Spagna, la patria del doping

22/02/2011 di Dario Ferri

I casi Domiguez e Contador mostrano il lato oscuro dei numerosi trionfi dello sport iberico

La recente assoluzione di Alberto Contador ha confermato quanto era ormai già palese da molto tempo. La lotta contro il doping in Spagna è assunta come forma di cosmesi. E’ condotta in ottemperanza alle regole internazionali , ma appena sfiora qualche grande big dello sport iberico si trova sempre un modo per fornirgli un salvacondotto. La farmacia che inquina i risultati non è opportuno combatterla, in un Paese che sempre più si identica nei suoi eroi sportivi. Negli ultimi anni la Spagna ha mietuto successi in ogni competizione ad elevata attenzione di sponsor. Allo stesso tempo i casi più clamorosi di doping si sono verificati nel Paese iberico, ultimo in Europa a dotarsi di una legislazione penale per sanzionare un fenomeno radicato e molto diffuso nello sport professionistico e non. Ma con una puntuale costante, gli eroi spagnoli vengono trattati col maggior riguardo possibile.

TOP DEL MONDO – La Spagna sportiva ha conseguito il curriculum più prestigioso  a livello mndiale negli ultimi anni. Campione mondiale di basket nel 2006, campione mondiale di calcio nel 2010 e prima vincitrice degli Europei del 2008. A livello calcistico le sue squadre dominano la Champions League e la Liga ospita i migliori giocatori del mondo. Nel ciclismo gli ultimi 10 anni la Spagna ha dominato la competizione più importante, il Tour de France, esprimendo tutti i vincitori della Gran Boucle che sono succeduti all’impero, molto controverso, di Lance Armstrong. Nel tennis Rafael Nadal è l’atleta simbolo del decennio insieme al Re Federer, e ai vertici mondiali della racchetta la nazionalità più diffusa è quella spagnola. Fernando Alonso manca il titolo mondiale da 5 anni ormai, ma coll’arrivo alla Ferrari è tornato ad essere uno dei piloti più in vista della Formula 1. Nel motociclismo Jorge Lorenzo ha sostituito sul trono mondiale della classe regina Valentino Rossi. L’ultimo decennio è stato contrassegnato in maniera inequivocabile dall’incredibile messe di successi sportivi iberici, negli sport sopramenzionati e in altri di minor impatto mediatico. L’onda lunga partita con le Olimpiadi di Barcellona non si è dunque esaurita con la fine dello scorso decennio, ma si è anzi intensificata con l’arrivo di nuovi eroi iberici. Il già citato Nadal, Contador, Pau Gasol, Casillas, Xavi, Iniesta o Torres sono diventati personaggi celebri a livello mondiale, arrivando a rappresentare il riscatto di un’intera Nazione. Uscita povera ed arretrata dalla dittatura, la crescita spagnola degli ultimi decenni è stata prodigiosa, anche se da quando è scoppiata al bolla immobiliare la situazione economica del Paese è peggiorata in maniera preoccupante, trascinando verso l’abisso i valori dell’attuale governo socialista. In difficoltà costante da ormai due anni, Zapatero ha pensato bene di conquistare qualche punto nei sondaggi difendendo l’eroe Contador, vincitore di 3 Tour de France e vista la giovane età possibile pretendente al record di 7 stabilito dall’americano Lance Armstrong.

SCANDALO CONTADOR – Alberto Contador è stato assolto dall’accusa di aver assunto il clenbuterolo, stimolante riscontrato ad un test antidoping durante l’ultimo Tour de France. Contador aveva dichiarato che il clenbuterolo presente nel suo sangue dipendeva da un bistecca mangiata insieme ai suoi amici e portata dalla Spagna. La sostanza è vietata negli allevamenti bovini europei, ma la scusa è stata ritenuta credibile. La stessa Federciclismo iberica aveva proposto una pena ridotta per il suo atleta di punta, solo un anno invece che i consueti due. L’anno scorso il ciclista Alessandro Colò era stata squalificato proprio per aver assunto il clenbuterolo, la sua permanenza prolungata in Messico rendeva credibile la tesi difensiva dell’assunzione tramite carne “dopata”. Le autorità italiane hanno però punito Colò, così come inizialmente era stato fatto per Contador. La possibile squalifica del simbolo del ciclismo spagnolo, e la revoca del Tour de France 2010 hanno però fatto scattare la corsa al salvataggio di Contador, trainata dai media nazionali tutti schierati in difesa dell’eroe in bicicletta. Il presidente dell`Audiencia Nacional, il tribunale penale più importante di Spagna, Angelo Juanes aveva dichiarato che “l`assunzione è infinitesimale e non è servita ad alterare le prestazioni”, mentre il primo ministro Zapatero, il cui governo finanzia la Federciclismo iberica, aveva twittato poco prima della sentenza che “non c`è alcuna ragione giuridica per sanzionarlo”. Quando le massime cariche politiche e giudiziarie di un Paese si schierano in difesa di un imputato l’assoluzione è scontata, e infatti Contador è tornato immediatamente a correre partecipando al Giro di Algarve in Portogallo. Gli strascichi del suo caso non sono però finiti. L’Uci, l’associazione ciclistica internazionale, e la Wada, l’agenzia mondiale antidoping, promettono battaglia e con ogni probabilità presenteranno ricorso al Tribunale sportivo di Losanna. Il presidente dell’Uci ha però condannato le evidenti pressioni politiche. “La giustizia sportiva non dovrebbe essere ostacolata da politici che non conoscono tutti i fatti della vicenda e che fanno dichiarazioni di tipo esclusivamente politico. Non possiamo incolpare la federazione spagnola. Loro hanno fatto un buon lavoro. Ma la pressione politica è ingiustificata e non aiuta l’immagine della Spagna “.

