Un demonio, un matto, un cinghiale o, semplicemente, un serial killer?

Una mente diabolica si aggira nei pressi dell’ Oasi della Ninfa, zona situata nell’ Agro Pontino, “parco naturale delle meraviglie”  ma anche “selva oscura” dove a breve “qualcuno” darà inizio alla mattanza.

Anni dopo, di quella tragedia che sconvolse la loro piccola cittadina, gli abitanti ne avrebbero conservato solo un ricordo sfumato. Come se quel fatto di sangue in effetti non fosse mai avvenuto lì, da loro. Come se quella sorte di rimozione collettiva fosse necessaria per andare avanti, per scacciare l’idea fin troppo reale che si è tutti in balia degli eventi. Che il male non è qualcosa di intangibile, ma è presente in ogni luogo, per quanto sperduto e lontano esso sia. Gli abitanti di Norma, un piccolo paesino situato sulle colline attorno a Latina, anni dopo si sarebbero detti certi che il loro fosse un piccolo angolo di paradiso. Un luogo lontano da quella violenza quotidiana così presente negli schermi televisivi. Eppure nessuno poté mai dirsi escluso dagli avvenimenti di quei giorni. Nessuno poté tirarsi fuori da quella storia di cui conobbero quasi tutti i protagonisti. Chiunque, infatti, almeno una volta parlò con uno di loro o l’incontrò al bar, sotto casa, per strada. Anche se anni dopo nessuno avrebbe più parlato di quello che avvenne in quell’agosto 1994, tutti ne furono coinvolti.Questa sorte di rimozione fu però indiscutibilmente necessaria poiché tutto si svolse in maniera così strana che divenne obbligatorio bollarla come “inspiegabile“.

STRANE SPARIZIONI – I fatti partirono da un furto di polli, ma questo venne alla luce solo dopo quel tragico evento che poi tutti avrebbero voluto cancellare. Avvenne il 27 agosto, in una serata calda dove tutti rimasero fuori fino a tardi. Per questo Enzo, il padre di Edoardo, si preoccupò solo a mezzanotte del ritardo incredibile del figlio di appena dodici anni. Un ritardo inspiegabile visto che in piazza a giocare a pallone a quell’ora non trovò nessuno. L’allarme fu immediato, ma per quanto si rivoltasse il paese da cima a fondo di Edoardo non venne fuori nemmeno l’ombra. L’ultimo ad averlo visto, secondo quanto riferirono i suoi compagni di gioco, fu Simone. Simone o matto, “perché andava a tutta velocità dritto sulle curve sulla sua moto“, come qualcuno avrebbe riferito giorni dopo  al solito giornalista a caccia di indiscrezioni. Simone il tipo strano, il pazzo di paese, lo scemo del villaggio. Poco importa se risalissero o meno a verità questi soprannomi, ma certo sul fatto che Simone Cassandra non fu mai un tipo con tutte le rotelle a posto, nessuno mai trovò qualcosa da obiettare. Quella sera, insomma, fu proprio Simone a vedere per ultimo Edoardo. Alcuni riferirono che il ragazzino disse qualcosa all’uomo. Qualcosa come: “Tu hai visto per ultimo Franco prima o poi i carabinieri ti vengono a prendere“. Un unico Franco venne alla mente a tutti in quel momento: Franco Giordano, un ragazzo 17 enne di Sermoneta, un paese lì vicino. Di Franco nessuno ebbe più notizie dal 29 luglio. Il fratello lo cercò in ogni luogo, rovistò ogni singolo bosco per scongiurare l’idea che Franco, nato senza una gamba, potesse essere inciampato in un burrone. Niente, tutte le ricerche furono vane, Franco sparì quella sera e nessuno ne seppe più niente. Finché Edoardo in piazza non ripeté quelle parole. Simone continuò a negare.

IL MATTO ERA DAVVERO MATTO? – Non convinse gli inquirenti però. Prima lo ascoltarono solo come “persona informata sui fatti“. Poi iniziarono a tempestarlo di domande e allora tutto divenne chiaro ed emerse l’orrore. Fu così sconvolgente il racconto di Simone che i carabinieri che lo ascoltarono si sentirono male. Tutto, come si è detto, partì da un furto di polli. Centocinquanta polli che Simone, insieme a un pensionato che nessuno mai ricordò di aver conosciuto, mise in atto a fine giugno. Un furtarello che fruttò ai due un paio di milioni. Ma Francesco Belmonte, questo il nome dell’altro uomo, si convinse che Simone lo stesse derubando e minacciò di denunciarlo. E fu in quel momento che matto, Simone, lo divenne davvero quella sera del 18 luglio: prese una spranga e colpì Francesco sul cranio fino a fracassarlo. La stessa scena che si ripetè con Franco che sospettò di lui per la sparizione di Francesco. Solo che in questo caso qualcuno vide i due allontanarsi insieme. Da qui quella frase del piccolo Edoardo. E da questa la decisione di riservare a lui la stessa fine degli altri due. I carabinieri si sentirono male una volta che Simone finì di raccontare. E male stettero anche i vigili del fuoco che da due pozzi dovettero tirare fuori quei tre corpi. Simone, anni dopo, sarebbe stato riconosciuto totalmente incapace di intendere e volere e condannato a 15 anni di OPG. Purtroppo per lui, i giudici di secondo grado non avrebbero creduto alla sua infermità di mente e così il suo destino si rilevò essere il carcere. Il suo nome, anni dopo, sarebbe stato bandito da quella piccola cittadina e nessuno avrebbe mai voluto ricordare più niente di quella maledetta estate del 1994.

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