Zeman: «Il doping nel calcio c’è ancora»

05/11/2014 di Redazione

Zdenek Zeman parla chiaro: dice sempre quello che pensa. Il quotidiano spagnolo Marca intervista l’allenatore del Cagliari avendo ben chiaro in mente il tipo di personaggio che si trova davanti: con il boemo si va sul sicuro, difficilmente rilascia dichiarazioni prestampate, banali, ovvie. Ecco perché il titolista non ci pensa su due volte e spara a pagina 58: «Creo que hay dopaje en el calcio», ossia una nuova puntata della battaglia di Zeman al doping.

 

(Spada - LaPresse)
(Spada – LaPresse)

 

L’INTERVISTA – Julio Ocampo interroga quasi subito l’allenatore ex Foggia, Lazio e Roma sul tema, citando il dato della WADA secondo cui ben 31 milioni di sportivi ricorrerebbero a sostanze illecite: «Sono sempre stato contro a queste cose, nello sport dovrebbe prevalere il merito. E’ necessario allontanare coloro che non si sentono bravi e ricorrono alle sostanze per migliorare». Poi si torna indietro nel tempo e alle prime battaglie contro il doping: «Tutto cominciò nel Tour del 1998 in cui vennero squalificati molti ciclisti. Ero convinto che nel calcio succedesse lo stesso, molti medici dei club venivano dal ciclismo. Vedevo gonfiarsi la muscolatura di troppi giocatori: sui giornali si poteva tranquillamente leggere la storia di un portiere di 28 anni costretto a cambiare taglia dei guanti perché gli erano cresciute le mani». 

Impossibile non parlare della Juventus, mandata a processo per frode sportiva e somministrazione di farmaci dopo le accuse lanciate da Zeman: «Io dormo bene, mi interessa solo la salute dei giocatori. Credo che oggi si faccia ancora uso di sostanze dopanti nel calcio, ci sono giocatori che sono morti per vincere una sola partita in più. Chi è stato responsabile di questo non ha aiutato il calcio a crescere»

L’ALTRO ZEMAN – Il tecnico del Cagliari – 9 punti in 10 partite – poi spazia. Sulla cosiddetta sudditanza psicologica – «Le grandi sono sempre più aiutate, è normale e succede ovunque anche se non è giusto» – sullo stato del calcio italiano in generale – «Immobile era il capocannoniere del campionato: se ne è dovuto andare lasciando spazio a stranieri di bassa qualità. Non c’è logica» – e sui colleghi – «Ammiro chi ‘fa’ i giocatori. Stimo Hiddink». Poi un altro titolo: «Vincere non è importante. Un tecnico deve saper valorizzare i giocatori che ha a disposizione. In questo mi posso considerare felice».

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