WAX, la generazione dei sacrificabili

In Francia ci provano, in Italia, ai problemi, tutta al più si cerca di mettere una pezza. Gli spagnoli, a porta del Sol – ricordate gli indignados ? – per ironizzare sugli italiani, a cui sembra andar tutto bene, dicevano: «Facciamo piano, altrimenti li svegliamo».

Anche questo si può sentir dire un trentenne italiano fuori dal proprio paese. Eppure, la realtà, vissuta all’interno dei nostri confini è leggermente diversa. Anzi, molto diversa. Più amara, più velenosa. Più bastarda.

Dimmi chi ti manda, dimmi di chi sei figlio, dimmi di chi sei amico, e ti dirò dove arriverai. O, se preferite, se arriverai. Se non puoi vantare amicizie o familiari di rango, lascia perdere ogni aspirazione, ogni sogno. Non farai mai breccia nel muro della gerontocrazia italiana. Dove i vecchi sessanttottini – quelli che la rivoluzione l’hanno fatta a parole – se la comandano. Si sono avvitati alle poltrone. E non le mollano. Al massimo se le scambiano. L’importante è che a rimaner fuori siano i barbari nati negli anni 70 e 80. Vuoi fare il professore universitario? Si? Ma papà che mestiere fa? Almeno hai uno zio barone? No? beh, quella è la fila, valla ad ingrossare. Qui è cosa nostra.

Quando eri a scuola ti dicevano che l’Italia era il paese dei talenti? Ebbene, forse una volta, oggi è il paese degli amici degli amici. E’ il paese dove ti rubano i sogni, se ancora ne hai qualcuno. C’è chi li insegue, magari all’estero. Magari rischiando. Magari abbandonando tutto per provarci ancora una volta, rifiutando quell’etichetta bastarda di “bamboccioni” che una classe dirigente vecchia ed egoista ha provato ad appiccicarci addosso. Certo, fuori o dentro i confini nazionali, esiste il
rischio di farsi sfruttare da connazionali cialtroni, dai ladri di sogni pronti ad insinuarsi nelle nostre insicurezze, nelle pieghe della nostra precarietà quotidiana.

Il regista Lorenzo Corvino, di cui su queste colonne sentirete parlare sempre più spesso, accompagna il messaggio nella bottiglia che ha lanciato al mondo, regalando a Giornalettismo un breve estratto di  un qualcosa che vi sveleremo al più presto.

Ma che racconta maledettamente bene la nostra condizione di emarginanti perenni. Di outsider ormai quasi senza speranza. Una storia qualunque rappresentativa di una generazione intera. Generazione dimenticata, tradita, fantasma. Scegliete voi. Questo il primo messaggio nella bottiglia. Lo lanciamo noi insieme a Lorenzo. Per denunciare i ladri di sogni. Gli sfruttatori della Generazione X.

Ma questo racconto senza di voi non ha senso. Per questo ti chiediamo di raccontarci la tua storia. La storia di un sogno, infranto o realizzato che sia. La storia di chi ce l’ha fatta e di chi ancora ci sta provando. Nel lavoro, nelle proprie passioni e nella vita stessa. La storia di una generazione. La nostra, la vostra.
Scrivici a redazione@giornalettismo.com

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