMIGLIA, L’OMELIA – L’omelia che il Pontefice ha pronunciato in San Pietro in Vaticano oggi, per l’apertura del Sinodo, contiene più di una sferzata verso un certo stile di guida del popolo di Dio da parte dei Vescovi. Il Vangelo di Matteo che narra la parabola dei lavoratori della Vigna, “si rivolge ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, cioè ai ‘saggi’, alla classe dirigente: ad essi in modo particolare Dio ha affidato il suo ‘sogno’, cioè il suo popolo“. Sono questi i presbiteri, e i vescovi, che devono “coltivare la vigna con libertà, creatività e operosità“. Continua il Papa: “Dice Gesù che però quei contadini si sono impadroniti della vigna, per loro cupidigia e superbia vogliono fare di essa quello che vogliono“. E non si tratta solo di criticare il rapporto del clero con i beni mondani, ma la superbia di chi vuole “togliere a Dio la possibilità di realizzare il suo sogno sul popolo che si è scelto”.

 

Papa Francesco celebra la messa nella Basilica di San Pietro

 

I PASTORI E IL POPOLO – E se non fosse sufficiente, nell’omelia viene citata la meditazione di Sant’Agostino sulla profezia di Ezechiele, letta ai vescovi nella Liturgia delle Ore precedente alla messa: “Queste cose dice il Signore Iddio: Guai ai pastori d’Israele! Essi pascono soltanto se stessi. Non è invece compito dei pastori pascere le pecore? Vuol dire: i pastori non debbono pascere se stessi ma le pecore, sicché questo è il primo motivo per cui vengono rimproverati tali pastori“, dice il Santo di Ippona. E fuor di metafora il Papa: “Per saziare questa cupidigia i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito. Anche per noi, Padri Snodali, ci può essere la tentazione di impadronirci della Vigna: il sogno di Dio si scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori”.  In questo contesto trova spazio l’occasione del Sinodo, “che non serve per discutere idee belle e originali”, dice il Papa, “o per vedere per chi è più intelligente. Serve per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore“.

LE TRE PAROLE DEL SINODO – Una chiesa che deve ritrovare la dimensione dell’ascolto, che deve tornare in strada e guardare il popolo di Dio negli occhi, entrargli nella carne per comprendere la sofferenza e i bisogni. Lo ha detto chiaramente il papa sabato sera nella veglia che ha preceduto l’apertura del Sinodo: “Per ricercare ciò che oggi il Signore chiede alla Sua Chiesa, dobbiamo prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l”odore’ degli uomini d’oggi, fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce”. Senza questa attenzione, senza la capacità di arrivare alle persone, “il nostro edificio resterebbe solo un castello di carte e i pastori si ridurrebbero a chierici di Stato”. Sono tre le parole d’ordine che papa Bergoglio chiede ai vescovi per il concilio: “Ascolto“, non solo di Dio ma del popolo di Dio; “confronto: sincero, aperto e fraterno, che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento di epoca porta con sé”. Nessuna preclusione sui temi etici, sulle situazioni problematiche, divorziati risposati, contraccezione e omosessualità: “Lasciamo che gli interrogativi si riversino nel nostro cuore, senza mai perdere la pace, ma con la serena fiducia che a suo tempo non mancherà il Signore di ricondurre ad unità“.

 

Papa Francesco celebra la messa nella Basilica di San Pietro

 

NESSUN PREGIUDIZIO – Terzo dono che il Papa chiede allo Spirito Santo per i padri del Sinodo: lo sguardo. Sguardo fisso su Gesù perché i vescovi possano “assumere il suo modo di pensare, di vivere e di relazionarsi”. Solo ritornando a questa origine e spontaneità dei rapporti – al di là di qualsiasi imposizione e dogma – si potrà tradurre il lavoro sinodale in indicazioni e percorsi sulla pastorale della famiglia”. Insomma, il lavoro del Sinodo deve procedere senza alcun pregiudizio su nessun tema nella totale libertà della discussione e di approfondimento. “Come Chiesa sentiamo di non voler combattere alcuna battaglia di retroguardia, né semplicemente di difesa: intendiamo, piuttosto, spenderci fra la gente”, ha detto Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, chiedendo che i media evitino di presentare la Chiesa più divisa di quanto in realtà non sia.

 

Papa Francesco celebra la messa nella Basilica di San Pietro

 

NON TUTTI IN SEMINARIO – E se arriva il tempo di un nuovo modo di rapportarsi con il Popolo e con le sfide della modernità, per la Chiesa arriva anche il momento di interrogarsi sulle sfide del calo delle vocazioni, ma in maniera radicalmente innovativa rispetto al passato. “Abbiamo bisogno di sacerdoti”, ha detto il Papa venerdì parlando alla Congregazione per il Clero, che è il dicastero vaticano che gestisce la politica delle vocazioni; è vero, ci sono sempre meno sacerdoti, ma “noi vescovi abbiamo la tentazione di prendere senza discernimento i giovani che si presentano. Questo è un male per la Chiesa! Per favore, occorre studiare bene il percorso di una vocazione! Esaminare bene se quello è dal Signore, se quell’uomo è sano, se quell’uomo è equilibrato, se quell’uomo è capace di dare vita, di evangelizzare se quell’uomo è capace di formare una famiglia e di rinunciare a questo per seguire Gesù”. Non è più il caso, dice il Papa, di ordinare preti “quelli che vengono a volte espulsi dai seminari o dalle case religiose, perché c’è bisogno di preti. Per favore! Dobbiamo pensare al bene del popolo di Dio”, dice il pontefice argentino. In tre mosse dunque, il Papa mostra quanto sia profondo il cambiamento che propone per la Chiesa: trasparenza, ascolto, rinnovamento.

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