Irlanda, Cork. Dove “le ragazze madri partorivano senza nemmeno poter gridare”

Le ragazze devono sopportare il dolore, anche quando si lacerano. La suora dice che devono espiare il loro peccato

Mentre l’Irlanda ancora cerca di digerire la notizia della scoperta di una fossa comune contenente i resti di quasi ottocento bambini nati tra gli anni Venti e l’inizio degli anni Sessanta in un convento per ragazze madri, emergono nuovi scioccanti particolari su una realtà di un recentissimo passato che ha visto giovani donne subire crudeli maltrattamenti a causa del loro aver avuto un figlio al di fuori del matrimonio. L‘Irish Examiner racconta la testimonianza di June Goulding, un’ostetrica che nel 1951 lavorò per un anno alla Bessborough mother-and-baby home, una struttura gestita da religiose nella città di Cork, nel sud dell’Irlanda. Dopo quell’esperienza, la Goulding ha scritto un libro intitolato The Light in the Window dove racconta quello che accadeva tra le mura della Bessborough, che accoglieva ragazze incinte perché potessero partorire in segreto senza destare scandalo.

Foto: Irish Examiner
Foto: Irish Examiner

NIENTE ANTIBIOTICI PER ESPIARE IL PECCATO – L’ex ostetrica ha raccontato che, durante il travaglio e il parto, alle ragazze non solo non veniva concesso nessun tipo di antidolorifico, ma che addirittura non venivano nemmeno ricucite in caso di lacerazioni del perineo, lasciando le puerpere con profonde ferite nell’area dei genitali ed esposte a ogni tipo di infezioni. Durante l’allattamento, poi, molte ragazze sviluppavano la mastite: nonostante la dolorosissima infiammazione al seno alle ragazze veniva negata la penicillina perché, attraverso il dolore fisico, avrebbero “espiato” il proprio peccato di aver ceduto alla lussuria al di fuori del vincolo matrimoniale. Tra gli episodi raccontati dalla Goulding c’è anche quello di una suora che, addirittura, avrebbe vietato alle ragazze di lamentarsi e urlare durante il parto, il tutto per “fare ammenda” per la loro peccaminosa gravidanza.

LE PHILOMENA LEE DIMENTICATE – Molte ragazze – specialmente quelle più povere, che non potevano permettersi di fare una donazione all’ordine del Sacro Cuore – erano costrette a rimanere per tre anni nella casa, lavorando come sguattere nello stesso ambiente o a servizio delle famiglie più abbienti di Cork. I figli, nel frattempo, venivano dati in adozione indipendentemente dal consenso delle giovani madri. Una realtà straziante raccontata anche da Martin Sixsmith in The Lost Child of Philomena Lee, da cui è stato tratto recentemente un film di Stephen Frears. La vera storia di Philomena – che per cinquant’anni ha cercato il figlio partorito quando era una ragazza – è simile a quella di tante altre ragazze madri irlandesi che hanno partorito in questo tipo di case di accoglienza: anche in quella di Cork, come in tutte le altre, era proibito parlare e avere contatti con l’esterno e, sopratutto, né le giovani né i neonati ricevevano cure adeguate.

 

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«UN TABOO TROPPO GRANDE» – June Goulding ha descritto la Bessborough Home come una specie di prigione segreta di cui nessuno, nelle vicinanze, sarebbe stato al corrente di quanto succedeva: tra quelle mura avrebbero partorito oltre 320 giovani donne e nonostante tutte le sue domande l’ostetrica, assunta per assistere le partorienti, non ha mai potuto somministrare antidolorifici e antibiotici per alleviare il dolore e curare le infezioni delle ragazze. Ma nel suo libro – pubblicato nel 1998 – la Goulding offre anche uno spaccato sulla società irlandese degli anni Cinquanta, dove avere un bambino al di fuori del matrimonio era considerato un taboo talmente grande «che spesso le madri non avvisavano nemmeno i mariti riguardo al fatto che la loro figlia fosse incinta» e che i padri dei bambini erano quasi sempre ignari di quanto stava succedendo alle donne con cui avevano avuto una relazione perché per le ragazze sarebbe stato semplicemente «troppo scandaloso» rivelare la propria gravidanza.

(Photocredit copertina: Hultomn Archive/Getty Images)

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