Le mani di CL sull’Università Cattolica?

Le pressioni e le lotte interne all’Istituto Toniolo riflettono le spaccature interne della Curia, fra Milano e Roma

Sul Corriere della Sera di oggi appare un pezzo intrigante. Qualcosa di non comune, un retroscena di Curia come è raro vederne. Il punto è che in questi giorni di cambiamenti politici nazionali, è davvero improbabile che la Chiesa rimanga ferma immobile sulle sue posizioni: e infatti, così non succede. Molte partite e molti fronti sono ancora aperti, specialmente fra Roma e Milano, dove, lo ricordiamo, si è sta per insediare il successore di Dionigi Tettamanzi, l’ex Patriarca di Venezia Angelo Scola.

MILANO, PROVINCIA DI CL – Questa partita è stata già giocata, e ha un vincitore: Comunione e Liberazione, movimento della destra interna alla Chiesa Cattolica che, dopo la vittoria di Giuliano Pisapia a Milano, piazza un (suo) importantissimo esponente di primo piano sul trono della Curia Ambrosiana. Il fatto non è da poco: le parrocchie sono state parte non indifferente della vittoria di Pisapia al Comune – tanto che le truppe di Comunione e Liberazione si sono dette più di una volta scontente della gestione Tettamanzi della curia milanese: “Vorrei che a Milano ci fosse un vescovo cattolico”, si è sentito dire a un certo punto. Accontentati: meglio di Angelo Scola, per queste frange della Chiesa, certo non poteva andare. Per Scola, Milano è un ritorno.

“Ricordo ancora le giornate trascorse in via Ariosto a Milano con tanti amici tra cui Angelo Scola”, scrive Roberto Formigoni nella sua biografia. Secondo Paolo Rodari, Angelo Scola ha ormai tutte le caratteristiche del grande arcivescovo ci CL. Da quel mondo arriva

Nessuno più di Angelo Scola simboleggia la Chiesa di Comunione e Liberazione, che attualmente esprime la gran parte della classe dirigente del PdL Lombardo, quali Roberto Formigoni e Maurizio Lupi. Insomma, un pacchetto di mischia: con Scola in Curia, Roberto Formigoni ha la strada spianata e le truppe calde per correre alle primarie del PdL, qualora si facessero. Ma questa è un’altra storia.

IL TONIOLO – Qui si parla di soldi, invece, tanti soldi. I soldi che custodisce l’istituto Toniolo, grande cassa di finanziamento dell’Università Cattolica Milanese (fornisce borse di studio ed altre agevolazioni agli studenti: insomma, una finanziaria) e che ora, con l’arrivo di Scola a Milano, sono in pericolo. I sussurri nei sacri palazzi in questi giorni si fanno insistenti, e ce li riporta questa mattina il Corriere della Sera.

Il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone che, dopo la nomina del patriarca Angelo Scola ad arcivescovo di Milano, torna a chiedere al cardinale Dionigi Tettamanzi di dimettersi dalla presidenza dell’istituto Giuseppe Toniolo e liberare tre posti nel comitato permanente; il cardinale che mantiene le sue posizioni per poter discutere la faccenda col successore, in arrivo a settembre; e la Chiesa che si ritrova lacerata—da una parte la Terza Loggia del palazzo apostolico, dall’altra la Cei e la Curia di Milano— per la solita ragione, la stessa da almeno dieci anni: il controllo del potentissimo ente che fa da «cassaforte» e gestisce l’Università Cattolica e il Policlinico Gemelli.

Tre gli attori di questa vicenda, li abbiamo conosciuti: Angelo Scola, Dionigi Tettamanzi, Tarcisio Bertone.

ANGELO SCOLA – Quel Tarcisio Bertone che ha pilotato – per ordine del Papa, evidentemente non condividendo più di tanto – l’operazione Scola a Milano, si è ormai reso conto che qualcosa, in quell’operazione, non va. E ha chiesto a Dionigi Tettamanzi di accelerare le sue dimissioni dal vertice del Toniolo, dove era stato posto addirittura dal precedente Papa, Giovanni Paolo II, per far spazio ad un candidato “portato” proprio dalla Segreteria di Stato Vaticana.

Il cardinale Bertone aveva già chiesto le dimissioni di Tettamanzi a metà febbraio e vorrebbe che alla presidenza fosse nominato l’ex presidente della Consulta Giovanni Maria Flick. Sembrava che la faccenda fosse «congelata» fino all’ingresso ufficiale in città del nuovo successore di Ambrogio, invece no. E ora, nella massima riservatezza — da Roma a Milano, ufficialmente nessuno ne sa niente—trapela un’iniziativa tanto clamorosa quanto rivelatrice del clima. Il cardinale Bertone preme per un «rinnovamento » dell’istituto

A cosa è dovuta, quest’accelerazione? E’ presto detto.

