Uscita dall’euro, quanto costa per l’Italia secondo Mario Draghi

Uscita dall’euro, quanto costa all’Italia? Una cifra è stata fornita da Mario Draghi. Il presidente della Bce, rispondendo a una interrogazione degli europarlamentari M5S, ha evidenziato come un Paese dovrebbe regolare le sue passività nel sistema di pagamento delle banche centrali dell’eurozona prima di lasciare l’unione monetaria. Attualmente l’Italia hasaldi negativi TARGET2 per 358,6 miliardi di euro

Quanto costa all’Italia uscire dall’euro

Mario Draghi ha replicato a una interrogazione di due europarlamentari pentastellati, Marco Valli e Marco Zanni, in merito all’andamento dei saldi TARGET2 . Il presidente della Bce ha anche chiarito, nella parte finale della sua risposta scritta, quanto potrebbe costare all’Italia, o a un Paese dell’unione monetaria, l’uscita dall’euro. Draghi ha infatti scritto come

Se un paese lasciasse l’Eurosistema, i crediti e le passività della sua BCN (Banca centrale nazionale )nei confronti della BCE dovrebbero essere regolati integralmente.

Attualmente l’Italia ha passività nel sistema di pagamento delle banche centrali pari a quasi 360 miliardi di euro. La Banca d’Italia dovrebbe quindi pareggiare questa passività per poter uscire dall’unione monetaria.

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Cosa sono i saldi TARGET2

Il sistema TARGET2 è il modo in cui le banche centrali dell’eurosistema regolano i pagamenti tra di loro, scambiandosi in tempo reale la moneta necessaria ai propri sistemi finanziari. A titolo di esempio, quando una banca italiana deve effettuare un pagamento presso un istituto tedesco, si apre un credito presso il conto della Bundesbank nel sistema TARGET2 della Bce e un equivalente addebito in quello della Banca d’Italia. Per questo motivo si formano crediti e passività tra le diverse banche centrali dell’eurozona, registrati nei saldi TARGET2. Attualmente l’Italia conta saldi negativi, in prevalenza verso la Germania, pari a 358,6 miliardi di euro. Come spiegato da Draghi, il livello molto elevato dei saldi TARGET2 in questo momento non è tanto determinato da deflussi di capitale come nei momenti di crisi finanziaria visti in passato, bensì dal funzionamento del Quantitative easing.

 

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