Volkswagen: stop alle vendite in Italia. Delrio annuncia un’indagine

Stop alle vendite in Italia di tutte le vetture Euro 5 delle case Volkswagen, Audi, Seat, Skoda e Veicoli commerciali. È la lettera inviata ieri dal quartier generale di Volkswagen a Wolfsburg a tutti i concessionari italiani. Una sospensione delle vendite che si pone come una «misura precauzionale – si legge nella nota – in attesa di ricevere ulteriori chiarimenti e dettagli» sullo scandalo che ha travolto il colosso automobilistico tedesco.

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EPA/JULIAN STRATENSCHULTE

VOLKSWAGEN: STOP ALLA VENDITA DELLE EURO 5 –

Una decisione importante che, come scrive Maurizio Donzelli sul Corriere della Sera, riguarda circa 40.000 vetture sui piazzali italiani e i rivenditori di automobili già provati dalla crisi:

«Come sapete — è scritto nella lettera firmata da Massimo Nordio, amministratore delegato della filiale italiana del gruppo di Wolfsburg — Volkswagen sta lavorando a pieno ritmo per fare chiarezza su alcune problematiche che riguardano un particolare software utilizzato sui nostri motori Diesel. Come misura precauzionale, vi preghiamo di sospendere, con effetto immediato, la vendita, l’immatricolazione e la consegna dei soli veicoli equipaggiati con motori diesel Euro 5 tipo EA 189». Una decisione clamorosa ma non del tutto inaspettata visto che, a fronte di una iniziale e parziale «autodenuncia» del marchio tedesco, nella quale si indicava che il software sospetto era montato solo sui motori 2.0 TDI omologati Euro 5 delle Golf VI (costruite tra il 2008 e il 2012), delle Passat (dal 2010 al 2014) e delle Tiguan (dal 2007 al 2105, il 22 settembre era stata diffusa dalla Germania una nota nella quale la casa madre faceva riferimento alla possibilità che il software potesse «essere installato anche in altri veicoli del gruppo con lo stesso motore diesel».

19 MODELLI INTERESSATI –

I modelli interessati da quello che è già stato ribattezzato Dieselgate sarebbero in tutto diciannove: Audi: A3, A4, A5, A6, TT, Q3 e Q5. Seat: Leon, Altea e Alhambra. Skoda: Yeti, Octavia e Superb. Volkswagen: Maggiolino, Sharan, Touran, Golf, Passat e Tiguan:

Per l’elenco ufficiale bisognerà attendere le informazioni e la lista del Ministero dei trasporti tedesco. Ma se tutto venisse confermato, la stima del viceministro Riccardo Nencini, il quale ha parlato di un milione di vetture coinvolte, sarebbe plausibile.

DELRIO: «TEST IN ARRIVO» –

Nel frattempo, in una intervista a Roberto Giovannini per La Stampa, il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha parlato di «fiducia dei consumatori tradita» e annuncia un’indagine del governo italiani su tutte le vetture Volkswagen vendute in Italia:

«[…] il nodo è la fiducia, che è essenziale per stimolare comportamenti virtuosi di imprese e cittadini. Come ha detto il collega Padoan, se viene meno la fiducia investono meno e consumano meno. Lo sappiamo bene: in Italia i consumi sono stati a lungo tempo stagnanti, e riprendono ora perché c’è stata una iniezione di fiducia nel Paese. E poi l’Italia è coinvolta anche perché l’industria automobilistica è un industria europea e un mercato globale. Volkswagen monta componenti italiane, particolarmente apprezzate da tutte le case automobilistiche. E dunque non dobbiamo gioire se l’industria tedesca va in crisi».

E ancora, parlando dei test in arrivo:

L’inganno può aver distorto il mercato e la concorrenza, favorendo certe marche e certe vetture a danno di altre?
«È chiaro che queste implicazioni ci possono essere state. A Bruxelles, con la commissaria ai Trasporti Violeta Bulc ho parlato di questi problemi, chiedendo un rafforzamento delle capacità di controllo. E ho annunciato che l’Italia farà partire dei controlli a campione su tutte le vetture vendute in Italia, senza aspettare i dati che pure abbiamo richiesto sia alla Volkswagen che all’autorità di omologazione».

Perché il «trucco» potrebbero averlo imitato anche altri…

«So solo che noi dobbiamo tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente, e dobbiamo verificare. Faremo test su un migliaio di vetture per avere un risultato significativo. Ognuno costa circa 8 mila euro, ma ne vale la pena. Avremo i risultati tra due o tre mesi, e capiremo se le emissioni sono nei limiti, e se qualcuno ha cercato di fare il furbo».

(Photocredit copertina: EPA/RAINER JENSEN)

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