Torino Film Festival 2016: arriva la Festa Mobile

Torino Film Festival 2016 Festa Mobile

La Festa Mobile si apre con Between Us e si chiude con Free Fire e presenta i film raccolti durante l’anno per portare al TFF le opere più attese o che ci sono piaciute di più tra la produzione mondiale inedita in Italia. Oltre ciò, da non dimenticare Festa Vintage, selezione di opere restaurate quest’anno o che festeggiano anniversari di vario genere. Ecco il programma completo della sezione.

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ABSOLUTELY FABULOUS: THE MOVIE di Mandie Fletcher (UK/USA, 2016, DCP, 86’) Mentre cercano di rilanciare la loro carriera nello spietato mondo della moda, le svitate Edina e Patsy si macchiano del crimine massimo: spingono per errore Kate Moss nel Tamigi e la  supermodella non riemerge. Adattamento per il cinema dell’omonima sitcom della BBC che, oltre alle protagoniste Jennifer Saunders e Joanna Lumley e alla Moss, conta nel cast star del mondo della moda come Lara Stone, Daisy Lowe, Alexa Chung, Stella McCartney.

L’AVENIR di Mia Hansen-Løve (Francia/Germania, 2016, DCP, 100’) Quando la madre muore, e suo marito la lascia confessandole anni di tradimento, una professoressa di filosofia rigorosa e appassionata si rifugia in montagna con un ex studente dalle tendenze radicali (e la gatta Pandora), per poi tornare a casa e ritrovare se stessa. Puntigliosa e autoironica, Isabelle Huppert è la splendida protagonista del film di Mia Hansen-Løve, ritratto di una donna costretta imprevedibilmente a cambiare vita.

BETWEEN US di Rafael Palacio Illingworth (USA, 2016, DCP, 93’) Una coppia di trentenni a Los Angeles: un filmmaker che deve dare seguito a un promettente esordio e una donna in carriera. Vivono felici finché l’ipotesi di una nuova casa li porta al matrimonio. E proprio quel giorno, quando tornano soli e perplessi dal municipio, scoppia un litigio. Il cinema indipendente americano al suo meglio, per una commedia drammatica alla Cassavetes. Con Olivia Thirlby (Juno), Ben Feldman (Mad Men) e un cameo di Peter Bogdanovich.

BLEED FOR THIS di Ben Younger (USA, 2016, DCP, 116’) Grazie alla disciplina impostagli dal suo allenatore, nel 1987 Vinny Paz diventa campione del mondo dei pesi leggeri e nel 1991 dei superleggeri. Ma un incidente d’auto lo lascia con il collo spezzato, e Vinny si sottopone alla tortura di un tutore e torna a combattere. Ben Younger (Boiler Room) dirige un biopic nervoso, con Miles Teller (Whiplash) e Aaron Eckhart e Scorsese alla produzione. Commozione, ritmo e grande art direction e recitazione per la chiassosa famiglia Pazienza.

L’ÉCONOMIE DU COUPLE di Joachim Lafosse (Belgio/Francia, 2016, DCP, 100’) Marie e Boris sono sposati da quindici anni, hanno due gemelle, affrontano le fatiche del quotidiano. Quello che non c’è più è l’amore. Asprezze e paradossi di una vita da “separati in casa”, per amore delle bambine e per problemi di soldi. Il nuovo film di Joachim Lafosse (Proprietà privata) mette in scena la dissezione di un rapporto: un mélo dei nostri giorni, impeccabile, asciutto, buffo e straziante. Con Bérénice Béjo e l’attore/regista Cédric Khan.

ELLE di Paul Verhoeven (Francia/Germania, 2016, DCP, 130’) Michèle è una donna di successo, risoluta, senza remore, con un passato ingombrante (un padre serial killer) che non teme. Quando viene aggredita e stuprata nella sua villa da un uomo mascherato, la rimozione del fatto e l’ossessione per lo stesso si legano in una spirale vertiginosa. Il ritorno alla regia di Paul Verhoeven dopo dieci anni di “quasi” silenzio è un thriller sontuoso e potente, teso e divertente, libero e provocatorio. Gigantesca Isabelle Huppert.

