Autismo e vaccini, la bufala in agguato

17/12/2013 di John B

Il campo della medicina è uno di quelli più travagliati dalle bufale di ogni genere, ma è anche uno di quelli dove la sensibilità dell’opinione pubblica è maggiormente profonda, perché un conto è giocare su alieni che rapiscono i passanti e dinosauri celati nei laghi scozzesi, altro è toccare la salute, specialmente quella dei figli.

CONTESTO – Il contesto medico, poi, è caratterizzato da alcune peculiarità che favoriscono l’operato dei complottisti. Infatti la scienza medica è molto difficile da seguire e comprendere per i profani e non a caso la laurea in medicina e le relative specializzazioni sono considerate estremamente difficili da conseguire. Dietro la somministrazione delle terapie si muovono interessi economici con cifre da capogiro. Le case farmaceutiche sono società per azioni multinazionali che perseguono logiche di profitto, ma anche le strutture ospedaliere, le case di cura, le farmacie e gli studi medici sono vere e proprie attività manageriali che hanno ben poco da spartire con la visione tradizionale del “medico di fiducia”. La gente ha diffidenza di tutto questo e gli scandali che spesso coinvolgono la sanità non aiutano di certo a colmare il solco tra le persone comuni e gli addetti ai lavori. Spesso poi, ad alimentare le teorie complottiste sono altri medici (o presunti tali) che hanno i loro interessi a sfiduciare la medicina “ufficiale”, come quelli che propongono cure alternative e rimedi “naturali”.

BUONA E CATTIVA FEDE – Ma anche tra i medici in buona fede è frequente riscontrare una serie piuttosto ampia di orientamenti e opinioni che finiscono per confondere le idee a chi vorrebbe risposte chiare e precise. Il problema è che la medicina non è una scienza matematica, in quanto ogni essere umano è diverso e unico rispetto a tutti gli altri e pertanto il modo in cui reagisce e interagisce con i farmaci e con le terapie può variare notevolmente. Tuttavia la necessità di operare secondo protocolli oggettivi e di massimizzare l’efficacia delle terapie e la probabilità di guarigione determina che la medicina spesso operi seguendo criteri statistici e quindi matematici. Che vuol dire? Che i medici, di fronte a un determinato quadro clinico, fanno una diagnosi che (nella stragrande maggioranza dei casi) corrisponde a quel quadro clinico. Poi, in seguito a quella diagnosi applicano la terapia che si è rivelata (nella stragrande maggioranza dei casi) efficace. “Stragrande maggioranza”, però, è diverso da “tutti” e qualche volta succede che il medico sbagli o che una cura non funzioni.

CASI E NUMERI – Purtroppo, la statistica lavora così, anche se vorremmo avere la garanzia assoluta della guarigione. Del resto, in tanti altri settori affidiamo la nostra vita alla statistica. Viaggiamo in aereo perché è statisticamente improbabile che l’aereo precipiti. Attraversiamo i binari con le barriere sollevate perché è statisticamente improbabile che le barriere siano rotte. Ebbene, in medicina è uguale e il ragionamento si applica anche ai vaccini. Cos’è un vaccino? In parole semplici, il vaccino provoca nell’organismo la stessa “reazione difensiva” che provocherebbero i batteri e i virus responsabili della malattia contro la quale ci si vaccina, senza provocare (ovviamente), la malattia. In questo modo l’organismo impara a riconoscere il “nemico” e a difendersi da esso in modo tempestivo ed efficace, ossia è immunizzato da quella malattia.

FATTI – Ora, il vaccino per definizione è sicuro ed efficace (altrimenti non avrebbe senso) ma quando diciamo sicuro ed efficace, stiamo ragionando in termini statistici. In fin dei conti, la vaccinazione non è una cosa naturale. Si tratta pur sempre di introdurre qualcosa di estraneo nel corpo umano e di indurre una reazione dell’organismo a quel corpo estraneo. Non sempre le cose funzionano come dovrebbero e può succedere il peggio. Ma se la probabilità di contrarre un’infezione è alta e se i rischi associati a quell’infezione sono significativi, è molto meglio correre il bassissimo rischio di una complicazione determinata dalla vaccinazione, piuttosto che il rischio ben più grande di contrarre una patologia mortale. Nonostante quel che si pensi, la comunità scientifica è la prima a valutare il rapporto beneficio / rischio e a determinare l’opportunità della vaccinazione, e la prova più evidente è data dalla vaccinazione contro il vaiolo. In passato la vaccinazione contro questa terribile malattia era praticamente obbligatoria per tutti. Quando la malattia è stata di fatto debellata, al punto che la probabilità di contrarla è praticamente nulla, la vaccinazione è stata abolita. Il ragionamento statistico vale anche per le vaccinazioni contro l’influenza “stagionale”. L’influenza non è percepita come una malattia pericolosa e gran parte della gente preferisce non vaccinarsi.

MA – Tuttavia spesso questa decisione non è corretta. L’influenza può uccidere, come dimostra l’epidemia della “spagnola” che fece decine di milioni di morti tra il 1918 e il 1920. Può risultare fatale se colpisce organismi indeboliti (bambini, malati, anziani) e costringe anche quelli sani a ricorrere a cure mediche e a perdere giorni di attività e di lavoro. Fare o non fare il vaccino, quindi, è una decisione che dovrebbe essere frutto di una valutazione ponderata e non di pregiudizi. Alla luce di queste considerazioni, si può esaminare meglio la questione relativa alle voci, relativamente recenti e sempre più insistenti, secondo cui l’autismo sarebbe provocato proprio dalle vaccinazioni. Alcune settimane fa i media hanno dato ampio risalto alla drammatica vicenda di un bambino che avrebbe manifestato l’autismo dopo aver eseguito le vaccinazioni obbligatorie.

