Storie dimenticate: la Comunità Europea di Difesa (CED)

Il 25 giugno 1950 le truppe della Corea del Nord, comunista, invasero la Corea del Sud. Gli USA fino a quel momento erano molto tiepidi sulle proposte europee di riarmo dei paesi ex-belligeranti, la prima delle quali veniva proprio dall’Italia che suggeriva un coordinamento europeo dei vari eserciti o almeno della produzione bellica, ancora timorosi, per motivi di opinione pubblica interna e nei vari paesi alleati, di consentire la ricostituzione di un esercito tedesco.

Strasbourg, France -

CECA ED ESERCITO EUROPEO – Il pericolo comunista, ricordiamo oltre alla guerra di Corea anche il colpo di stato ispirato da Stalin in Cecoslovacchia nel 1948 e il blocco di Berlino, fece temere un possibile attacco dell’URSS contro la frontiera tedesca: era l’inizio della Guerra Fredda e i piani di difesa dell’Europa Occidentale andavano cambiati spostando la linea di difesa dal Reno all’Elba, e per quello serviva che la Germania Ovest partecipasse attivamente. L’11 Agosto 1950, Winston Churchill, parlando all’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa, propose la creazione di un esercito europeo a cui partecipasse la Germania riscuotendo il consenso del cancelliere tedesco Adenauer, in precedenza scettico sulla ricostituzione della Wehrmacht anche per la netta opposizione della sinistra socialdemocratica ad un riarmo del paese. La Francia, allora il maggiore oppositore al riarmo tedesco, si trovò quindi isolata e con una mossa politica intelligente cercò di legare la proposta militare a quelle economica che era in fase di completamento, la CECA, la comunità europea del carbone e dell’acciaio.

L’ESERCITO EUROPEO DEL PIANO PLEVEN – Il presidente del Consiglio francese, René Pleven, da cui il piano prese il nome, presentò all’Assemblea Nazionale francese il 24 ottobre 1950 la proposta di costituire un vero e proprio esercito europeo, composto da battaglioni di varie nazioni europee riunite in divisioni ed armate sovranazionali sottoposte ad una supervisione unica, un Commissariato europeo affiancato dal Consiglio dei ministri europei. Le forze armate europee dovevano avere un uniforme unica, essere reclutate non singolarmente dai vari stati ma attraverso il Commissariato unificato con la previsione anche di scuole militari comuni. Agli stati sarebbe stato concesso di avere forze individuali solo per la difesa del capo dello Stato, quelle destinate ad impieghi al di fuori dell’Europa (allora molti stati avevano ancora possedimenti coloniali) e le forze di polizia e destinate al servizio di protezione civile. Il tutto doveva essere coordinato con i comandi Nato, ma le istruzioni specifiche sarebbero state elaborate dal Commissariato europeo in una ottica di collaborazione paritaria con gli USA.

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CHI ADERISCE – Al piano aderirono anche gli altri paesi della CECA, Belgio, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi ed il nostro Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, riuscì a far inserire nella bozza del trattato un articolo con impegni e scadenze precise “per garantire lo sbocco federativo”. Ben presto infatti il progetto assunse le caratteristiche di un primo nucleo di federazione politica europea: al vertice doveva essere posto un unico ministro della difesa europea mentre una Assemblea doveva fungere da “precostituente” con il compito di preparare entro sei mesi la proposta di in un organismo federale politico, basato sul sistema bicamerale e sulla divisione dei poteri. Nel trattato firmato a Parigi il 27 maggio 1952 dai Sei paesi fu così accluso il progetto di Statuto della Comunità Politica Europea che prevedeva, fra l’altro, l’elezione a suffragio universale e diretto di una delle due Camere del legislativo comunitario, quella che doveva avere poteri di bilancio e prevedeva una Corte di Giustizia incaricata del controllo giurisdizionale. Era infatti nella comune intenzione di politici come De Gasperi e Monnet di usare l’unificazione militare come strada principale per arrivare agli Stati Uniti d’Europa, alleati con gli USA nella NATO, ma con un grado di autonomia superiore di quello che gli stati europei singolarmente potessero avere.

COME VA A FINIRE – Stipulato il trattato esso doveva essere approvato dai parlamenti dei vari stati per diventare operativo. Il sì di Germania e dei tre paesi del Benelux fu abbastanza veloce, in Italia invece la ratifica fu coinvolta da una parte nella disputa con gli Alleati per Trieste, dall’altra con i problemi politici interni che costarono a De Gasperi la presidenza del consiglio, e solo nell’aprile del 1954 la questione fu ripresa dal governo Scelba. Chi invece mise una pietra tombale sul progetto fu la Francia: in parlamento il trattato fu avversato sia dai gollisti che dai comunisti, per ragioni opposte e respinto.
Il percorso di integrazione europea a quel punto seguì solo la strada economica, molto meno innovativa e vincolante, e quella occasione mancata la paghiamo ancora oggi che assistiamo a quanto è imperfetta, debole e creatrice di problemi una unione economica senza una compiuta unione politica.

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