Unioni Civili, ora Matteo Renzi sarà costretto a stralciare la stepchild adoption?

17/02/2016 di Redazione

Doppia strategia quella di Matteo Renzi dopo l’urlo di Alberto Airola, incaricato del Movimento Cinque Stelle per il dossier unioni civili: ha detto ieri il senatore pentastellato «non posso costringere il mio gruppo» a sostenere l’emendamento del senatore Andrea Marcucci, il renziano che ha predisposto il supercanguro per mandare in porto la legge sulle unioni civili: ora è necessario, dice il segretario del Partito Democratico di ritorno dall’America Latina, evidenziare l’incoerenza del Movimento Cinque Stelle e spiegare al paese le responsabilità che si stanno assumendo nel naufragio del ddl Cirinnà; allo stesso tempo, è necessario trovare i voti per chiudere la legge. Anche a costo di procedere allo stralcio della stepchild adoption.

UNIONI CIVILI, ORA MATTEO RENZI PENSA A STRALCIARE LA STEPCHILD ADOPTION

Sembra sia arrivato l’ordine da Milano, da Gianroberto Casaleggio in persona.

Sabotare la legge per occupare uno spazio di contrarietà al Partito Democratico, che tiene la barra dritta senza però negare che ora il cammino della legge è «più difficile». Annalisa Cuzzocrea e Goffredo de Marchis fanno il punto su Repubblica.

Adesso si affaccia l’ipotesi di una ritirata, per salvare le unioni civili. Un dietrofront che avrebbe il profilo dello stralcio delle adozioni per le coppie gay perché se è vero che l’ordine dei renziani è picchiare duro sul «cinismo» dei 5stelle, come lo chiama Renzi, è anche vero che il premier è costretto a essere realista, cioè a contare i voti favorevoli all’emendamento canguro che permetterebbe di evitare decine di voti segreti e centinaia di proposte di modifica, tutte potenzialmente esiziali per far uscire una legge decente dall’aula di Palazzo Madama. Dall’Argentina Renzi si tiene in contatto con Luca Lotti che è piazzato alle spalle dell’emiciclo del Senato e ferma i senatori per sondarne gli umori. La raffica di dichiarazioni contro Grillo e Casaleggio per il voltafaccia sull’emendamento Marcucci, per l’annuncio del voto contrario fatto ieri dal senatore Alberto Airola, può servire ma «andare dritti, votarlo e contare i voti contrari del Movimento 5stelle, questo sì gli farebbe pagare un prezzo politico altissimo», ragiona il premier. Per questo per tutta la notte il sottosegretario Lotti e il capogruppo Luigi Zanda hanno lavorato sui numeri, cercando defezioni nel gruppo dei cattodem, solleticando la libertà di coscienza dei parlamentari di Forza Italia, chiedendo a Denis Verdini di compattare la sua truppa. «I numeri però sono a rischio», ripetono i delegati di Palazzo Chigi. E ieri è stato del tutto lampante quando il Pd ha dovuto mettere ai voti il rinvio della seduta a oggi e ha superato l’ostacolo con i voti determinanti di Ala. Un chiaro segnale di resa, almeno parziale.

UNIONI CIVILI, LA GUIDA
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Stepchild Adoption: cos’è

E ora il presidente del Consiglio ragiona anche di uno stralcio della stepchild, appoggiando il destino del provvedimento Cirinnà sui voti del Nuovo Centrodestra.

In attesa di rientrare a Roma stamattina, Renzi immagina anche la strada di un patto dentro la maggioranza di governo, un accordo con Angelino Alfano che scansi la stepchild adoption per portare a casa le unioni civili. «E noi ci stiamo — ripete il capogruppo Renato Schifani — basta stralciare le adozioni ed evitare l’equiparazione col matrimonio». Ma per tutta la notte i dem hanno lavorato sul canguro, cercando i numeri dappertutto, perché, dice Renzi ai suoi collaboratori, «io capisco anche la voglia dei nostri senatori di non darla vinta ai grillini». Grillini che fino alla mattina avevano dato il loro placet all’emendamento tagliatutto ma poi sono capitolati di fronte agli ordini ricevuti da Casaleggio e Grillo. Sulla chat dei parlamentari 5stelle Luigi Di Maio ha scatenato la sua battaglia contro il Pd dichiarando il canguro «irricevibile e per noi incostituzionale», chiedendo di mettere in difficoltà il Partito democratico, di dimostrare che non aveva una maggioranza senza «trucchi e se non ce l’ha lo dica». Airola, che si era speso per la legge Cirinnà, ha capitolato. Per i vertici, l’occasione di danneggiare il Pd lasciandolo solo con le sue contraddizioni era troppo ghiotta. E perfetta. Perché il Movimento 5 Stelle si è sempre battuto contro la ghigliottina alla Camera e contro i “canguri” al Senato. Il direttorio ha deliberato. «Nessun diktat, nessuna imposizione, ma per noi votare il canguro, per lo più davanti a soli 500 emendamenti, sarebbe stata un’assurdità. Abbiamo parlato come parliamo sempre con i senatori, ma non siamo stati noi a decidere», garantisce Roberto Fico.

Ora, comunque la si veda, la coperta è corta.

La decisione finale verrà presa stamattina. E non sarà indolore per il Pd, comunque vada. Andare avanti, alla guerra totale, scatenerebbe i cattolici oltranzisti, quelli che Zanda non avrà convinto. Fermarsi e trattare con Ncd provocherebbe uno strappo con i senatori più di sinistra, compresi i giovani turchi vicini al ministro Orlando. Ma se conta far passare la legge qualcuno dovrà piegarsi.

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