Cosa sta succedendo ai campi rom di Roma sotto l’era di Virginia Raggi

«Si sta riformando l’humus nel quale è cresciuto il sistema campi di Mafia Capitale». L’allarme arriva dall’associazione 21 Luglio che ieri, in conferenza stampa, ha parlato del flusso di denaro sui campi rom della Capitale. Campi che dovrebbero esser superati, come anche auspica l’assessore alle Politiche Sociali Laura Baldassarre, ma che finora sono ancora lì. Con bandi milionari avviati. A luglio 2016 nelle “Linee programmatiche 2016-2020 per il Governo di Roma Capitale” si programmava il “superamento dei campi” ma nei primi 100 giorni della Capitale è accaduto tutt’altro. Ma è del tutto colpa di Virginia Raggi?

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VIRGINIA RAGGI E LE GARE D’APPALTO SUI “VILLAGGI” DI ROMA

Mica tanto. Il sei luglio 2016, attraverso il sito ufficiale, il Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale informa della indizione di una “Gara per il reperimento di un’area attrezzata” per soli rom. Si tratta di «un’area attrezzata per l’accoglienza e soggiorno temporaneo di 120 nuclei familiari di cui 109 attualmente ospiti presso il Villaggio River». Costo dell’appalto? Si viaggia su 1.549.484 euro. L’indizione di gara parte da una determina dirigenziale del 14/06/2016, qualche giorno prima dell’elezione di Raggi. Eppure il 9 agosto l’Assemblea Capitolina ha bocciato una mozione nella quale veniva chiesto il ritiro del bando. L’associazione 21 luglio ha poi denunciato:

Il 25 agosto si è svolto presso il Dipartimento Politiche Sociali il primo incontro ufficiale sulla “questione rom” preparatorio al Tavolo per l’inclusione dei rom convocato dall’assessore Laura Baldasarre. Dopo anni di assenza, tra gli invitati sono riapparsi alcuni sedicenti “rappresentanti rom”: autoproclamatisi tali o nominati nella passata amministrazione a guida Alemanno al fine di ridurre a mera formalità l’effettiva partecipazione dei rom alle decisioni che influiscono sul loro futuro. Gli stessi, al termine dell’incontro, sono stati invitati a redigere rapporti sulle condizioni strutturali degli insediamenti, con il rischio che nuovamente potranno assurgere al ruolo di filtro e proteggere gli interessi di pochi a discapito delle istanze di quei nuclei famigliari maggiormente vulnerabili che ancora attendono di riuscire a far sentire la propria voce.

Il 20 settembre si è poi proseguiti all’apertura delle offerte relative alla Gara per la gestione di sei “villaggi” di Roma, per un importo lordo che supera i 6 milioni di euro. Il piatto è ghiotto. Si parla dell’affidamento del servizio di gestione sociale, formazione lavoro, interventi di piccola manutenzione e del servizio di vigilanza dal campo La Barbuta a quello di Castel Lombroso. Anche qui la determina che ha scatenato tutto non parte sotto l’era Raggi. 21 Luglio però lancia l’allarme. Perché il servizio «prevede la riproposizione delle medesime mansioni svolte negli insediamenti fino al 2014 inasprendo le regole sicuritarie già stabilite nel periodo della “Emergenza Nomadi” e dichiarate incostituzionali dal TAR del Lazio nel 2009».

I 4 MILIONI FONDI INUTILIZZATI PER IL SUPERAMENTO DEI CAMPI ROM

Secondo Associazione 21 luglio «le voci di spesa destinate all’inclusione sono minime e non è possibile rintracciare indicatori concreti in linea con il dichiarato obiettivo di superare le baraccopoli». La Giunta Raggi «non sembra avere consapevolezza dell’urgenza di adempiere anzitutto agli obblighi istituzionali derivanti da una sentenza del Tribunale Civile di Roma, da una delibera di iniziativa popolare sottoscritta da 6.000 cittadini romani e da una delibera della Giunta Capitolina che impegna 4,4 milioni di euro di fondi europei per la chiusura degli insediamenti». Quei fondi per il superamento non sono mai stati utilizzati. «In piena campagna elettorale – conclude il presidente di Associazione 21 luglio Carlo Stasolla – Virginia Raggi parlò di superamento dei campi. Le idee e le risorse non mancano e con 12 milioni di euro il problema potrebbe essere aggredito alla radice. Chi ha interesse a che ciò non avvenga? Ci sembra invece di assistere a un film già visto fatto di azioni confuse e contraddittorie, di proclami e di bandi milionari. In tale contesto risulta elevato il rischio di veder riaffiorare i nomi di quanti nel passato hanno lucrato illegalmente attorno alla “questione rom”».

(in copertina foto TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

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