«La cannabis non fa male alla memoria»

Un gruppo di ricercatori olandesi ha seguito e monitorato per tre anni alcuni grandi fumatori di cannabis, non registrando alcun calo nella qualità della memoria a breve.

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La memoria di Lavoro (MDL), o “working memory”, è una definizione che nasce  come tentativo di descrivere con più accuratezza le dinamiche della memoria a breve termine (MBT) come sistema per l’immagazzinamento temporaneo e la prima gestione/manipolazione dell’informazione.

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LA RICERCA – Lo studio, pubblicato nell’edizione di marzo della rivista Addiction Biology, si aggiunge ad altri studi che testimoniano l’assenza di un legame diretto tra il calo delle prestazioni cerebrali e il consumo di cannabis nei fumatori abituali, ha spiegato Janna Cousijn, autrice dello studio per il Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo dell’università di Amsterdam.

I DANNI PRESUNTI – Il lavoro sulla memoria a breve è importante perché permette di valutare la reattività e la lucidità cerebrale, se la cannabis danneggiasse la memoria o l’attenzione sicuramente i grandi fumatori porterebbero traccia di questo danno, ma non succede. O almeno non è successo ai 49 adulti, 22 dei quali classificato come fumatori «pesanti», che al temine dei tre anni non hanno registrato segni di decadimento a confronto dei 27 non-fumatori coinvolti nello studio.

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