ESHTEBAK / CLASH di Mohamed Diab (Egitto/Francia, 2016, DCP, 97’) Dopo il golpe militare che destituisce il primo presidente democratico, le piazze de Il Cairo vengono inondate di manifestanti. Una camionetta della polizia ne carica trenta di diverse opinioni politiche, e li costringe a stare faccia a faccia per un interminabile giorno. Tesissimo dramma egiziano che punta la lente di ingrandimento sulle tensioni intestine, racchiuse in uno spazio simbolico: né buoni né cattivi, ma il caos di un’umanità disorientata.

LA FELICITÀ UMANA di Maurizio Zaccaro (Italia, 2016, DCP, 85’) “La promessa della modernità era la felicità” scriveva Cesare Beccaria. Ma in un mondo in cui l’economia della crescita mostra la corda e le disuguaglianze aumentano, esiste ancora la felicità? Maurizio Zaccaro torna al TFF con un viaggio per il mondo in cui intervista intellettuali e artisti (tra cui Serge Latouche, Ermanno Olmi, Ariane Mnouckine, Sergio Castellitto, Aleida Guevara), per rispondere alla domanda: che cos’è la felicità?

LES FILS DE JEAN di Philippe Lioret (Francia, 2016, DCP, 98’) In Francia, Mathieu scopre che il padre che non ha mai conosciuto è morto. Parte per il Canada, dove l’uomo viveva e dove lo accoglie un vecchio amico del padre con una bella famiglia e un segreto difficile da confessare. Philippe Lioret (Welcome) realizza un dramma familiare solido e raffinato, giocato sulle sfumature della scrittura e sulle grandi prove d’attore di Gabriel Arcand (Le démantèlement) e di Pierre Deladonchamps (Lo sconosciuto del lago).

FIXEUR / THE FIXER di Adrian Sitaru (Romania/Francia, 2016, DCP, 98’) Radu fa il mediatore per l’agenzia France-Presse a Bucarest. Quando si presenta il caso di due prostitute minorenni rimpatriate dalla Francia spera che sia finalmente arrivata la sua occasione per diventare giornalista. Sitaru gira un nuovo dramma morale lucido e minimale, in cui lo sguardo fortemente naturalista sostiene un quesito esistenziale di fondo: fin dove si è disposti a spingersi per il successo personale?

FREE FIRE di Ben Wheatley (UK, 2016, DCP, 90’) Boston, 1978: dodici uomini e una donna s’incontrano di notte in una fabbrica dismessa. Da una parte una delegazione dell’IRA, dall’altra dei trafficanti di armi. Una scintilla scatena l’inferno e Ben Wheatley ci inchioda in una sparatoria senza fine con una successione di battute fulminanti. Le iene di Tarantino rivisto con il tocco dei B movies anni ‘70. Tra i gunfighters: Brie Larson (Oscar 2016 per Room), Cillian Murphy, Arnie Hammer. Travolgente.

FREE STATE OF JONES di Gary Ross (USA, 2016, DCP, 139’) Matthew McConaughey è Newton Knight, contadino del Mississippi che, sul finire della Guerra Civile, disertò l’esercito confederato, fu leader di una rivolta che portò alla creazione di uno Stato Autonomo e lottò contro la segregazione e il razzismo. Gary Ross (Pleasantville e Hunger Games) ha scritto, prodotto e diretto un film che, sospeso tra intensità febbrile e pacifica riflessività, racconta una pagina misconosciuta della storia americana.