EPPURE – Una commissione medica avrebbe riconosciuto il nesso di causalità tra vaccino e patologia ma alla famiglia è stato negato l’indennizzo. Su quest’ultimo aspetto c’è poco da dire: visto che una commissione medica ufficiale ha stabilito il nesso di causalità, lo Stato farebbe bene a pagare. Sul nesso di causalità, invece, c’è molto da dire. Lo schieramento che sostiene la connessione tra vaccini e autismo è molto ampio. Di esso fa parte l’intera galassia complottista, come dimostrano i post pubblicati sui siti che si occupano di signoraggio, a riconferma del fatto che quando si crede ciecamente a un complotto immaginario, si finisce per credere a qualsiasi altra bufala. C’è poi un fronte politico, anche questo più evidente tra gli stessi partiti e movimenti già permeati da teorie complottiste di ogni genere, per cui non meraviglia che la tesi sia piuttosto diffusa tra gli aderenti al movimento (partito) di Beppe Grillo, visti i numerosi precedenti in questo campo. Non mancano numerosi siti Web anti-vaccini. Ma, soprattutto, c’è anche un fronte “istituzionale”. Ossia, ci sono medici che la pensano proprio così. Questo non deve stupire. Tanto per ricorrere a un esempio che potremmo definire di scuola, nel complottismo dell’11 settembre 2001 ci sono ingegneri convinti che le Twin Tower siano venute giù per l’azione di esplosivi da demolizione. Certo, si tratta di qualche ingegnere su milioni, ma fanno un chiasso ben maggiore del loro numero.

CASO PER CASO – Nel caso della connessione tra autismo e vaccini, una delle voci più autorevoli è quella del dott. Massimo Montinari, esperto di autismo e medico in servizio presso la Polizia di Stato. Montinari ha scritto libri e tenuto conferenze sulla questione e indubbiamente il suo curriculum ne fa un sostenitore qualificato e attendibile della teoria complottista secondo cui le vaccinazioni provocano (o posso provocare) l’autismo. Di fronte a un simile “assist”, cosa si può rispondere? Che considerazioni si possono fare? Innanzitutto, Montinari non è la comunità scientifica. Le sue idee non sono condivise dalla comunità medica e scientifica che anzi le ha smentite con forza e lo ha fatto con dati e ricerche alla mano. Prima di Montinari, altri medici hanno sostenuto che i vaccini, in particolare il vaccino MBR (Morbillo, Parotite e Rosolia) provocano l’autismo e in particolare il dott. Andrew Wakefield, gastroenterologo inglese, negli anni novanta, che pubblicò uno studio scientifico sull’argomento, sottoposto a peer review (una vera e propria verifica scientifica prima della pubblicazione). La comunità medica internazionale non restò indifferente e sottopose la tesi di Wakefield a attente verifiche e approfondite analisi. Da questi studi, condotti da vari organismi sia governativi che indipendenti è emerso in modo chiaro, inequivocabile, indiscutibile, che non esiste alcuna connessione tra vaccini (di qualsiasi genere) e autismo.

DIMOSTRAZIONI – E’ stato dimostrato, campionando migliaia di bambini, come nel test del 2003 che ne ha coinvolti 1000, che l’incidenza dell’autismo è identica sia per i bambini vaccinati che per quelli mai vaccinati. Un simile dato non si presta a interpretazioni: vuol dire che l’autismo non dipende dai vaccini. Non solo. E’ stato scoperto che Wakefield non si era semplicemente sbagliato, ma aveva mentito. Aveva falsificato i dati. Il primo a scoprirlo fu un giornalista, poi la vicenda è stata accertata anche dalla comunità scientifica. Wakefield fu radiato dall’albo nel 2010. Purtroppo le teorie di Wakefield erano ormai diffuse su tutti i media e hanno fatto numerose vittime. E’ probabile che Montinari sia una di queste. Certo, però, suscita qualche perplessità il fatto che Montinari proponga una propria terapia contro l’autismo e che le sue consulenze private siano a pagamento: 200 euro a parcella, dichiarava in un’intervista del 2010. E altri 200 euro al mese era il costo dei farmaci. E certo, suscita più di qualche perplessità anche il fatto che Montinari, nella sua posizione professionale, sia componente permanente di una di quelle commissioni mediche (C.M.O. di Firenze, secondo il curriculum) che hanno competenza per stabilire il nesso di causalità tra vaccinazione e autismo. Insomma, non si può escludere che le pubblicazioni di Wakefield e l’autorevole opinione di Montinari possano aver contribuito a influenzare le decisioni di qualche commissione medica. Montinari ha anche compilato perizie mediche che sono state determinanti per ottenere il riconoscimento della connessione causale tra malattia e vaccino. Nel frattempo, le malattie infantili sono in aumento soprattutto a causa del fatto che molte famiglie rifiutano la vaccinazione, spaventate da ciò che apprendono dai media e si affaccia il rischio di un’epidemia da morbillo, una mattina percepita come innocua ma che può uccidere (da 30 a 100 morti ogni 100.000 casi). In conclusione, meglio lasciar perdere le teorie complottiste, specialmente quando è in gioco la salute dei più piccoli. Vaccinarli è una scelta responsabile.

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