Virginia Raggi, Franceschini e la lite sul parco del Colosseo

22/04/2017 di Redazione

C’è amore tra il sindaco di Roma Virginia Raggi e il ministro Dario Franceschini. Il comune ha fatto ricorso al Tar contro il decreto che istituisce il parco archeologico del Colosseo perché, secondo Raggi, «è lesivo degli interessi» della città.

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VIRGINIA RAGGI E IL NO AL PARCO DEL COLOSSEO

Secondo la sindaca con la nascita del nuovo ente i ricavi della bigliettazione del Colosseo e dei Fori Romani finirebbero solo per il 30% alla città di Roma, ovvero la metà di quanto incassa il Campidoglio oggi.

Al Parco Archeologico del Colosseo sono state attribuite competenze di tutela e valorizzazione sull’area centrale della città che comprende sia la parte di proprietà statale (Colosseo, Foro romano, Palatino e Domus Aurea) che quella di proprietà comunale (Fori imperiali, Circo Massimo e Colle Oppio). Questo nuovo assetto di competenze appare in contrasto con l’Accordo di valorizzazione in base al quale Mibact e Roma Capitale si impegnavano a costituire entro la fine del 2015 un Consorzio per la gestione della medesima area

La decisione di Raggi ha spiazzato Franceschini. «Non me l’aspettavo», ha detto in un’intervista al Messaggero. «Il Colosseo è arrivato solo un anno e mezzo dopo», prima «né De Magistris, né Pisapia, né Appendino, né Nardella, a nessuno è venuto mai in mente di impugnare questo provvedimento». «Non cambia nulla nel rapporto tra l’area archeologica centrale e la città. La parte a pagamento – ha aggiunto il ministro – resta accessibile col biglietto, la parte aperta alla città resta libera. Nessun enclave al centro di Roma».
L’accusa al ministero è di tenere per sé i soldi del Colosseo: «Stupidaggini e falsità – replica Franceschini – sono fake news di un sindaco. Fino ad oggi i proventi delle vendite dei biglietti di Colosseo e area centrale restavano per l’80 per cento alla Soprintendenza di Roma, e il 20 per cento andava al fondo di solidarietà. Non cambia nulla». «Io – dice il ministro – la Raggi l’ho incontrata prima di firmare il provvedimento. Ho incontrato lei e l’assessore Luca Bergamo. Ho illustrato il disegno. Loro hanno espresso le perplessità. Ho chiesto: volete che questo incontro sia reso pubblico? Loro hanno riposto: preferiamo di no. E io non l’ho reso pubblico. La risposta ad una correttezza istituzionale è quella di ieri. Finito un incontro in cui siamo insieme vengo a sapere subito dopo dalle agenzie di stampa del ricorso al Tar. Questo non è scontro tra Pd e M5S. Qui è in ballo il futuro del parco archeologico più importante del mondo e io ho il dovere di lavorare per valorizzarlo».

(foto di ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)

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