HELE SA HIWAGANG HAPIS / A LULLABY TO THE SORROWFUL MYSTERY di Lav Diaz (Filippine, 2016, DCP, 480’) Lo storia di Andrés Bonifacio y de Castro, personaggio mitico della rivoluzione filippina contro il colonialismo spagnolo (1896-1897), e di sua moglie, che lo cerca nella giungla mentre le rivolte vengono represse nel sangue. Il leggendario film di Lav Diaz di otto ore, e senza un minuto di troppo, è un affresco in bianco e nero che immerge lo spettatore nella nebbia, nel fango, nel dolore, al seguito di personaggi indimenticabili.

HYMYILEVÄ MIES / THE HAPPIEST DAY IN THE LIFE OF OLLI MÄKI di Juho Kuosmanen (Finlandia/Germania/Svezia, 2016, DCP, 92’) Spinto da un manager ambizioso, il peso piuma finlandese Olli Maki ha la sua chance per il titolo mondiale quando il campione americano Davey Moore accetta di sfidarlo a Helsinki. Ma a Olli, semplice ragazzo di provincia, interessano poco il carrozzone e i riflettori, e in testa ha soprattutto la sua fidanzata. Da una storia vera, un esordio divertente e dalla tenerezza trattenuta, vincitore di Un Certain Regard a Cannes 2016 e candidato finlandese agli Oscar.

ILEGITIM / ILLEGITIMATE di Adrian Sitaru (Romania/Polonia/Francia, 2016, DCP, 88’) Victor è un medico vedovo con quattro figli e un passato da delatore antiabortista. Quando i figli lo scoprono, durante un pranzo, insorgono contro il padre e la famiglia si spacca. Ma presto si presenta un imprevisto che li costringe a una scelta radicale. Un dramma familiare serrato, un capolavoro di recitazione corale che conferma la maestria di Sitaru nello stare addosso ai suoi personaggi mettendo in discussione il limite tra moralità e legalità.

KATE PLAYS CHRISTINE di Robert Greene (USA, 2016, DCP, 110’) Kate Lyn Sheil è scritturata dal regista Robert Greene per interpretare un biopic su Christine Chubbuck, la giornalista suicidatasi in diretta tv nel luglio del ’74. Greene la segue mentre, a  Sarasota, Kate incontra persone e visita luoghi per capire chi fosse Christine e perché ha compiuto quel gesto. Tra documentario e ricostruzione, un film disturbante che indaga le complesse pieghe delle psicologie e i lati oscuri della rappresentazione mediatica.

LAO SHI / OLD STONE di Johnny Ma (Cina/Canada, 2016, DCP, 80’) Un taxista, per colpa di un passeggero ubriaco, investe un ragazzo; lo soccorre, lo porta all’ospedale ma il ragazzo finisce in coma. La vita dell’uomo si trasforma allora in un buco nero fatto di spese ospedaliere, di assicurazioni che non pagano, di isolamento, di abbandono. Un noir metropolitano che vira al thriller psicologico, un’opera prima tesa e ossessiva le cui atmosfere dipingono il dramma umano suggerendo una più ampia condanna sociale.

LA LINGUA DEI FURFANTI di Elisabetta Sgarbi (Italia, 2016, DCP, 32’) I magnifici affreschi del Romanino in tre Chiese della Val Camonica. Fondendosi con la materia pittorica, perlustrando le scene e insegnando a vederle, l’intelligente saggio visivo mette a fuoco le innovazioni introdotte dal pittore lombardo, che consegna il senso dei suoi dipinti a figure marginali, sguardi nascosti, gesti degli umili. Da un soggetto di Giovanni Reale, voce di Toni Servillo e musiche di Franco Battiato.

LIVE CARGO di Logan Sandler (USA, 2016, DCP, 88’) Una giovane coppia, dopo la morte del figlio neonato, va alle Bahamas per elaborare il lutto. I due ritrovano vecchi amici ma vengono risucchiati in uno scontro tra le autorità locali e un giro di disumani trafficanti. Un’opera prima indefinibile, sospesa, liquida come il mare in cui i personaggi si immergono. Fotografato in un bianco e nero smagliante, evocativo e misterioso come la storia che racconta. Con Dree Hemingway (Starlet, al TFF 2012).

