«Vi spiego perché l’eurocrisi durerà 15 anni »

L’eurocrisi durerà ancora 15 anni, perché tanto ci vorrà ancora perché le economie del Sud in crisi completino il loro percorso di aggiustamento strutturale. Una situazione gravissima in realtà solo mascherata dalla Bce, secondo l’accusa di uno degli economisti tedeschi più critici con Angela Merkel.

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EUROCRISI E BCE – Il direttore dell’istituto Ifo di Monaco di Baviera, Hans-Werner Sinn, è uno dei più noti economisti tedeschi, ed è il capofila, accademico e pubblicistico se si può dir così, della critica alla politica di salvataggio dell’euro condotta dalla Germania di Angela Merkel. Il suo manifesto contro il fondo salva stati Esm ha dato l’avvio al sommovimento culturale poi sfociato nella fondazione del primo partito no euro tedesco, Alternativa per la Germania, guidato appunto da un economista con posizioni simili a quelle di Sinn. L’economista tedesco, intervistato dal quotidiano finanziario Handelsblatt, critica in modo aspro il sempre più stretto connubio tra Bce e mondo politico. «I Parlamenti dell’Unione europea si trovano  in una situazione dove devono prendere decisioni senza alternative, così ridotti a semplice stampella del Consiglio direttivo della Banca centrale europea». Un’accusa di svuotamento democratico che in realtà non è nuova, ma delle parole di Sinn stupisce la carica di critica radicale all’istituto centrale di Mario Draghi, accusato di mentire anche sulla minaccia della deflazione.

EUROCRISI E DEFLAZIONE – Secondo l’economista tedesco non esiste un vero pericolo deflazione in Europa, anche se i dati in realtà paiono indicare una situazione diversa. In alcuni paesi come Grecia o Spagna è stata registrata una situazione di calo dei prezzi, mentre in altri ci sono fenomeni di disinflazione. Per Sinn ciò non giustificherebbe comunque un intervento, visto che la Bce starebbe tentando di trovare giustificazione per introdurre una politica monetaria di ulteriore denaro a basso costo per aiutare i paesi indebitati che soffrono le conseguenze dell’eurocrisi. Per Sinn è inoltre falsa l’idea che la Bce debba intervenire contro la frammentazione dei mercati finanziari. «La differenziazione tra i tassi di interesse secondo la qualità del debito è l’elisir di lunga vita dell’economia di mercato. Chi si indebita troppo deve pagare tassi di interesse più alti, così che in seguito riduca il suo indebitamento. Senza la cosiddetta frammentazione dei mercati ci sarebbe un collasso di un’economia di mercato».

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15 ANNI DI EUROCRISI – Il capo economista dell’Ifo di Monaco di Baviera ritiene che l’eurocrisi sia inoltre lontanissima dall’essersi risolta. I processi di aggiustamento strutturale che sono necessari per il Sud Europa dureranno ancora a lungo, per un lasso temporale compreso tra i 10 ed i 15 anni. Sempre che essi raggiungano l’obiettivo di far convergere le economie dell’eurozona. Fino a che questo processo non sarà esaurito, il ricco Nord sarà costretto a sostenere il povero Sud Europa». Una politica fiscale e monetaria che secondo Sinn è completamente sbagliata, visto che avrà un esito pressoché certo che continua a essere evitato, ovvero l’unione dei trasferimenti invisa al popolo tedesco, con le economie più ricche costrette a finanziare le zone più povere del Sud Europa per tenere in vita l’unione monetaria. Il modo con cui si arriverà a questo sarà però particolarmente doloroso e lungo, e provocherà una stagnazione pericolosa. Le critiche di Sinn esprimono timori piuttosto diffusi nell’establishment conservatore tedesco, che evidenziano quanto sarà difficile trovare una sintesi europea ad un’eventuale, e sempre più probabile, esplosione dei no euro. Maggiore solidarietà rispetto al recente passato, oppure ancora più rigore e rispetto delle regole rispetto all’attuale tolleranza di elevati deficit? Una sintesi tra posizioni politiche sempre più divergenti che impegnerà l’UE sin dalla mattina del 26 maggio.

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