Vittorio Feltri invita a «chiedere scusa» agli ex dipendenti Lidl che rinchiusero due rom in un gabbiotto

Come al solito, l’editoriale di Vittorio Feltri per Libero è molto divisivo. Questa volta, oggetto del suo scritto è la vicenda dei due ex dipendenti Lidl che rinchiusero due donne di etnia rom in una sorta di gabbiotto dopo averle sorprese a frugare nel cassonetto dei rifiuti di fronte alla struttura. L’accusa di sequestro di persona inizialmente formulata, infatti, è decaduta. Sarebbe questo il motivo che, secondo il giornalista, dovrebbe spingerci a «chiedere scusa» ai due ex dipendenti della catena di supermercati che, proprio a causa della loro bravata, hanno perso il lavoro.

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VITTORIO FELTRI ROM LIDL, L’ATTACCO SU LIBERO

«Gli attacchi subiti da costoro – scrive Feltri – sono sproporzionati ai fatti. Temiamo che gli stupidoni non verranno risarciti e nessuno chiederà loro scusa. Ma ciò è nulla in confronto all’onta provocata dal silenzio sceso sulla decisione del magistrato che li solleva da ogni responsabilità».

Una responsabilità che – come sottolinea Feltri – non avrà alcuna implicazione dal punto di vista legale, ma che resta sul piano morale. Si tratta sempre di persone che hanno rinchiuso – per uno scherzo sì, ma a sfondo razzista – due donne di etnia rom all’interno di un gabbiotto, che hanno ripreso la scena con un cellulare e che hanno postato il tutto sui social network.

VITTORIO FELTRI ROM LIDL, SAVIANO E GLI UTENTI DI FACEBOOK DOVREBBERO CHIEDERE SCUSA

Si fa fatica, insomma, a perdonarli. Invece Feltri invoca la potenza della «gogna mediatica» e mette in fila, in una sorta di elenco di accuse, le persone e le categorie che hanno voluto dire la loro sulla vicenda degli ex dipendenti Lidl. A cominciare da Roberto Saviano, chiamato in causa per le sue «parole dure», fino ad arrivare a tutti gli utenti dei social network che – secondo Feltri – hanno messo in piedi delle vere e proprie aggressioni su Facebook «dove non hanno diritto di cittadinanza la moderazione e la critica e vi imperano invece l’insulto nonché l’aggressione».

 

 

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