Vuoi un prestito? Fatti spiare su Facebook

09/01/2014 di Redazione

Sempre più aziende scrutano le persone su Facebook prima di averci a che fare. Capita con le persone da assumere e capita persino con i clienti delle finanziarie, che spiano la presenza in rete dei soggetti prima di concedere loro eventualmente un prestito.

IL DOSSIERAGGIO ELETTRONICO – Un numero sempre più alto di aziende attive nel ramo del credito ha incluso l’analisi dei profili sui social network delle persone che chiedono un prestito. La pratica non è priva di controindicazioni, non è chiaro infatti come si possa dedurre la solvibilità di una persona da quello che pubblica o scrive in rete. Per ora hanno cominciato le piccole aziende, ma la tendenza secondo il Wall Street Journal lascia prevedere a breve una diffusione della pratica.

NON PIACE – Pratica invisa alle associazioni dei consumatori che vedono il pericolo della rovina della reputazione di persone ignare e perfettamente affidabili sulla base di estrapolazioni e criteri misteriosi adottati dai lettori di profili sui social network. Ai nuovi clienti le agenzie chiedono di condividere le proprie informazioni sui social network, e dall’analisi di queste, anche delle liste dei contatti, traggono informazioni che combinano con quelle ottenute attraverso i circuiti tradizionali. Il fenomeno riguarda in particolare la piccola impresa, quella che ha clienti contenti sui social network otterrà credito più facilmente, chi ha una pagina trascurata o si comporta in maniera discutibile in rete sarà penalizzato.

PERICOLOSO – La questione è delicata, perché pratiche del genere potrebbero rovinare l’accesso al credito alle persone solvibili, perché l’assunto secondo il quale in questo modo il creditore conoscerebbe meglio il debitore non è per nulla dimostrato, mentre è abbastanza intuitivo che dai profili sia possibile trarre indicazioni errate, così come dalle liste dei contatti.

VOGLIONO TUTTO – Sarà per questo che le compagnie cercano anche di avere accesso agli account su eBay e PayPal, il comportamento dei browser e persino l’uso dello smartphone, arrivando così a mettere insieme dei veri dossier contenenti montagne di dati sui potenziali clienti, informazioni che poi tratterranno e potrebbero anche decidere di vendere ad altri.

(Credit Image: © Omar Marques/SOPA Images via ZUMA Wire)

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