Il “tradimento” di Marco Travaglio

14/01/2009 di John B

TUTTO O NIENTE – Non c’è niente di male a criticare la posizione di Travaglio o a dissentire dalla sua opinione. Marco Travaglio non è mica un vate infallibile, è un giornalista come altri, con le sue opinioni e le sue convinzioni. E’ del tutto normale che su qualcosa si sia d’accordo, su qualcos’altro no. Che bisogno c’è di dargli del “traditore” e del “sionista“, solo perché non si condivide la sua posizione sull’argomento? L’aspetto più sconcertante della vicenda sta proprio in questo atteggiamento, nella pretesa e nella presunzione che una persona debba essere necessariamente del tutto conforme al proprio pensiero, altrimenti è un nemico, un traditore, un sionista. E si badi bene: Travaglio di errori ne fa e qualcuno è anche abbastanza maligno da avergli procurato un po’ di noie in Tribunale. Ma questi errori sono perdonati dal popolo “alternativo, anzi, sono giustificati, sono approvati: favoriscono “la causa. Se però Travaglio sbaglia o peggio esprime un’opinione che non favorisce “la causa, allora non va bene, non si può perdonare: è un nemico. La faccenda ricorda più l’indottrinamento e l’esaltazione di un fondamentalista pronto a farsi saltare in aria in mezzo alla gente o di un regime assolutistico in cui ogni divergenza di opinione è spietatamente punita, piuttosto che gli ideali di giustizia sociale e indipendenza dell’informazione cui questi siti e questi autori dicono di ispirarsi. E’ difficile immaginare che questa gente, ove un domani riuscisse a conquistare il “potere“, possa consegnarci un mondo più libero e democratico di quello in cui viviamo! C’è anche da chiedersi quanti giovani e quante persone, intrappolati da questa cultura assolutistica, siano costretti a nascondere le proprie divergenze di opinione rispetto al “verbo“, per non essere esclusi dal contesto sociale che frequentano. Magari c’è gente che tra una marcia pacifista e un evento equo-solidale avrebbe una gran voglia di lasciare la kefiah nell’armadio e addentare un cheeseburger dopo aver visto al cinema l’ultimo film di Bruce Willis… ma guai a farlo: sarebbe un nemico, un traditore della causa, un agente della CIA o un sionista assassino.

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