Sì, i contagiati dalla malaria sono soprattutto immigrati. Ma basta slogan: non sono untori

08/09/2017 di Redazione

In Italia anche un caso di cronaca come la morte di una bambina per la malaria finisce nel tritacarne della politica, in un aspro dibattito condito da slogan da campagna elettorale e titoli di giornale ad effetto. Il decesso della piccola Sofia ha messo in moto una spregevole conta dei pazienti contagiati, basata sulla nazionalità e sulle origini degli stessi per essere poi strettamente legata alla questione immigrazione. «Dopo la miseria portano malattie», ha titolato due giorni fa Libero in prima pagina, tirando in ballo il governo e le politiche sull’accoglienza. «Chi ci assicura che non sia colpa dei falsi profughi?», ha chiesto il responsabile Immigrazione della Lega Nord Tony Iwobi. «Più immigrati più malati», è l’equazione che ripropone oggi il quotidiano diretto da Vittorio Feltri. È il caso di fare un po’ di chiarezza sui numeri diffusi e sull’allarme sollevato.

 

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MALARIA, IL MINISTERO: 3.633 CASI E 4 DECESSI TRA 2011 E 2015

Innanzitutto va precisato che i dati epidemiologici pubblicati da Libero provengono da una fonte attendibile, una circolare del Ministero della Salute dello scorso dicembre inviata a Regioni e Province, e per conoscenza ad Istituto Superiore della Sanità e agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, avente ad oggetto la prevenzione e il controllo della malaria nel nostro Paese. La lettera spiega che «nel corso degli anni, anche in Italia, come in Europa, la malaria è diventata la malattia tropicale più frequentemente importata» e che nel periodo 2011-2015 sono stati rilevati 3.633 casi, di cui l’89% con diagnosi confermata. «La quasi totalità dei casi – si legge – sono d’importazione, i casi autoctoni riportati sono stati sette: due indotti (P. falciparum e P. malariae), tre criptici (1 di P. falciparum e 2 di P. malariae), uno sospetto da bagaglio (P. falciparum), uno sospetto introdotto (P. vivax), cioè trasmesso da vettori indigeni». Il 70% dei casi – spiega ancora la circolare – riguardano il genere maschile e il 45% la fascia di età compresa tra 24 e 44 anni. I casi di cittadini italiani sono 2 su 10 (di cui il 41% in viaggio per lavoro, il 22% per turismo e il 21% per volontariato o missione religiosa). Gli stranieri sono 8 su 10 (di quest’ultimi l’81% immigrati regolarmente residenti in Italia e tornati nel paese di origine per una visita a parenti e amici, il 13% immigrati al primo ingresso). I decessi, nei 5 anni, sono stati in totale quattro. I dati del Ministero riguardano anche le aree geografiche. «Il 92% dei casi sono originati dal continente africano (soprattutto da paesi dell’Africa occidentale), il 7% da quello asiatico, lo 0,6% da paesi dell’America centro meridionale e lo 0,1% dall’Oceania (Papua-Nuova Guinea); in questi ultimi tre continenti predomina il P.vivax».

MALARIA, L’OMS: IN EUROPA MALATTIA AUTOCTONA DEBELLATA

Cosa significa tutto ciò? Che i rischi legati alla diffusione della malaria non vanno affatto sottovalutati. Ma è opportuno anche evitare le strumentalizzazioni. Se da una parte è vero che la malaria «continua ad essere la più importante la malattia d’importazione, legata al numero di viaggiatori internazionali sia di flussi migratori» e che rappresenta la «principale fonte di preoccupazione da un punto di vista sanitario per le persone che si rechino in paesi tropicali o sub tropicali», è vero pure che – come dice ancora il Ministero della Salute – «negli ultimi anni la diffusione della malaria nel mondo è stata notevolmente ridotta grazie all’attuazione di programmi di lotta e controllo promossi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità». Ad aprile 2016 inoltre (i dati epidemiologici sui contagi e i decessi sono precedenti) «l’Ufficio Regionale Europeo dell’Oms ha comunicato agli Stati Ue l’eradicazione della trasmissione di malaria autoctona» nel continente. I contagiati, è poi il caso di ricordare, non sono untori. La malaria viene provocata dalla puntura di una zanzara del genere Anopheles con la trasmissione di protozoi del genere Plasmodium. L’insetto trasporta il parassita da una persona infetta all’altra. E il contagio diretto tra malati con contatto ematico, come hanno ripetuto gli esperti in questi giorni, è un’ipotesi da escludere.

MALARIA, GLI ESPERTI: IL PROBLEMA SONO I VIAGGI ALL’ESTERO

Anche alimentare il sospetto di un legame diretto con gli sbarchi di migranti africani sulle nostre coste è un errore. O quantomeno, non aiuta a inquadrare il fenomeno. Il ministero dell’Interno e quello della Salute sono impegnati in operazioni di screening sanitario (effettuati dalle nostre autorità sanitarie) a bordo delle navi dei soccorsi prima ancora dell’approdo nei porti. Con quei controlli le persone malate vengono isolate.  Alessandra Della Torre, docente di parassitologia alla Sapienza ha spiegato: «Le zanzare possono viaggiare in aereo, nei container delle navi e così via. Il rischio non è quindi tanto legato agli immigrati, quanto ai viaggi nelle aree a rischio». Maria Triassi, direttrice del dipartimento di Salute Pubblica della Federico II di Napoli ha invece spiegato che il rimedio è nella maggiore preparazione e attenzione degli operatori sanitari. «Voli intercontinentali – ha dichiarato l’esperta – collegano il nostro Paese con altri, nei quali queste malattie sono endemiche. Per questo è bene che i nostri medici cambino il proprio punto di vista, tenendo in considerazione in presenza di sintomi sospetti anche malattie che in Italia non dovrebbero manifestarsi. Prima ci abitueremo a ragionare in questi termini, meglio sarà per tutti noi».

(Una foto dell’aspedale Santa Chiara di Trento dove era ricoverata la piccola Sofia. Foto da archivio Ansa)

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