Silvio e tutti quelli che stanno con Putin in Italia

Da Berlusconi all’estrema destra, passando per il “rispetto” di Beppe Grillo del referendum in Crimea. A poche ore dall’arrivo di Barack Obama in Italia, c’è una parte della politica italiana che, di fronte alla crisi tra Kiev e Mosca, si è schierata dalla parte della Russia, difendendo Vladimir Putin. Accantonati per un giorno i problemi giudiziari e quelli di Forza Italia sulla successione e sulla composizione delle liste per le Europee, è stato il leader di Forza Italia a protestare contro l’isolamento della Federazione russa. Berlusconi ha bollato come una scelta «antistorica e controproducente la decisione dei leader riuniti all’Aja di escludere la Russia dal G8». Pochi giorni fa, intervistato da Mentana a Bersaglio Mobile su La7, era stato invece Beppe Grillo a commentare la crisi ucraina, esprimendo perplessità: «Un governo è stato cacciato dalla piazza. Vorrei capire perché un governo che vince le elezioni viene mandato a casa. Chi c’è nella piazza? Chi sparava sulla folla in piazza a Kiev non erano i russi. Lì ci sono forze statunitensi. È una situazione complessa», aveva affermato. Per poi aggiungere: «In Crimea c’è stato un referendum» sull’indipendenza «con 150 ispettori dell’Onu che hanno visionato. Vi ha partecipato l’85% degli aventi diritto ed il 95% ha detto sì. Io lo rispetto».

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Tutto mentre anche diverse forze di estrema destra – compreso il Movimento sociale europeo – sono già in fermento, in attesa dell’arrivo del presidente degli Stati Uniti a Roma: in diverse aree della Capitale sono comparsi cartelli dove si legge: «Roma sta con Putin, Obama ospite indesiderato».

BERLUSCONI STA CON PUTIN – Ma sono state le dichiarazioni di ieri di Silvio Berlusconi, tornato nelle vesti di “politico internazionale”, a rimbalzare sui principali organi di informazione. Con l’ex Cavaliere che si è lanciato nella difesa dell’amico di lunga data, lo stesso del noto “lettone” offerto in dono al leader di Forza Italia, ora sotto accusa per le sue mire espansionistiche nell’area dell’ex Urss: «Trovo antistorica e controproducente la decisione dei leader riuniti a all’Aja di escludere la Federazione Russa dal G8», ha affermato Berlusconi in una nota. Per poi aggiungere: «Trovo davvero avventate e lontane dallo spirito costruttivo tutte le decisioni prese in queste ore dalle diplomazie occidentali». Scelte che, secondo Berlusconi, contraddicono il «lungo e ponderoso lavoro diplomatico portato avanti dall’Italia e dai Governi da me presieduti per includere a pieno titolo la Russia nel consesso delle democrazie occidentali». Un lavoro del quale Berlusconi si è auto-assegnato i meriti: «Sono stato io, infatti, nel ’94 a invitare per primo il Presidente Eltsin al G7 di Napoli e nel 2001 a trasformare il G7 in G8 con il Presidente Putin a Genova». E «ancora nel 2002 a volere e a concludere l’alleanza strategica tra la Nato e la Russia celebrata al vertice di Pratica di Mare». Secondo fonti azzurre, l’ex premier avrebbe anche sentito al telefono Putin, preannunciandogli la sua presa di posizione. E, secondo le stesse fonti, Berlusconi si sarebbe anche offerto di “mediare” se necessario, tentando forse di recuperare un ruolo di primo piano nello scenario politico, dopo che la sua immagine è rimasta macchiata dalla condanna definitiva per frode fiscale e dallo stop della Cassazione alla sua decima “discesa in campo” (per le Europee, ndr), considerata la decadenza, l’incandidabilità, la legge Severino. Dal Nuovo Centrodestra è stato Fabrizio Cicchitto a prendere le distanze da Berlusconi: «Non siamo d’accordo con lui. L’esclusione di Putin dal G8 di ieri è un avvertimento per evitare che faccia altri interventi militari. La subalternità alla Russia è un errore come tutte le subalternità», ha spiegato il parlamentare alfaniano.

