«Fai finta di essere stupida, o spaventerai i ragazzi»

08/08/2014 di Redazione

Le ragazzine preferirebbero fingersi “oche” piuttosto che rischiare di intimidire i ragazzi con la propria intelligenza. È lo sconcertante risultato di uno studio condotto da Maria do Mar Pereira, sociologa dell’Università di Warwick, nel Regno Unito, che per un anno ha studiato le dinamiche di un gruppo di studenti quattordicenni.

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FINGI DI NON ESSERE COSÌ BRILLANTE – In qualche modo, i ragazzi entrerebbero negli anni dell’adolescenza con la convinzione che le loro coetanee non possano essere intelligenti quanto i maschi. E, cosa ancora più sorprendente, le ragazze avrebbero cominciato ad assecondare questa loro convinzione, per evitare di intimidirli. In altre parole, le ragazze considererebbero “più appropriato” essere meno intelligenti dei ragazzi. O, almeno, far credere che sia così. «C’è una forte pressione sociale che dice come dovrebbero essere gli uomini e le donne – spiega Pereira – I giovani cercano di adattare le proprie convinzioni a questi canoni, per potersi inserire nella società. Uno di questi canoni dice che gli uomini devono essere quelli dominanti, più intelligenti, più forti, più alti, più divertenti delle donne e che avere una relazione con una donna più intelligente di loro costituisce una minaccia alla propria virilità».

«DEVI ESSERE PIÙ FEMMINILE» – Per realizzare il suo studio, Pereira ha passato un intero anno scolastico in una classe di una scuola media, partecipando alle lezioni e alla vita scolastica come se fosse a sua volta una studentessa, osservando come gli studenti interagissero tra di loro. Un’osservazione che ha messo in evidenza come le ragazzine facciano regolarmente finta di essere meno intelligenti di quello che in realtà siano, disposte anche a smettere di partecipare a quelle attività giudicate “poco femminili” e sforzandosi di essere come quelle coetanee che hanno preso a modello.

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STEREOTIPI DURI A MORIRE – Non si tratta di una novità: dalle pagine di Salon, Jenny Kutner osserva come chiunque, indipendentemente dal sesso, possa ricordare una simile situazione vissuta durante i primi anni dell’adolescenza, un periodo di crescita molto delicato in cui si plasma la propria personalità anche sulla base di come crediamo che gli altro ci vedano. Eppure, i risultati dell’etnografia condotta da Pereira sugli adulti di domani sembrano essere in profondo disaccordo con le statistiche degli ultimi anni, che vedrebbero una diminuzione del numero di divorzi da parte delle donne con un alto grado di istruzione o un aumento del consenso nei confronti delle donne che provvedono da sole al proprio mantenimento economico. Nonostante questo, lo studio di Pereira dimostra come certe convezioni sociali legate alle differenze di genere siano ancora profondamente radicate nella società e nei modelli educativi che gli adulti tramandano ai più giovani.

UOMINI E DONNE – Tuttavia, non si tratta soltanto di un gioco dei ruoli funzionale a un processo di crescita: secondo Pereira questo voler giocare “essere ciò che non sei” può sfociare in altri tipi di dinamiche ben più gravi. Bullismo, episodi di violenza fisica e verbale e una grave perdita di fiducia in se stessi che può profondamente influenzare la personalità anche in età adulta. «Dobbiamo cominciare a promuovere un’idea meno rigida di cosa significhi essere uomo e donna – conclude Pereira – E riconoscere che ci sono molti modi di essere uomo o donna».

(Photocredit copertina: Thinkstock)

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