LA LOI DE LA JUNGLE di Antonin Peretjatko (Francia, 2016, DCP, 99’) Come se il cinema di Yves Roberts e Pierre Richard andasse a braccetto con quello di Claude Zidi, in un vortice travolgente di comicità screwball in cui trovano posto la demenzialità dei fratelli Zucker e di Jim Abrahams, Jean Michel Jarre, il cannibalismo e la Guyana. E infine l’amore. Con i fenomenali Vincent Macaigne (La bataille de Solférino, TFF31), Vimala Pons, e Mathieu Amalric. La commedia dell’anno!

MA’ ROSA di Brillante Mendoza (Filippine, 2016, DCP, 110’) Nella Manila più caotica, Ma’ Rosa e il marito sopravvivono con il loro negozietto e vendendo un po’ di droga: quando vengono arrestati, lei e i quattro figli fanno di tutto per ottenere la libertà. Brillante Mendoza (Kinatay, TFF27) torna con una storia di disperazione dove la famiglia non è soltanto unione ma soprattutto un campo di battaglia, contro tutto e tutti. Premio per la miglior attrice a Cannes 2016 per Jaclyn Jose: straordinaria.

MARIE ET LES NAUFRAGÉS di Sébastien Betbeder (Francia, 2016, DCP, 104’) Siméon ha trent’anni e una vita incasinata. Quando incontra la stralunata Marie per restituirle il portafoglio che ha trovato, ne resta incantato. Per rivederla finisce su un’isola della Bretagna con il coinquilino Oscar, musicista sonnambulo, e l’ex della ragazza, scrittore possessivo e paranoico (Eric Cantona). Tutti alla ricerca di risposte. Sébastien Betbeder torna al TFF con una commedia romantica leggera, pop, intelligente e con un cast perfetto.

MERCENAIRE di Sacha Wolff (Francia, 2016, DCP, 103’) Un giovane rugbista della Nuova Caledonia rompe col padre e accetta l’offerta di un subdolo scout che gli ha promesso un contratto in Francia: ma ad aspettarlo non c’è nulla di quanto sperava, solo fatica, sangue e debiti. Opera prima francese presentata alla Quinzaine des Réalisateurs, ruvida e spigolosa ma capace di slanci commoventi di umanità, che esplora dall’interno un ambiente desolante, riflesso delle mille storture del mondo di oggi.

MORRIS FROM AMERICA di Chad Hartigan (USA/Germania, 2016, DCP, 89’) Morris è un tredicenne americano di colore costretto a trasferirsi con il padre in Germania: difficoltà d’integrazione, incomprensioni culturali, voglia di rivalsa e affermazione, il rapporto con il genitore, messo a dura prova dalla recente scomparsa della mamma. Il nuovo film di Chad Hartigan (al TFF 2013 con This Is Martin Bonner) è un bizzarro coming of age, trascinante e dolcemente complicato, proprio come un’adolescenza vissuta in un paese lontano.

NESSUNO CI PUÒ GIUDICARE di Steve Della Casa (Italia, 2016, DCP, 60’) Gli anni ‘60, dall’avvento del rock a quello del beat, fino alla contestazione che ha spazzato via tutto, sono raccontati attraverso i protagonisti della musica italiana di allora e i “musicarelli” che hanno interpretato: da Adriano Celentano a Caterina Caselli, passando per Ricky Gianco, Rita Pavone, Gianni Morandi, Mal e Shel Shapiro. Musica e cultura giovanile come cartina al tornasole di un mondo che stava cambiando.

