La bufala della «infibulazione obbligatoria» per tutte le donne dell’ISIS

Infibulazione obbligatoria per tutte le donne del nuovo autoproclamato “califfato” islamico che si estende tra Siria e Iraq. La notizia, pubblicata ieri da Ansa Med, la sezione dell’agenzia di stampa nostrana che si occupa di notizie provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo, ha dell’incredibile. E sarebbe anche una notizia spaventosa se non fosse… falsa.

La notizia battuta dall'ANSA
La notizia battuta dall’ANSA

IL DECRETO DEL CALIFFO SULL’INFIBULAZIONE OBBLIGATORIA – A “sbufalare” la notizia – che vedrebbe milioni di donne siriane e afghane costrette a subire la mutilazione dei genitali – ci ha pensato il sito web Bufale un tanto al chilo, che ricostruisce l’intera storia. Nel primissimo pomeriggio di giovedì, Ansa Med pubblica un articolo in cui si parla di un presunto “decreto” promulgato dal sedicente califfo dell’ISIS Abu Bakr al-Baghdadi, che obbligherebbe tutte le donne dello stato islamico a subire la cruenta pratica dell’infibulazione, che consiste nell’asportazione del clitoride e delle piccole labbra della vagina, cauterizzando poi le grandi labbra e lasciando solo una piccola apertura per permettere il flusso delle urine e del sangue mestruale. Il testo del decreto in questione citerebbe alcune presunte parole di Maometto, e sarebbe riportato in parte dall’articolo in lingua inglese di Ansa Med, compreso il passaggio in cui si imporrebbe l’infibulazione come una sorta di baluardo

per proteggere lo Stato islamico in Iraq e nel Levante e nel timore che il peccato e il vizio si propaghino tra gli uomini e le donne nella nostra società islamica, il nostro signore e principe dei fedeli Abu Bakr al Baghdadi ha deciso che in tutte le regioni dello Stato islamico le donne debbano essere cucite

«NOTIZIA NON VERIFICATA» – Tuttavia – ed è la stessa Ansa Med a sottolinearlo – il documento presenterebbe numerosi errori e, sopratutto, le fonti citate a proposito del Profeta Maometto non sarebbero quelle tradizionalmente riconosciute dalla tradizione islamica. In un articolo in lingua italiana pubblicato poco dopo, Ansa Med riprende la notizia, aggiungendo però che la sua autenticità «non può essere verificata». La “notizia”, comunque, fa in breve tempo il giro del web italiano e viene ripresa in modo pressoché identico da diverse testate nazionali e internazionali. Queste ultime – fa notare Bufale un tanto al chilo – fanno però sempre riferimento a una fonte italiana e, cosa ancora più sospetta, nessuno riesce a mettere le mani sul documento originale del presunto decreto, che sembra non trovarsi da nessuna parte pur essendo riportato con data del 21 luglio.

 

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«FALSO APPROSSIMATIVO» – È solo nella serata di ieri che ANSA pubblica alcune precisazioni sul presunto “decreto” che imporrebbe l’infibulazione a tutte le donne che vivono nelle regioni controllate dall’ISIS: nel nuovo articolo ci si riferisce esplicitamente al documento come a un “falso redatto in modo approssimativo”, pieno di errori e sopratutto datato 21 luglio 2013, quando l’autoproclamato Stato islamico in Iraq e nel Levante ancora non esisteva:

Un falso redatto in modo approssimativo: così appare a molti il “decreto”, che imporrebbe atroci mutilazioni genitali alle donne delle regioni irachene e siriane sotto il controllo del gruppo qaedista. Simili pratiche, commentano numerosi osservatori, non appartengono alla tradizione islamica e sono state più volte denunciate dalle autorità religiose dei Paesi musulmani. Il documento, che ha suscitato reazioni anche dal mondo politico e istituzionale italiano, presenta molte incongruenze: a partire dalla data, dal marchio del gruppo, dalle fonti citate e usate per legittimare in senso “islamico” la presunta decisione del “Califfo” Abu Bakr al Baghdadi. Quest’ultimo non viene inoltre citato, come solitamente avviene, con tutto il suo apparato di nome di origine, patronimico, appartenenza tribale, ma solo col suo nome acquisito di battaglia. Baghdadi è stato ‘promosso’ “Califfo” e “principe dei credenti” solo tre settimane fa. Eppure il “decreto”, datato 21 luglio 2013, cita Baghdadi come “nostro signore principe dei credenti” e “califfo”. L’anacronismo si fa ancor più evidente in altri elementi del testo.

IL CORANO NON NE PARLA – Una falsa notizia, quindi. Che, senza le opportune verifiche da parte dei giornalisti e dei redattori è stata presa per vera da migliaia di persone che l’hanno condivisa sui social network. Oltrettutto, come fa notare ancora Bufale un tanto al chilo, quella dell’infibulazione non è una pratica approvata dalla religione islamica: anche se continua a essere piuttosto diffusa, sopratutto in Africa, la pratica non trova alcuna corrispondenza nel Corano, che non menziona mai alcun tipo di mutilazione dei genitali della donna.

(Photocredit copertina: MARCO LONGARI/AFP/Getty Images)

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