I cartelli della droga stanno uccidendo il calcio colombiano

29/12/2010 di Teresa Scherillo

Quattro club indagati da quando il Congresso sta affrontando il problema del riciclaggio di denaro. Una situazione che minaccia di far sparire questo sport amatissimo.

Per una squadra di calcio impantanata nei debiti e con una lunga serie di sconfitte, una sacca piena di 7 milioni di dollari è una manna dal cielo. E questo era solo un piccolo assaggio, scrive il Guardian.

LA MANNA DAL CIELO – I tempi erano duri per l’ Independiente Santa Fé di Bogotà. L’ultima volta che aveva vinto il titolo nel campionato colombiano era stato nel 1975, il club stava accumulando debiti e spesso i giocatori non venivano pagati in tempo. Poi, secondo gli investigatori, sono cominciati ad arrivare sacchi pieni di contanti intorno al 2002, e la fortuna faceva svoltare il club verso il meglio. La squadra ha attirato giocatori argentini tra le sue fila e da quest’anno sta assaporando la possibilità di vincere un titolo colombiano nella prima divisione del campionato per la prima volta dopo 35 anni.

IL CALCIO COME FACCIATA – Ma i fondi che hanno trasformato le fortune del club non sono arrivati da un gentile benefattore. Il denaro si dice sia arrivato da Julio Alberto Lozano, uno zar fra i signori della droga, che hanno acquistato quote nel club attraverso amici e parenti. Così come ha costruito quello che la polizia afferma essere oggi il più potente cartello della droga colombiano, Lozano ha usato il Santa Fé come facciata. Gli investigatori americani affermano che Lozano abbia spedito 960 tonnellate di cocaina verso gli Stati Uniti e l’ Europa negli ultimi cinque anni. L’organizzazione, il cartello denominato El Dorado, avrebbe riciclato una parte dei suoi profitti, parliamo di 1,5 miliardi di dollari attraverso il club.

IL GIOCATTOLO DI PABLO ESCOBAR – Purtroppo per il calcio colombiano, la storia del Santa Fé, non è un caso isolato. Per anni lo sport è stato contaminato dalla associazione con i baroni della droga e i criminali e altri tre dei 18 club di prima divisione sono sotto inchiesta per riciclaggio di denaro. Legami tra i cartelli della droga e il calcio sono esistiti per più di tre decenni, dal momento che già nel periodo d’oro dei cartelli negli anni 1980 e nei primi anni ’90, i signori della droga acquistatavano squadre come fossero giocattoli. Pablo Escobar era proprietario dell’ Atlético Nacional, il Millionarios apparteneva al rivale narcotrafficante Gonzalo Rodríguez Gacha, e i fratelli Rodríguez Orejuela, del cartello di Cali, si dividevano le quote di proprietà del club América de Cali. I capoccia pompavano le squadre con soldi per comprare i migliori giocatori internazionali e aumentare gli stipendi a livello locale. Ma le ultime rivelazioni sul riciclaggio di denaro hanno costretto il governo colombiano ad agire. Il Presidente Juan Manuel Santos, benché tifoso sfegatato del Santa Fé, ha annunciato una “tolleranza zero” sulla politica dei narco nel calcio, che ha denunciato come “ripugnante“. In un recente discorso ha detto di voler porre fine al “macabro rapporto tra criminali e calcio“.

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