La video-rivoluzione di YouTube compie 10 anni

Youtube compie 10 anni da campione indiscusso del settore, è il terzo sito web più visitato al mondo dopo Google e Facebook, la sua app è sul 35% degli smartphone ed è la terza più usata al mondo. Per farlo funzionare serve buona parte delle capacità delle enormi server farm di Google, ma soprattutto la partecipazione di centinaia di milioni di persone che ne hanno uno dei loro canali televisivi d’elezione e anche un enorme social network, anche se poco considerato come tale.

Il primo video caricato su YouTube

10 ANNI DA LEONE PER YOUTUBE –

YouTube è nato nel febbraio del 2005 da Chad Hurley (amministratore delegato), Steve Chen (direttore tecnico) e Jawed Karim (consigliere), in precedenza tutti dipendenti di PayPal e studenti dell’Università dell’Illinois di Urbana-Champaign. Il sito è andato online pubblicamente per la prima volta nel maggio 2005 in versione beta e a pieno regime a giugno dello stesso anno. Il primo video (Me at the zoo, Io allo zoo), è stato caricato dallo stesso Karim alle 20:27 del 23 aprile 2005, ha una durata di 19 secondi ed è stato girato di fronte alla gabbia degli elefanti dello zoo di San Diego. I tre ricevettero poi un solido sostegno in un finanziamento di 11 milioni e mezzo di dollari da Sequoia Capital tra il novembre del 2005 e l’aprile del 2006 per sostenere i costi in vertiginoso aumento, a luglio 2006 il sito riceveva 65.000 nuovi video e faceva 100 milioni di contatti al giorno, a novembre dello stesso anni Google comprerà il sito per 1,65 miliardi di dollari, rilevandolo e limitandosi a potenziarlo senza stravolgerlo fino a oggi.

YOUTUBE OGGI –

Nel 2014, secondo un dato fornito dall’azienda, ogni minuto trascorso ha visto caricare sui server nei datacenter di Google 400 ore di video, tre volte di più dell’anno precedente, con circa tre quarti dei dati caricati al di fuori degli Stati Uniti da 800 milioni di utenti unici al mese. Secondo una stima, nel 2007 YouTube consumava da solo la quantità di banda consumata dall’intera internet nel 2000. Per rendere un’idea, la stima dei costi della diffusione del video di Gangnam Style è attorno ai 300.000 dollari per aver trasmesso le diverse versioni per diversi dispositivi del video 530 milioni di volte. YouTube infatti procede a comprimere e a a codificare a seconda delle diverse esigenze e risoluzioni ogni file che riceve e infine a conservarlo in 2 copie più una di backup supplementare, teoricamente per sempre. Il limite evidente dell’impresa è che qualora dovesse fallire economicamente, l’umanità rischierebbe di perdere l’archivio video mondiale di almeno un decennio, e non solo la sua fruizione, ma anche buona parte dei contenuti.

GLI ESORDI INCERTI DI YOUTUBE –

Gli inizi di questa incredibile espansione non furono del tutto entusiasmanti, tanto che YouTube arrivò ad offrire cento dollari alle ragazze alle ragazze carine che avessero postato 10 o più video con un annuncio su Craiglist, che ricevette una sola risposta. Il sito aveva sicuramente enormi potenzialità, ma i suoi creatori avevano ancora un’idea incerta su come proporlo e lo presentavano così:

Mostra a tutti i tuoi video preferiti

Riprendi il tuo cane, il tuo gatto e i tuoi animali domestici

Blogga i video che realizzi con la telecamera digitale o con il telefono cellulare

Mostra i tuoi video ai tuoi amici, alla tua famiglia in giro per il mondo in modo sicuro e privato

… e molto altro!

LE MOLTE IDENTITÀ DI YOUTUBE –

Il sito fu presentato anche come «archivio dei tuoi video digitali», uso molto lontano dal motto «Broadcast yourself» che forse fu il claim più accattivante e riuscito, ma i tre erano partiti con l’idea di un sito per ospitare video amatoriali perché non avevano trovato un sito sul quale mettere i loro e, pur credendo nell’impresa non avevano ancora la percezione dell’enorme potenziale del progetto. Su una cosa non sbagliarono e riuscirono a distinguersi dalla piccola folla di siti che più o meno proponeva servizi simili in quello stesso periodo, erano almeno una decina secondo un articolo di Techcrunch del novembre 2005 intitolato «I Flickr dei video», che oltre a YouTube catalogava: CastPost, ClipShack, DailyMotion, Grouper, OurMedia, Revver, Vimeo e vSocial. Di questi sopravvivono solo Vimeo, Daily Motion e Grouper, diventato Crackle dopo essere stato  acquistato proprio nel 2006 da Sony per qualche decina di milioni, ma del tutto incapace di competere con YouTube a causa di fatali scelte strategiche, su tutte quelle di non usare la stessa indifferenza di YouTube verso i contenuti coperti da copyright, che furono invece quelli che portarono il sito a essere apprezzato e conosciuto più velocemente da una platea vastissima.

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