Il complottismo del Giornale sul Magdi Allam-gate

«Procedimento disciplinare su commissione» caratterizzato da «inquietanti analogie». È con queste parole che Il Giornale commenta oggi la decisione dell’Ordine dei giornalisti di mettere sotto accusa per nove articoli pubblicati tra il 22 aprile e il 5 dicembre 2011 il proprio editorialista Magdi Cristiano Allam.

 

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«PROCEDIMENTO DISCIPLINARE SU COMMISSIONE» – La nota disciplinare nei confronti del giornalista, uno degli intellettuali maggiormente critici nei confronti dei musulmani estremisti, riguarda proprio un’accusa di «islamofobia» ed è stata annunciata venerdì. Da allora il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti non ha smesso di rilanciare l’ipotesi di un complotto che sarebbe stato ordito ai danni di Allam solo perché legato al Giornale o semplicemente perché portatore di idee scomode. La tesi di un «procedimento disciplinare su commissione» (espressione in bella mostra in prima pagina) viene sostenuta in particolare in un articolo a firma di Mariateresa Corti che mette a confronto (francamente un po’ poco per gridare alla congiura) la nota dell’Ordine dei giornalisti del 29 agosto e uno stato Facebook pubblicato (il giorno dopo il comunicato dell’Odg) sulla pagina di Luca Bauccio, legale dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia, e dell’associazione Media&diritto, promotrice del ricorso contro Allam.

«INQUIETANTE ANALOGIA» – Il Giornale nega esplicitamente di insinuare o ipotizzare la congiura, ma ci tiene a precisare che «la coincidenza (tra le note di Odg e stato Facebook) salta agli occhi». «La nota dell’Ordine – si legge nell’articolo di Corti – usa come esempio proprio il caso utilizzato dall’avvocato Bauccio nel ricorso per ‘islamofobia’ contro Allam». «La nota dell’Odg sul caso Allam – avverte subito il sommario – usa le stesse argomentazioni di chi accusa l’editorialista». Sono opinioni (perplessità) legittime quelle del Giornale, che fanno però sorgere spontanee alcune domande. Quale sarebbe l’«inquietante analogia» e la «strana convergenza» in tutto ciò? Chi avrebbe dovuto porre la questione di «islamofobia» (indipendentemente dall’opportunità o meno della stessa) se non un rappresentante delle comunità islamiche? Perché risulta «strano» il fatto che un legale vede accolta una propria ‘segnalazione’ e ne parla su Facebook? È strano che una nota dell’Odg venga ripresa su Facebook o è strano che il legale di comunità islamiche abbia diritto ad esprimersi condividendo notizie in rete?

«PERSEGUITO PERCHÉ SCRIVE PER UN QUOTIDIANO DI BERLUSCONI» – L’impressione è che il Giornale voglia alimentare sospetti su un complotto, in parte negando di sostenere l’ipotesi della congiura, in parte considerando quest’ultima possibile («procedimento disciplinare su commissione») e in parte raccontandone pure qualche altra versione. Mentre Conti infatti parla di note su sito Odg e stati su Facebook, Vittorio Feltri descrive una congiura ordita ai danni di Allam per ragioni prettamente politiche, per la sua collaborazione con un quotidiano di proprietà di Silvio Berlusconi. Feltri ricorda il lavoro di Allam per Il Manifesto e La Repubblica, e il suo ruolo di vicedirettore al Corriere della Sera. Poi attacca: «La persecuzione che gli tocca sopportare ora, su iniziativa dell’orrenda corporazione, non dovuta a ciò che egli mette nero su bianco, ma alla connotazione politica del quotidiano a cui la sua produzione pubblicistica è destinata: Il Giornale, appunto, notoriamente di proprietà della famiglia Berlusconi, pertanto considerato farina del diavolo, anzi, carta da bruciare allo scopo di arrostire i servi di Arcore ovvero tutti noi». E ancora: «In sintesi, il povero Allam non viene quindi perseguito per le cose giuste e sacrosante che ha sempre dichiarato sul Manifesto, sulla Repubblica e sul Corriere, ma perché le scrive sul Giornale. Non è un sospetto: è una deduzione». Ma le deduzioni fanno un «bavaglio»? Forse è meglio aspettare le sentenze. Senza buttarla in caciara.

(Foto da archivio LaPresse. Credit: Fabio Palli)

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