Il trucco delle tasse dimezzate nella busta paga dei parlamentari

Un parlamentare e un comune cittadino che ottengono lo stesso reddito pagano tasse diverse, perché sulla busta paga di deputati e senatori viene applicata un’aliquota dimezzata al 18,7%. È il trucco spiegato con dovizia di particolari dal giornalista de L’espresso Stefano Liviadotti nel suo libro di recente uscita Ladri (edito da Bompiani) e ripreso in un servizio a firma di Filippo Roma mandato in onda nel corso della puntata di ieri de Le Iene.

 

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IL TRUCCO – «Il parlamentare – ha spiegato Livadiotti alle telecamere di Italiauno – ha un’indennità di mandato di circa 125mila euro l’anno. A questi si sommano una serie di benefit: la diaria, il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato parlamentare, le spese telefoniche e le spese di trasporto, con delle tessere per viaggiare gratis in aereo, in autostrada, in nave e in treno. La maggior parte di queste cifre non entrano a far parte dell’imponibile, cioè della cifra sulla quale si pagano le tasse dovute». In sostanza, l’indennità che arriva nelle tasche dei deputati e dei senatori viene tassata nella stessa misura in cui viene tassato il reddito di ogni altro cittadino, mentre le altre spese, quantificabili in 110mila euro circa all’anno, e considerati rimborsi, vengono considerati completamente esenti da tasse.  Il trucco, ripete Livadiotti, consiste nel fatto che non si tratta di veri e propri rimborsi. «Per la maggior parte di queste somme i parlamentari non sono costretti a produrre una documentazione, fatture, ricevute, scontrini, come tutti gli altri lavoratori», ha affermato il giornalista parlando a Le Iene. «Pagano 40mila euro di tasse in meno di un cittadino che guadagna quanto loro. Quindi sono ladri di tasse. Non è da loro che ci si può aspettare una seria guerra all’evasione fiscale».

 

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«M’INFORMO» – Interpellati sulla questione, i parlamentari cercano spesso di glissare la domanda. «Sto andando dall’ortopedico. Non so di che parla. M’informo», ha detto ad esempio la deputata del Pdl Renata Polverini all’inviato de Le Iene. «L’ho sentito alla televisione», ha invece affermato ai microfoni di Italiauno l’onorevole della Lega Nord Gianluca Buonanno. «Di questa roba dovete chiedere a qualcun altro. Ci penserò e glielo dirò», ha riposto invece l’ex ministro Giancarlo Galan. Cécile Kyenge e Laura Ravetto evitano di esprimersi. Proprio come Angelino Alfano e Michaela Biancofiore. E come il centrista Rocco Buttiglione, che alle Iene ha affermato: «Io non ho voglia di fare il buffone con lei». Bruno Tabacci invece si è limitato a sottolineare: «Quando sono arrivato qui guadagnavamo molto di più». Daniele Capezzone: «Non faccio interviste per strada».

 

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«FAR PAGARE L’ASSEMBLEA» – Qualcuno, però, come Pippo Civati, Giorgia Meloni, Osvaldo Napoli e Gianni Farina, deputato Pd, dimostrano di conoscere bene il problema e di ritenere ingiusto il favore, ma soprattutto di conoscere una possibile soluzione. «Tutte le spese dovute a diaria e spere per collaboratori, eccetera, dovrebbero essere pagate direttamente dall’Assemblea e non date all’interessato», dice Farina. La Meloni è sulla stessa linea: «Far trattare tutto il resto direttamente dalla Camera dei deputati, senza mettere in tasca al parlamentare dei soldi per organizzare l’attività, su questo io sono d’accordo».

 

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(Fonte immagini: Le Iene / Italiauno / Mediaset)

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