Comunione e Liberazione sbarca in Svizzera

07/04/2011 di Andrea Mollica

Il movimento ecclesiale legato a Roberto Formigoni potrebbe arrivare al governo in Canton Ticino

Comunione e Liberazione potrebbe entrare nel governo di una regione all’estero. Il movimento ecclesiale che ha colonizzato la Regione Lombardia tramite la rete del presidente eterno Roberto Formigoni punta ora a conquistare un posto al potere  nella vicina Svizzera italiana. Il Canton Ticino eleggerà tra pochi giorni il suo nuovo governo, e tra i 5 Consiglieri di Stato – i nostri assessori, anche se con un peso politico maggiore visto che la carica di presidente è esercitata a turno da ognuno di loro – potrebbe entrare un ciellino, il banchiere Sergio Morisoli. Ex direttore del Dipartimento delle Finanze cantonali, vicino ai fratelli italiani, e sostenuto apertamente dalla piazza finanziaria di Lugano. Un’elezione che ha scatenato una guerra culturale nel solitamente placido Canton Ticino.

GOVERNARE INSIEME– In Svizzera vige una formula di governo concordataria, sia a livello federale che cantonale. I Cantoni sono l’entità amministrativa che corrisponde grossomodo alle nostre regioni, anche se hanno molto più potere, sia sul piano legislativo che finanziario. I governi cantonali si chiamano Consigli di Stato e al loro interno si trovano esponenti dei maggiori partiti. Destra e sinistra siedono allo stesso tavolo, sia per prassi istituzionale che per convenienza politica. La democrazia diretta è così estesa – i cittadini possono votare praticamente su tutto, comprese le leggi di bilancio – che un’opposizione consistente come c’è in tutte le grandi democrazie potrebbe completamente paralizzare l’attività dell’esecutivo. In Svizzera il quadro politico si suddivide in tre grandi aree in questo momento. La destra, rappresentata dalla forza populista Svp/Udc, il centro moderato e borghese, nella versione confessionale dei popolari democratici oppure quella laica dei liberali, e la sinistra, formata da socialisti e verdi. In Canton Ticino lo scacchiere è un po’ diverso perché anche al di là della dogana di Chiasso esiste la Lega dei Ticinesi, che occupa il posto che a livello federale spetta all’Udc/Svp. La sinistra è meno rilevante, soprattutto perché i Verdi ticinesi hanno avuto consensi finora più vicini a quelli degli omologhi italiani rispetto ai brillanti successi degli omologhi svizzeri tedeschi o romandi. La presenza di Comunione e Liberazione però mette a soqquadro questo equilibrio creatosi negli anni, e il possibile ingresso in governo di un esponente del movimento di Don Giussani e Formigoni ha scompaginato in particolare modo il PLR. Il candidato al governo di CL, Sergio Morisoli, non corre infatti per il centro cattolico ma per quello laico e liberale, tradizionale punto di riferimento della politica ticinese. Il PLR è il partito erede delle forze che hanno creato l’attuale Confederazione Elvetica e hanno imposto la laicità tramite una brevissima guerra civile durante i moti del ’48, un’esperienza storica che certo stride col dogmatismo religioso spesso associato ai ciellini. Morisoli è però appoggiato da una corrente ben precisa del PLR, quella liberale, punto di riferimento della borghesia finanziaria di Lugano. Le banche svizzere hanno dunque scelto di appoggiare un esponente di CL, un’ulteriore prova della simbiosi del movimento religioso con il mondo degli affari dell’Insubria. Se con l’avvento di Formigoni alla presidenza della regione la Lombardia è diventata il fulcro del potere di Comunione e Liberazione, la vicina Svizzera italiana è da tempo nei pensieri e nelle azioni dei fedeli di Don Giussani.

