Tutta la (brutta) storia dei 150 euro agli insegnanti

Ventiquattr’ore di fuoco. Tanto è durata la questione del prelievo di 150 euro dalla busta paga di gennaio degli insegnanti, risoltasi oggi con un vertice a palazzo Chigi tra il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e il premier Enrico Letta. Il capo del governo ha sollecitato il blocco della procedura che, nelle ultime ore, ha scatenato polemiche accesissime dentro e fuori il mondo della scuola, per un provvedimento che coinvolge circa 90.000 dipendenti della scuola pubblica, tra insegnanti e personale Ata.

LA QUESTIONE DEGLI SCATTI STIPENDIALI E LA LORO RESTITUZIONE – Tutto era cominciato il 27 dicembre scorso, quando gli insegnanti si erano trovati in busta paga l’avviso dell’avvio della procedura di recupero per gli «scatti stipendiali» relativi al 2013, che si sarebbe concretizzata con la busta paga di gennaio, più leggera di 150 euro fino alla completa restituzione del debito. Debito che, a seconda dell’anzianità, può variare dai 600 ai 2.000 euro lordi. Gli scatti stipendiali erano stati bloccati per la prima volta nel 2010 per effetto della Finanziaria di Tremonti, e il blocco era proseguito anche nel 2011 e 2012. Lo scorso settembre, poi, il ministero dell’Economia aveva deciso di estendere il blocco anche al 2013: pertanto, con l’anno nuovo, coloro che avevano ricevuto gli scatti arretrati avrebbero dovuto restituire il denaro in rate da 150 euro, detratte direttamente dallo stipendio, che in media varia tra i 1.100 e i 2.000 euro.

LE PROTESTE DEI SINDACATI E DEL MINISTRO CARROZZA – I primi a insorgere, già nei giorni scorsi, erano stati i sindacati che avevano minacciato uno sciopero generale se il ministero dell’Economia avesse dato il via libera al recupero del denaro. Francesco Scrima, segretario generale di Cisl Scuola, aveva parlato di una «decisione inaccettabile» e di una «provocazione» che non poteva rimanere «senza risposta». Alla protesta si era unita anche il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Maria Chiara Carrozza che, su Twitter aveva annunciato di aver scritto una lettera al collega di via XX settembre, chiedendogli di «sospendere la procedura di recupero degli “scatti” stipendiali per il 2013».

 

Dopo le parole del ministro Carrozza si era levata la voce di Davide Faraone, neo-responsabile di scuola e welfare del Partito Democratico, che aveva definito la questione come «un danno e una beffa» nei confronti degli insegnanti della scuola pubblica, e del MoVimento 5 Stelle, che aveva affrontato la questione con un post sul blog di Beppe Grillo firmato da Luigi Gallo, della Commissione Cultura della Camera, promettendo che il MoVimento avrebbe cercato di impedire il prelievo dei 150 euro.

SACCOMANNI: «ATTO DOVUTO» – Anche Saccomanni aveva preso la parola, replicando che la procedura di recupero degli scatti stipendiali non dipendeva dal ministero dell’Economia ma che si trattava, piuttosto, di un «atto dovuto»: «Se il ministero dell’Istruzione riesce a trovare dei risparmi nell’ambito del suo dicastero per derogare al blocco degli scatti, il governo a quel punto potrà intervenire». Alle parole di Saccomanni era seguita la replica di Matteo Renzi: «Se un ministero dell’Economia e delle finanze chiede indietro 150 euro agli insegnanti mi arrabbio perché non è Scherzi a parte, è il governo italiano». Anche gli altri partiti avevano detto la loro, con il Pd di Renzi intenzionato «a rimediare a una figuraccia» e Alfano che, dal Ncd, si diceva pronto ad agire per evitare la restituzione degli scatti.

LA RETROMARCIA DEL GOVERNO – Oggi, poi, la retromarcia del governo al termine del vertice tra Letta e i ministri Carrozza e Saccomanni. Ad annunciarle la notizia è stata ancora una volta il ministro Carrozza con un tweet, nel quale si è detta «soddisfatta per gli insegnanti» aggiungendo anche di stare lavorando per risolvere la questione rimasta aperta per quanto riguarda il 2012.

LA TENSIONE TRA CARROZZA E SACCOMANNI – Nessun prelievo nella busta paga degli insegnanti, dunque, ma resta la tensione tra i due ministri: «C’è stato un problema di comunicazione. Il ministero dell’Economia è un mero esecutore. Aspettavamo istruzioni che non ci sono pervenute» – ha detto Saccomanni facendo riferimento a un problemi di comunicazione tra il ministero dell’Economia e quello dell’Istruzione. Problemi che, ora il ministro Carrozza definisce «Impicci burocratici amministrativi» che hanno causato un «pasticcio» senza che «i ministri e il governo ne sappiano niente».

(Photocredit: pixabay CC0 Creative Commons)

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