Untore Hiv a Roma, parla una vittima: «Lo faceva apposta, ne sono convinta»

22/01/2016 di Redazione

«Il suo obiettivo era quello di contagiare, ne sono convinta. Da quando, un anno fa, ho scoperto di essere sieropositiva, la rabbia non mi lascia più. Non aveva nessun diritto di scegliere me, e tante come me. Quello che vorrei ora è la sua confessione; non mi libererebbe dalla patologia, ma mi darebbe pace mentale e un po’ di serenità».

Valentino T. Hiv Roma
ANSA/ EPA/LYNN BO BO

 

VALENTINO T. HIV ROMA, PARLA UNA DELLE SUE VITTIME

Queste le parole di Fortunata, nome di fantasia, affidate a Il Tempo. La ragazza è una delle vittime di Valentino T., il cosiddetto “untore dell’Hiv” di Roma. L’uomo, sieropositivo dal 2006, conosceva le sue “prede” su internet, le incontrava, le spingeva ad avere rapporti non protetti approfittando della loro buona fede e le contagiava con il virus dell’Hiv negando la sua condizione anche quando le ragazze scoprivano di essere state “infettate”. Questa storia, su cui sta indagando la procura di Roma, è la stessa di Fortunata. L’uomo al momento si trova in carcere e secondo il giudice il suo è

«un atteggiamento di assoluta insensibilità e quasi di disinteresse per la condizione di salute delle partner gravemente minacciate dalla foga bulimica di appagamento sessuale».

Fortunata racconta di aver incontrato Valentino T. per la prima volta in chat nel 2008:

«Mi ha conquistata il fatto che sembrasse un ragazzo per bene, mi ricordo che insistette per presentarlo a casa, così da far vedere alla mia famiglia che era una persona per bene»

 

VALENTINO T. HIV ROMA, I DETTAGLI DELLA LORO STORIA

Le strade dei due si dividono dopo tre mesi a causa di un’incidente d’auto subìto da Fortunata. Valentino T. si allontanò con la scusa che non si sentiva a suo agio negli ospedali. Nell’agosto 2013, al termine di un’altra relazioni, i due si sono ritrovati e hanno continuato a vedersi per altri nove mesi. Fortunata sospettava che l’uomo potesse tradirla

«I sospetti li avevo ma non prove effettive. Molto spesso mandava dei messaggi pochi minuti prima dei nostri incontri dicendo che aveva avuto dei contrattempi, così non ci vedevamo. Ci siamo lasciati (sempre se si può usare questo termine visto che non eravamo una coppia ufficiale) perché secondo lui eravamo incompatibili caratterialmente. Inoltre mi aveva confessato di aver iniziato una nuova relazione con un’altra ragazza e allora abbiamo deciso di non vederci più»

Valentino T. chiedeva dei rapporti protetti ma per ammissione della ragazza

«con me non ha mai dovuto insistere troppo sul non usare i preservativi perché mi fidavo di lui e comunque era sempre restio ad usarli dicendomi che senza provava molto più piacere».

 

VALENTINO T. HIV ROMA, LA SCOPERTA E LE RETICENZE

 

Riguardo alla sua malattia l’uomo ha sempre taciuto e anche dopo la scoperta da parte di Fortunata di aver contratto il virus dell’Hiv si è sempre dichiarato non responsabile:

«Non mi ha mai confessato niente riguardo questa patologia e io non avrei mai immaginato una cosa del genere. Era lontana da me anni luce! Ripeto, mi fidavo di lui. Non dimenticherò mai il giorno in cui ho scoperto che era sieropositivo. Lo scoprìi attraverso terze persone e quando gli chiesi spiegazioni mi disse che era una bugia che si era inventato per allontanare una ragazza che non gli dava tregua. Non so perché ma non gli ho creduto, lo sentivo che non era sincero. E poi quando ho scoperto la verità ovviamente ero arrabbiata, distrutta, incredula. Vorrei ancora capire il motivo di questo suo gesto. L’ha fatto apposta? Si».

Fortunata è convinta che dietro il comportamento di Valentino T. ci sia del dolo anche perché a suo dire

«dal momento che sai di questa patologia ti viene spontaneo proteggere chi ami o chi hai accanto. Lui non l’ha mai fatto quindi a mio parere il suo comportamento era volontario. Per me il suo obiettivo era quello di contagiare. Uno che ha l’Aids non si comporta così, se proprio non ha il coraggio di dirlo si protegga, lui non l’ha fatto».

 

VALENTINO T. HIV ROMA, LA RABBIA DELLA VITTIMA

Quando ha scoperto di essere sieropositiva Fortunata ha vissuto dentro una rabbia che non accenna a placarsi:

«Ormai è più di un anno che so di essere sieropositiva ma non riesco ad abituarmi all’idea. Questa rabbia non mi lascia più. Fortunatamente grazie alle terapie la vita di un sieropositivo non è così diversa da quella di un sieronegativo. Il cambiamento principale è quello di rapportarsi alla gente. Personalmente trovo difficoltà nel trovare un ragazzo che capisca effettivamente cosa comporta questa patologia. Purtroppo molti si limitano a giudicare senza tenere conto che oltre a questo esiste una persona con dei sentimenti. Sono impauriti e un po’ li capisco».

Valentino T. ha contagiato decine di ragazze e questo getta Fortunata nello sconforto. Non basta né una condanna né una parola nei suo confronti per lenire quanto stanno passando lei e le compagne di viaggio di questa storia:

«Avrei preferito essere sola in questa situazione. Il non esserlo mi crea grande dolore. Questo fa capire quanto Valentino abbia deciso di giocare con la vita di molte ragazze. Tutte avevano diritto di scelta, lui non poteva scegliere per noi. Gli chiederei la verità se potessi parlargli, chiedergli perché l’ha fatto, Una sua confessione non ci libererebbe da questa patologia ma ci darebbe un po’ di sollievo. Qualsiasi condanna riceverà non ci guarirà. Se lo liberassero? Contagerebbe ancora. Spero che questa intervista faccia capire a tutti che nessuno ha diritto di scegliere della vita degli altri e che gente del genere dev’essere bloccata in tempo. Alle ragazze che hanno incontrato Valentino dico solo di non aver paura e di farsi avanti».

 

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