SVIZZERA ITALIANA, AVANZATA CIELLINA– La conquista di un posto nel governo cantonale sarebbe il punto più alto di una lunga avanzata di CL all’interno del Canton Ticino, nella quale il movimento ecclesiale ha occupato avamposti strategici, anche con l’aiuto del Vescovo di Lugano Eugenio Corecco,  morto quindici anni fa ma grande sponsor dei ciellini durante il suo episcopato. In Ticino molte persone del movimento si trovano nei punti chiave del potere: Albino Zgraggen è il segretario dell’Università della Svizzera italiana, il parlamentare cantonale Giorgio Salvadè (Lega), il Procuratore pubblico Antonio Perugini, noto per la sua battaglia contri i negozi che vendevano la marijuana, i cosiddetti canapai, Mimi Bonetti Lepori (PPD), Francesca Lepori Colombo (PPD), l’ex vicedirettore del Liceo di Bellinzona Luigi Colombo, il direttore dell’attualità regionale della RSI, la televisione pubblica svizzera, Massimiliano Herber (con suocero nella Corsi). Come ricorda Ferrucio Pinotti,  lo scrittore del libro  “La Lobby di Dio”

La Svizzera e il Ticino in particolare,d’altra parte, sono sempre stati un avamposto chiave per Cl. Quella in Svizzera è una presenza precoce rispetto al resto del vecchio continente: già nel ’76 e poi nel ’80 vengono create a Lugano le prime case di Memores Domini. Sono poi i ragazzi di Lugano a portare il movimento nel resto della Svizzera. Si trattava di giovani “monaci laici” che parlavano sia tedesco che francese, quindi per loro spostarsi non era un problema, anzi, era un obbligo, visto che a Lugano all’epoca non esistevano università. Quella che nascerà in seguito, negli anni Novanta, vedrà da subito una forte presenza di Cl, come documentato già nel 2001 da una inchiesta di Mario Portanova, evidenziava il sostegno dato a Cl da monsignor Eugenio Corecco, vescovo di Lugano, morto alcuni anni fa. Nei primi anni Novanta monsignor Corecco affidò fra l’altro una consulenza editoriale per Il Giornale del Popolo, l’organo della Curia, a Robi Ronza, storica eminenza grigia di Cl, protagonista di un libro scritto dallo stesso don Giussani e portavoce del Meeting di Rimini, la kermesse estiva del movimento. Il seme, a poco a poco, è germogliato.

La presenza di Comunione e Liberazione nel Canton Ticino si è concentrata in due roccaforti della cultura cantonale. L’Università della Svizzera Italiana, che è libera, quindi non statale anche se il Consigliere di Stato del dipartimento dell’Educazione siede di diritto nel suo consiglio d’amministrazione, e la Televisione della Svizzera Italiana. La più piccola dei tre canali della tv pubblica elvetica, la RSI ha tra i suoi giornalisti più influenti persone molto legate al movimento di Don Giussani. Uno spazio importante  ricavato da CL all’interno dello schema conservatrice che regge il potere cantonale. Banche e finanza luganese che fanno riferimento al PLR, mondo cattolico che invece è legato al PPD, con la presenza di appoggio della Lega. Il centrodestra ticinese, e a differenza che in Italia i ciellini stanno in tutti e tre i partiti.

Oggi i ciellini ticinesi sono sempre più potenti, abitano le stanze dei bottoni e occupano posti di potere. A Lugano, in particolare, hanno due roccaforti: l’università e la Rsi, la radiotelevisione della Svizzera italiana, dove fra l’altro lavora il responsabile ticinese del movimento, il giornalista Claudio Mésoniat (ndr. oggi dirige il Giornale del Popolo)”, scriveva Portanova. Mentre un altro “inchietista” come Gianni Barbacetto ha documentato il ruolo del Ticino quale cassaforte dei fondi segreti di Cl e dei suoi Memores Domini. Si muoveva tra la Lombardia e il Ticino anche un potentissimo avvocato Ciellino, Paolo Sciumé, già membro del consiglio di amministrazione della Banca Mediolanum e del cda del Teatro alla Scala su nomina di Roberto Formigoni e per 13 anni amministratore della Parmalat di Calisto Tanzi. Un’inchiesta della procura di Milano che lo ha riguardato ha coinvolto anche Nicola Bravetti fondatore, direttore e azionista della Arner Bank (sede a Lugano e filiali in Italia e nel paradiso fiscale delle Bahamas), l’istituto di credito che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, utilizza da quasi vent’anni per gestioni di patrimoni e operazioni finanziarie.