CORRENTI INTERNE – Al vertice del Toniolo, come abbiamo detto, c’è Tettamanzi, attualmente, ivi insediato addirittura dal Papa; in arrivo c’è Angelo Scola, dall’attuale Papa voluto; ma al Toniolo deve andare Giovanni Maria Flick, uomo di Bertone. La dinamica è chiara: in Vaticano si stanno rendendo conto di aver imboccato una strada senza ritorno: con Scola a Milano, Comunione e Liberazione sarà priva di qualsiasi freno. E non farà prigionieri: politica, nomine, indirizzi, tutto sarà filtrato dall’alleanza preesistente fra Formigoni e Scola, e che il Vaticano, di certo intenzionalmente ma forse non troppo consapevolmente, ha appoggiato. E questo potrebbe voler dire perdere anche il controllo del Toniolo “d’oro”, dei suoi pacchetti di fondi, dell’Università cattolica.

Già si mormora di una sorta di polo sanitario che vedrebbe collegati l’ospedale Vaticano Bambin Gesù, il San Raffaele e il Policlinico Gemelli controllato dal Toniolo. E a Milano nascono preoccupazioni, ancora una volta, per il «controllo» romano.

Questo è ciò che c’è in ballo. E Roma non ha nessuna intenzione di lasciare il controllo della sanità cattolica – nazionale, in prospettiva – all’uomo di Comunione e Liberazione.

NESSUN PRIGIONIERO – Per questo Bertone accelera. E vuole “limitare” in questo modo il potere di Scola a Milano: un vescovo di CL sul trono di Ambrogio? Va bene, ma fino a un certo punto: i soldi non si toccano, devono essere affidati ad un uomo di fiducia, “ruiniano”, si potrebbe dire, almeno nel metodo, nell’impianto. Per cui, porte aperte a Giovanni Maria Flick, e in fretta pure, prima che Scola si insedi. Perchè, di nuovo, c’è bisogno di sbrigarsi? Perchè sull’altro lato della barricata c’è un’alleanza quantomeno inconsueta: Dionigi Tettamanzi, arcivescovo uscente, ed appunto Angelo Scola, arcivescovo entrante, che “ecclesialmente” non potrebbero essere più lontani, ma che da un accordo in questa fase hanno tutto da guadagnare: Tettamanzi, se si accordasse con Scola, potrebbe trattare condizioni di uscita meno da “distruzione totale”, convincendo l’ex inquilino di San Marcoa preservare alcune nomine, alcuni nomi – precisamente: i tre del Toniolo da lui nominati e che sono in scadenza – alcune posizioni rilevanti ed a lui care; in cambio, Scola chiede di essere appoggiato per arrivare dove Tettamanzi è riuscito ad essere: al vertice del Toniolo, ricco bottino della Chiesa milanese e, a breve, nazionale. Un’operazione che il Vaticano, per contro, ha tutto l’interesse a scongiurare: prima di ritrovarsi, improvvisamente, un pontefice di Comunione e Liberazione. Meglio pensarci, prima che sia troppo tardi, no?

PARLA DINO BOFFO – Proprio in questi minuti arriva un commento di Dino Boffo, già direttore dell’Avvenire e citato dal pezzo del Corriere questa mattina come “vittima” del sistema Toniolo.

La stessa «velina» che calunniava il direttore di Avvenire Dino Boffo, tuttora membro del comitato permanente, fu collegata negli ultimi mesi del 2009 agli scontri interni al Toniolo.

Secondo l’attuale direttore di Sat 2000, il papa sarebbe “assolutamente estraneo” alle lotte di Curia sull’Istituto.

Il Papa dà una lezione formidabile di pulizia, di trasparenza, di candore e di cultura”: parte da qui Dino Boffo, direttore di Tv2000, per rispondere ai giornalisti che, a margine di una conferenza stampa presso la sede dell’emittente Cei, gli domandano un’opinione sulle notizie di stampa relative ad un conflitto tra i cardinali Bertone (segretario di Stato vaticano) e Tettamanzi (arcivescovo uscente di Milano) sulla gestione dell’istituto Toniolo. “La logica delle lotte di potere mi sembra avulsa dal Pontificato”, ha detto Boffo che ha poi aggiunto: “Mi auguro che le indiscrezioni siano smentite”.

Il che, e lo si capisce, conferma e rafforza quanto finora argomentato: sono i luogotenenti, i vari colonnelli della Curia romana e locale, a doversi misurare con gli ordini di Ratzinger. Di certo c’è, finora, che Scola a Milano sia stato voluto con grande insistenza proprio dal Papa: le conseguenze di una tale scelta, sono tutte da gestire. E, come si vede, stanno venendo ampiamente gestite.

Share this article