Unioni Civili: i timori del Quirinale e quella scomoda sentenza della Corte Costituzionale

18/01/2016 di Redazione

C’è un ostacolo, che inquieta il Parlamento sul ddl Cirinnà. Si tratta della decisione della Corte costituzionale, nella sentenza emessa nell’aprile del 2010.

«I costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso»

LEGGI ANCHE: Unioni civili, Bagnasco: «Family Day manifestazione condivisibile»

Claudio Tito, su Repubblica, parla proprio di questo dubbio e cita le indicazioni dal Colle:

Dal Colle la risposta è stata piuttosto precisa: il riferimento da prendere in considerazione è la sentenza 138 della Consulta. Mattarella si è tenuto ben lontano da giudizi o consigli nel merito del provvedimento. Il capo dello Stato, infatti, non intende assolutamente intervenire nei contenuti di una legge ancora in discussione in Parlamento. E pur essendo stato favorevole alla legge sui Dico – quella proposta nel 2007 dal governo Prodi – il Quirinale esprimerà le sue valutazioni solo quando la norma sarà approvata e solo sulla base della sua costituzionalità.Il problema, dunque, non sono le adozioni. Le difficoltà non si concentrano nella stepchild adoption. Ma semmai negli articoli 2 e 3 del testo Cirinnà, quelli che rinviano alla disciplina del matrimonio. Anzi a Palazzo Chigi stanno proprio studiando una serie di emendamenti per limitare quei rischi. E per rendere la nuova legge pienamente compatibile con i paletti posti dalla Consulta.

(in copertina foto EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

Share this article