Antonio Di Pietro: «Per battere Berlusconi potrei candidarmi. Ma Pd e Mdp devono allearsi»

Quando lo contattiamo al telefono, intorno all’ora di pranzo, Antonio Di Pietro è ai fornelli. «Aspetti un attimo che mi organizzo. I politici solitamente sono accusati di pensare a magna’ io, invece, penso semplicemente a mangia’». Si percepisce subito che ha la verve giusta per parlare dell’udienza alla Corte europea dei diritti dell’uomo che oggi, 22 novembre, inizierà a esaminare il ricorso presentato da Silvio Berlusconi sulla sua incandidabilità (dovuta alla condanna per reati gravi), in virtù dell’applicazione della legge Severino.

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UDIENZA BERLUSCONI, L’OPINIONE DI ANTONIO DI PIETRO

«Non capisco ancora dove voglia arrivare con questo ricorso – dice Di Pietro -: la Corte europea di Strasburgo non è un quarto grado di giudizio. Berlusconi sempre condannato resta». Alla Corte europea dei diritti dell’uomo può appellarsi la persona, fisica o giuridica, che nel suo Stato di riferimento abbia esaurito tutte le vie di ricorso interne e che lamenti una violazione dei diritti umani previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo, adottata nel 1950 dai Paesi membri del Consiglio d’Europa.

«Dal punto di vista giuridico, in Italia, le regole sono state rispettate. Può la Corte europea di Strasburgo condannare il nostro Paese per aver fatto la legge Severino? In una democrazia moderna, in uno Stato di diritto, prevedere che chi si macchi di un reato non possa ricoprire cariche pubbliche dovrebbe essere qualcosa da sostenere a gran voce. Non vedo come la Corte di Strasburgo possa interferire con uno Stato indipendente».

UDIENZA BERLUSCONI, DOVE VUOLE ARRIVARE IL LEADER DEL CENTRODESTRA

La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, tuttavia, potrebbe spingersi fino a richiedere per il ricorrente, nel caso in cui questi abbia ragione, una equa riparazione, sotto forma di risarcimento o di qualsiasi altra natura. Senza contare che un eventuale ok al ricorso di Berlusconi costituirebbe una legittimazione quantomeno mediatica per l’ex cavaliere tornato di nuovo in campo e pronto a confrontarsi sul terreno delle elezioni politiche del 2018.

«La Corte di Strasburgo – afferma Di Pietro – può servire ancora una volta a legittimare un tema tanto caro a Berlusconi quanto caro nella sostanza: quello che nei tribunali italiani si fa politica e che si usano strumenti per far fuori gli avversari politici. Io stesso, da pm di Mani Pulite, sono stato accusato di aver messo in piedi un colpo di Stato. Ma, come dice Piercamillo Davigo, i giudici italiani non si occupano di politica, ma al massimo di qualche politico che ruba».

UDIENZA BERLUSCONI, L’IMPATTO MEDIATICO

In ogni caso, Berlusconi – per sfruttare questo clamore mediatico conseguente a una eventuale ricezione del suo ricorso – dovrà fare i conti con i tempi. Le decisioni della Corte, mediamente, vengono prese dopo cinque/sei mesi dall’inizio dell’udienza. Le elezioni, invece, sono previste, con ogni probabilità, per il mese di marzo del 2018. «Ma io mi auguro che la decisione arrivi prima e che dia torto a Berlusconi – ribatte Di Pietro -. Se questa decisione non dovesse arrivare prima delle elezioni, paradossalmente, potrebbe fornirgli un ulteriore vantaggio, perché gli darebbe altri argomenti in campagna elettorale. Sarebbe opportuno che i tribunali, qualsiasi essi siano, non debbano sovrapporsi ai tempi elettorali. Detto questo, mai e poi mai bisogna fare pressioni sulla Corte europea dei diritti dell’uomo perché anticipi il suo giudizio».

UDIENZA BERLUSCONI, L’EX CAVALIERE AL CENTRO DELL’AGONE POLITICO

Fatto sta che Berlusconi, come 20 anni fa, è tornato al centro dell’agone politico e si presenta – stando così lo scacchiere di partenza – come leader della coalizione favorita alle prossime elezioni. Nonostante la condanna, nonostante la legge Severino, nonostante la crisi economica esplosa durante il suo ultimo governo. Nonostante, oggi, al centro del dibattito mediatico ci siano le molestie sessuali e che Silvio Berlusconi sia stato pur sempre l’uomo delle cene eleganti. «Mi permetta di fermarla – chiude Di Pietro -. Io ho contrastato Berlusconi non per quello che faceva a letto, ma per quello che faceva nella gestione delle sue società e per i rapporti con personaggi di tipo mafioso. Quelli erano fatto gravi, ma per l’Italia è più grave che, quando ha governato, ha tentato di fare leggi assurde, che ha fatto evasione fiscale, che ha usato le televisioni per rappresentare una realtà diversa da quella che è. Per questo bisogna contrastare un eventuale ritorno di Berlusconi».

E DI PIETRO COSA FARÀ PER CONTRASTARE BERLUSCONI?

E Antonio Di Pietro come contribuirà a ostacolare questo ritorno? «Mi fa piacere che mi abbia fatto questa domanda. Lo dico chiaramente: sono in una situazione di grande imbarazzo. C’è un solo modo, in democrazia, per contrastare chi sta tornando al potere, ovvero proporre un’alternativa. Io mi sono chiesto: cosa posso fare per sottrarre anche un solo seggio a Berlusconi? Bene, le faccio un esempio. Nel mio Molise c’è un solo posto al maggioritario e mi è stato proposto di candidarmi sia con il Pd, sia con Mdp. Ma se queste due forze corrono separate, io non mi posso candidare né con l’una, né con l’altra perché avrei già perso in partenza, con un seggio che andrebbe ai berlusconiani. Perché, almeno nel maggioritario, queste due forze politiche non trovano un accordo per presentare lo stesso candidato nei collegi uninominali? È questo il mio appello: solo così possiamo evitare il dirupo dentro al quale ci stiamo buttando».

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