GRILLO E IL RISPETTO DEL REFERENDUM IN CRIMEA – Prima della difesa di Berlusconi, era stato Beppe Grillo da Mentana a commentare la crisi tra Kiev e Mosca, spiegando di rispettare quel referendum che ha sancito l’annessione della regione alla Federazione russa (considerato illegittimo da Stati Uniti e Unione Europea). A Bersaglio Mobile il “Semplice Portavoce” del MoVimento 5 Stelle aveva dichiarato:

«A Kiev un governo è stato cacciato dalla piazza. Vorrei capire perchè un governo che vince le elezioni viene mandato a casa. Chi c’è nella piazza? Chi sparava sulla folla in piazza a Kiev non erano i russi. Lì ci sono forze statunitensi. È una situazione complessa». E sulla Crimea: «C’è stato un referendum» sull’indipendenza «con 150 ispettori dell’Onu che hanno visionato. Vi ha partecipato l’85% degli aventi diritto ed il 95% ha detto sì. Io lo rispetto»

Non una difesa esplicita di Putin, ma di certo una posizione controcorrente rispetto a quelle dell’Unione europea sulla consultazione in Crimea.

L’ESTREMA DESTRA – Intanto, a poche ore dall’arrivo a Roma di Barack Obama, nella Capitale sono comparsi decine di manifesti a favore di Vladimir Putin, che bollano il presidente americano come “ospite indesiderato”. Dietro l’iniziativa, una serie di sigle di estrema destra, compreso il Movimento sociale europeo. Lo stesso che nel suo sito attacca Obama per la vicenda Nsa:

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Photocredit: Mse

Lo scorso 3 marzo, durante un’intervista con Intelligonews, era stato invece il leader di Casapound Italia Simone Di Stefano a difendere il presidente russo, commentando la crisi in Ucraina:

«Cpi ha sempre sostenuto l’importanza degli sforzi di Putin per creare un mondo multipolare. Nel caso specifico, tuttavia, era impossibile non notare che la ribellione ucraina aveva un forte carattere nazional-rivoluzionario e si rivolgeva contro un governo corrotto come pochi altri. Per quel che vale, Cpi ha invitato i nazionalisti ucraini a resistere alle sirene dell’Ue e dei professionisti della destabilizzazione, invito che non possiamo che rinnovare. Ora, tuttavia, con le tensioni in Crimea – terra peraltro storicamente e culturalmente russa – la questione si complica. Quello che serve, adesso, è un cambio di passo diplomatico che consenta una soluzione equilibrata. E non è escluso che, dietro gli scontri di facciata, un accordo non sia già stato trovato».

Da tempo ormai la destra italiana e i movimenti più estremi si sono schierati a favore della Russia. Tanto che lo stesso Pierluigi Battista sul Corriere della Sera aveva bacchettato la scelta, con un articolo dal titolo: «Il debole della destra per i dittatori». Si spiegava:

«Questi maestri di pensiero della destra italiana che pur di andare contro la snervata (e sempre detestata) democrazia americana, omaggiano senza pudore Putin, l’ex colonello del Kgb [..] Che cosa patetica, questo debole della destra per i dittatori. Si credono anticonformisti, ma ogni loro parola porta con sé, inconfondibile, l’odore di un gasdotto».

La replica era arrivata sul Secolo d’Italia: «Non ci sembra uno scandalo se — con toni, profondità e sensibilità differenti — a destra e nel centrodestra vi sia chi rifletta con pacatezza su uno scenario confuso e tragico come quello della crisi ucraina e rifiuti, finalmente, gli angusti schemi interpretativi di Obama e di Bruxelles. E ancora, non è cosa errata se da più parti si ragiona — una volta tanto con serietà e lucidità — di “grande politica” tenendo presente anche i rapporti geoeconomici e (perché no?) la vitale questione energetica. Il tutto senza paraocchi, senza subalternità psicologiche o culturali. Piaccia o meno questa è la destra. Senza stivaloni e colbacchi».

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