Webcam girls: le ragazze che si spogliano per vivere

Nell’Italia dei disoccupati e dei senza lavoro c’è anche il dramma di chi decide di spogliarsi di fronte alle web cam per guadagnarsi da vivere. Su Piazzapulita è la giornalista Francesca Mannocchi ad aver raccolto le storie delle “webcam girls“, le ragazze che, in assenza di alternative, si mostrano nude via chat a pagamento, esibendosi in spettacoli pornografici. Non esistono numeri precisi: nel servizio si spiega come siano ben 75 mila nel nostro Paese. Ma c’è chi spiega come il fenomeno sia ancora più diffuso: secondo Pianetadonna.it sarebbero ben 1.800.000 le ragazze italiane che si denudano on line. Eppure, si tratta di un reato, secondo la giurisprudenza italiana: una sentenza della Cassazione ha spiegato, in un caso del 2010 a Firenze, come si configuri il reato di prostituzione  “anche quando si parla di prestazioni sessuali in videoconferenza, se in cambio dall’altra parte dello schermo ci sono persone che pagano”.

PIAZZA-PULITA-WEBCAMGIRLS-LAVORO

 

LE STORIE DELLE “WEBCAM GIRLS” A PIAZZAPULITA – Durante la trasmissione di Corrado Formigli viene mandato in onda il servizio che racconta le storie di alcune ragazze che si spogliano perché senza lavoro: “Lavoravo in uno studio di avvocati, poi mi hanno lasciata a casa a tempo determinato. Ho continuato con diversi lavori, dalle pulizie alla cameriera in un bar”. Una volta licenziata, ha deciso di provare a spogliarsi via chat: “Ho pensato che qualche soldo mi facesse comunque comodo: così ho iniziato”, rivela. Basta poco per iniziare, come spiega la stessa donna, coperta dall’anonimato. Sono necessari un computer e una connessione Internet. Poi, facendo un giro sul web, si trovano decine di siti “specializzati” che offrono questo tipo di servizi: “Fai alcune foto, ti iscrivi, metti i prezzi che vuoi”, spiega. Poi aspetti che qualche utente ti contatti: “Così inizi a spogliarti, ti tocchi e ti masturbi, e guadagni per vivere”. Tutto in nero, come spiega la stessa giornalista.

SPOGLIARSI PER VIVERE – Un mercato sempre più in crescita e completamente illegale: “Sono tanti i soldi che girano, tutti esentasse. “Ci sono siti che mostrano decine di donne pronte a spogliarsi: ognuna ha le sue tariffe”, si spiega. Per capire quante sono le ragazze che decidono di spogliarsi per arrivare a fine mese, la giornalista decide di acquistare alcuni spettacoli, in modo da ascoltare le loro storie. Esperienze simili, che raccontano di un’Italia stremata dalla crisi e dalla recessione. Per molte, spogliarsi diventa così un modo come un altro per tirare avanti: “Faccio doposcuola ai bambini, un lavoro part time: senza questo lavoro non saprei come fare”. Quello delle “web cam girls” è un lavoro a cottimo: in pratica, più lavori, maggiori sono i guadagni. Ma quanto tempo si può lavorare in un giorno? “Tutto è relativo: io comincio il pomeriggio, poi stacco e riprendo a spogliarmi per qualche ora dopo le 22.30”, spiega un’altra ragazza. C’è anche chi si trova in cassa integrazione: “Sono sposata, mio marito sa quello che faccio. Ma è l’unico modo per vivere”, aggiunge una donna.

Tutte sembrano attratte dai soldi facili. Ma quanto si può guadagnare? “Parto da un minimo di 800 euro al mese, poi posso aumentare in base a quanto tempo decido di dedicare”. C’è anche chi spiega di arrivare a 4 o 5 mila euro. Ma non sono tutti guadagni effettivi: questo perché i “siti specializzati” che offrono questo tipo di servizi si trattengono parte dei profitti. Anche in questo caso le percentuali sono variabili: alcuni trattengono il 20 per cento, altri arrivano fino al 50% del guadagno. Quasi tutti con sedi in paradisi fiscali.

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