La presenza di Comunione e Liberazione all’interno dell’Università della Svizzera Italiana non è passata inosservata, tanto che recentemente sui media cantonali è arrivata una denuncia di una ragazza, che rimarcava la discriminazione subita all’interno dell’ateneo da chi non apparteneva alla compagnia ciellina.

“Hanno fatto di tutto per farmi entrare nel loro movimento. E quando hanno capito che non ero disposta a ‘collaborare’, sono stata messa da parte”. Le parole sono quelle di un’ex studentessa di scienze della comunicazione all’USI di Lugano. Il riferimento, invece, è al movimento di Comunione e Liberazione che proprio nell’ateneo ticinese trova diversi esponenti. “Questo mi sta benissimo – dice la ragazza –, ognuno deve essere libero di decidere di fare parte di un gruppo o meno. Il fatto è che ho avuto più volte la sensazione che esistessero studenti di serie A e studenti di serie B. E non sono di certo l’unica a pensarla così. Per colpa di questa storia ho perso delle amicizie. Non riuscivo più a tenermi dentro questa cosa”

Denuncia smentita dai vertici dell’Usi, tramite le parole del segretario generale dell’Università, anch’egli molto legato a Comunione e Liberazione. Albino Zgraggen, segretario generale dell’USI, non ha dubbi: “All’USI questo problema non esiste. Nessun studente o collaboratore o docente è avvantaggiato a motivo di sue scelte personali o di sue adesioni a forme associative di carattere politico, culturale o religioso. E per quanto riguarda il resto, non compete certo all’istituzione intromettersi in diatribe tra studenti”.

SCONTRO ELETTORALE – La storia della Svizzera moderna ha come episodio centrale la guerra del Sonderbund. I Cantoni protestanti e avanzanti nell’industrializzazione volevano creare uno Stato più forte, opposto dai Cantoni rurali e cattolici. I secondi si organizzarono in una Lega separatista, Sonderbund, che fu sconfitta in una guerra civile durata tre settimane e con circa un centinaio di vittime. Su quelle premesse, uno Stato laico che vietava ai gesuiti di stare sul territorio della Confederazione Elvetica – divieto cancellato qualche decennio fa – è nata la Svizzera contemporanea. Il possibile arrivo di un militante di Comunione e Liberazione al vertice del potere cantonale non ha scatenato certo una guerra, ma lo scontro elettorale ha raggiunto un’intensità mai vista nella placida politica elvetica. L’elemento più curioso è che i liberali della corrente radicale, l’anima più progressista del PLR, sono stati i più convinti oppositori dell’esponente ciellino Morisoli. La lista del PLR ha cinque persone che corrono per diventare consiglieri di Stato – possibile ingresso di due dei cinque candidati – e l’esponente della corrente radicale Matteo Quadranti si è così espresso contro il suo compagno di lista e di partito ciellino

Sono radicale. Faccio parte di quella corrente interna al movimento liberale che risale al 18° secolo. Una lunga tradizione di riforme e conquiste in ottica egualitaria, sociale e repubblicana. I radicali hanno sostenuto con successo l’introduzione del suffragio universale (diritto di voto per tutti, donne comprese) contro l’aristocrazia (oggi, oligarchie economiche) per gli individui di tutte le classi sociali, la libertà di stampa per la trasparenza e contro gli indottrinamenti, la scuola pubblica per le pari opportunità di partenza e contro i dogmi, e la rigida separazione tra Stato e Chiesa. I radicali sono sempre stati portatori di rinnovamento e ricambio economico sociale. Se le parole hanno un senso, quelle usate da Morisoli sono, alla lettera, quelle utilizzate dalla dottrina di Comunione e Liberazione. Mi chiedo se l’accenno di Morisoli alla politica estera, in particolare verso la vicina Lombardia, non celi l’intento d’importare da noi il braccio economico di CL, ovvero la tristemente famosa “Compagnia delle opere” che vede tra i suoi esponenti di spicco Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia.