DOTTOR DOPING – Alberto Contador era già stato coinvolto nel più grande caso di doping sistematico degli ultimi 10. Nel 2006 il suo nome era comparso nella lista dei clienti abituali del dottor Eufemiano Fuentes, un medico spagnolo che aveva creato una centrale europea del doping per gli atleti di alto livello. Gli unici sportivi coinvolti erano ciclisti, anche se le allusioni sul coinvolgimento di calciatori, tennisti ed altri atleti di alto livello sono sempre state presenti, con tanto di dichiarazione degli stessi protagonisti poi successivamente ritrattate. L’Operacion Puerto aveva al centro l’attività di Fuentes, che era il preparatore atletico dell’allora Liberty Seguros, una delle squadre storiche del ciclismo iberico. Contador militava in quel team, ma la magistratura spagnola non aprì alcuna indagine su di lui e la giovanissima stella iberica incominciò la sua ascesa. Simile lassismo era stato dimostrato dagli inquirenti anche nei confronti di quello che era all’epoca il ciclista spagnolo di maggior spicco, Alejandro Valverde. Solo l’insistenza dell’antidoping italiano ha portato alla squalifica di Valverde, che aveva corso per più di due anni nonostante alcune sacche del suo sangue dopato erano state ritrovate a casa di Fuentes. La tolleranza nei confronti di Valverde non fu l’eccezione in Spagna, dove la Federciclismo nazionale ha sostanzialmente amnistiato all’epoca quasi tutti i corridori, oltre 50, i cui nomi erano comparsi come clienti di Fuentes. L’Operacion Puerto spinse inoltre i legislatori iberici a dotare la Spagna di una legislazione antidoping, finora assente nel Paese. Nel 2006, quando il più grande scandalo sportivo della storia recente scoppiò, la magistratura spagnola non poteva perseguire penalmente chi utilizzava il doping, unici in Europa. Pochi mesi dopo fu approvata una nuova normativa, la cui applicazione è sempre stata criticata dagli esperti del settore, e che non ha comunque evitato un ulteriore scandalo che ha coinvolto ancora una volta il dottor doping.

NESSUNA LOTTA SERIA – 2 mesi fa una delle più popolari sportive spagnole, Marta Dominguez, è stata arrestata insieme al marito dalla Guardia Civil. La Dominguez era diventata un’eroina nazionale solo l’anno prima, diventando la campionessa mondiale dei 3 mila siepi dopo una lunga e onorata carriera. Un successo coronato con la nomina a Vice presidente della Federazione sportiva spagnola, ma che nasconde una realtà cupa di doping sistematico. Le indagini dell’Operacion Galgo che portano al suo arresto evidenziano come la Dominguez, con la fattiva collaborazione del dottor Fuentes, abbia creato una rete di spaccio di sostanze vietate che migliorano le prestazioni sportive. I nuovi elementi acquisti mostrano ancora una volta la punta dell’iceberg accertata dall’Operacion Puerto: una sacca di sangue allora sequestrata a casa Fuentes apparteneva alla Dominguez, ma la verità si scopre solo a 4 anni di distanza. La Federazione dell’atletica spagnola ritira l’incarico alla campionessa mondiale dei 3 mila siepi, e ancora una volta la Spagna si confronta con il doping sistematico effettuato nel suo Paese. La pronta reazione sembra indicare una svolta, confermata anche dalla prima condanna di Contador. La smentita al nuovo clima arriva però a stretto giro di posta, con l’assoluzione per un atleta la cui sorte è troppo importante per sponsor e media spagnoli, schieratisi in trincea a difenderlo. Un atteggiamento che però costa caro: secondo il sito Sport Pro di Eugenio Capodacqua, da anni impegnato in una meritoria battaglia contro le finzioni che accompagnano la discussioni sul doping, l’atteggiamento lassista verso la farmacia sportiva ha fatto perdere alla Spagna le Olimpiadi sportive del 2016.

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