Mi dicono che non è vero

E’ rimasta famosa l’imitazione che negli anni settanta Alighiero Noschese faceva del giornalista Mario Pastore, leggendario conduttore del TG2. Costui, ridotto ad una maschera di sorridente timidezza, farfugliava quasi scusandosi le notizie del giorno, fino a quando, immancabilmente, gli arrivava in studio una telefona di smentita: «Mi dicono che non è vero», diceva poi Pastore, come se leggesse un’altra notizia, smarrito e riguardoso come prima. Un giorno, invece della telefonata, gli arrivò in mano un foglietto con una notizia bomba: «Mi dicono che è vero», disse Pastore dopo averlo letto, senza peraltro mutare di una virgola il suo stile sommesso e trepidante.

E’ un po’ quello che sta succedendo dopo ogni incontro tra Papa Francesco e Eugenio Scalfari. I due papi chiacchierano da buoni amici e si aprono il cuore l’un l’altro. Non si è ancora capito bene come esca di solito il Santo Padre da questi abboccamenti, ma sappiamo che il Papa Laico ne esce commosso (lo dice lui) anche se con ogni probabilità non esattamente edificato (lo dico io). Tanto che quando ritorna a casa sente il bisogno di fissare lestamente su carta il contenuto degli augusti dialoghi, virgolettati a memoria compresi. E puntualmente, su quei frutti di una memoria prodigiosa, dopo ogni pubblicazione arriva da padre Lombardi una smentita il cui succo, in virgolettato, è questo: «Scalfari fa il furbacchione e mette in bocca a Papa Francesco parole che non sono sue. Per ora gli tiriamo le orecchie, ma in futuro sappia regolarsi.» E puntualmente Repubblica, come se niente fosse, registra la «precisazione» di padre Lombardi. Adesso manca solo la notizia bomba.

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