Il compagno di partito di Morisoli, ma della corrente opposta, evidenzia l’incompatibilità tra i valori di CL e quelli del Partito Liberale Radicale, sopratutto sferrando un pesantissimo attacco contro la Compagnia delle Opere, la potente associazione di imprese legate al movimento ecclesiale.

Vale la pena ricordare che a questa “Compagnia”, ormai presente in 18 Paesi (CL lo è in 70 Paesi), si stima facciano capo 34’000 aziende e 10’000 associazione “no profit”, con un giro d’affari stimato in ca. 70 miliardi di euro. Una trinità tra Fede, Politica e Affari nella quale non brillano di certo la trasparenza (quella che invece si chiede allo Stato) e le parità visto che si fonda su “amicizie operative” (?), tra cui alcune Banca che concederebbero più facilmente crediti agli aderenti a CL. Una trinità che si è già insinuata anche nelle scuole (anche universitarie), nella sanità, nella ristorazione. L’obiettivo: la produzione non statale di servizi pubblici. Vogliamo che, come in Lombardia, nelle nostre università si insinuino professori aderenti a CL? Vogliamo un Ticino in cui l’editoria scolastica, le borse di studio e iniziative legate al diritto allo studio passino attraverso il quasi monopolio della “Cooperativa Universitaria Studio e Lavoro” legata a CL? Vogliamo che le mense scolastiche vadano in gestione alla “Cooperativa La Cascina”, leader italiano della ristorazione legato a CL? Vogliamo che, come accaduto al Conservatorio di Milano e alla Regione Lombardia, anche da noi si apra il varco all’emarginazione di chi non appartiene al pensiero ciellino? Vogliamo, in forza del principio di sussidiarietà, smantellare il Servizio di assistenza e cura a domicilio per i nostri anziani al fine di affidarlo a qualche altra “Cooperativa”? Vogliamo privatizzare la sanità per dare garanzie di cura solo agli uomini e donne di “buona volontà”? A tutto questo dico NO! Ditelo anche voi o torneremo indietro di 2 secoli.

GRANDE ALLEANZA CIELLINA – I sondaggi rilevano una corsa non facile per Sergio Morisoli, ma per lui sta lavorando una potente rete trasversale ai partiti. I cattolici del PPD, tra i quali sono presenti alcuni ciellini, lo stanno appoggiando sottotraccia, mentre è più esplicito il sostegno che proviene dalla Lega. Mentre in Lombardia i padani se la danno di santa ragione con i formigoniani in Ticino i leghisti sono molto più solidali con CL, anche perché ci sono reciproci interessi. La Lega dei Ticinesi ha un esponente al governo cantonale, e punta ad uno storico raddoppio. Gli scontri interni al PLR, unica formazione che esprime due Consiglieri di Stato, aiutano la rincorsa leghista. Inoltre, il governo ticinese è stato finora abbastanza centrista, ma una possibile accoppiata Lega- CL sposterebbe molto a destra l’asse politico del Cantone.Un’operazione molto gradita sia ai leghisti che alle banche luganesi, che ancora non si sono dimenticata la grande sconfitta subita nel 2007. Allora l’esponente di punta dei liberali di destra e della Lugano finanziaria, Marina Masoni, che presiedeva il Dipartimento delle Finanze, era stata sconfitta grazie al sostegno del mondo progressista alla sua avversaria liberale, Laura Sadis. Marina Masoni, appartenente ad una delle famiglie più ricche del Cantone, ha così organizzato la sua vendetta, puntando sul suo collaboratore più fedele, Sergio Morisoli, che aveva il pregio di avere alle spalle il potente movimento ecclesiale. Un’operazione benedetta dai maggiori poteri forti dell’Insubria, perché mai come quest’anno le elezioni cantonali ticinesi saranno seguite anche al Pirellone della Regione Lombardia. Morisoli in governo significa ritrovare un grande amico al governo del Canton Ticino. E le possibilità di collaborare sono infinite, in un’area sempre più connessa strategicamente – la ferrovia Lugano-Malpensa, le decine di migliaia di italiani che vanno ogni mattina a lavorare in Svizzera – e molto, molto ricca.

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