NOME DI BATTAGLIA DONNA di Daniele Segre (Italia, 2016, Blu-Ray, 60’) Il ruolo delle donne nella lotta partigiana del Piemonte: documentario-intervista che presenta una straordinaria galleria di volti ancora illuminati dalla passione e dalla fede nella libertà. Il puzzle di micro-racconti ricostruisce la Resistenza dal punto di vista di chi, per ruolo storico e di genere, tende a non rivendicare per sé la dimensione eroica, ma nemmeno a dimenticare un momento fondamentale. Co-prodotto dall’ANPI Provinciale di Torino.

OMOR SHAKHSIYA / PERSONAL AFFAIRS di Maha Haj (Israele, 2016, DCP, 88’) A Nazareth, una coppia di pensionati si trascina in una quotidianità fatta di noia e di consuetudini mentre i loro figli, due a Ramallah e uno in Svezia, sembrano vivere ognuno perso dietro le proprie piccole cose. L’opera prima di Maha Haj, già scenografa per Elia Suleiman, è una commedia leggera e intelligente in cui gli spazi diventano lo specchio dei personaggi e chiamano in causa con sottile ironia la questione dell’invalicabilità dei limiti.

A QUIET PASSION di Terence Davies (UK/Belgio, 2016, DCP, 125’) I versi di Emily Dickinson, una delle più grandi voci poetiche dell’Ottocento, accompagnano la figura di Cynthia Nixon attraverso le stanze e i giardini del palazzo di famiglia. Introversa, ironica, inquieta, Emily si muove tra il padre (Keith Carradine), la madre, le sorelle e le amiche, cercando delle risposte. Davies cesella un ritratto familiare e umano acuminato, dolente, talvolta buffo, dove gli ambienti e la luce diventano veri e propri stati d’animo.

RAMAN RAGHAV 2.0 / PSYCHO RAMAN di Anurag Kashyap (India, 2016, DCP, 127’) Dal regista di Gangs of Wasseypur, Bombay Velvet e Ugly (TFF31), un thriller adrenalico, tesissimo e travolgente sul rapporto simbiotico e ossessivo fra un serial killer e il poliziotto che a Mumbai gli dà la caccia. Ispirato alle gesta di un noto assassino seriale indiano degli anni ‘60, un film sul confine fra bene e male che ha perso ogni soluzione di continuità: senza ipocrisie né facili moralismi.

RESTER VERTICAL di Alain Guiraudie (Francia, 2016, DCP, 100’) Il regista di Le roi de l’évasion (TFF27) e Lo sconosciuto del lago riflette ancora una volta sul significato odierno del gender e della queerness, in una vicenda di amori e di paternità, di passioni e ossessioni anticonformistiche, in cui il sesso serve per scoprire una realtà non omologata, mentre i sessi scoprono se stessi. Altamente teorico e a suo modo misterioso, è un film che mette in gioco lo spettatore.

ROBERTO BOLLE. L’ARTE DELLA DANZA di Francesca Pedroni (Italia, 2016, DCP, 105’) Bolle&Friends, lo spettacolo che l’artista ha ideato, costruito e rielaborato nel corso degli anni, fissato durante un tour estivo attraverso tre luoghi simbolo del nostro patrimonio culturale: Pompei, le Terme di Caracalla e l’Arena di Verona. Danza on the road, vita di tourné, scelta dei brani, lezioni e prove che dissolvono in perfezione scenica. Non solo bellezza e arte, ma anche il duro lavoro e la passione che occorrono per raggiungerli.

ROMEO AND JULIET di Kenneth Branagh (UK, 2016, DCP, 184’) Romeo e Giulietta sono stati a New York tra i portoricani, a Praga tra i nazisti, a Verona Beach negli anni ‘90. Eccoli ora in una piazza italiana anni ‘50, con ragazzi in giacca scura e ragazze in gonna a palloncino, frati in bicicletta e un dandy attempato che scambia battute con amici più giovani (l’eccezionale Mercuzio di Derek Jacobi). Energica, felliniana e vitale, la versione di Branagh, con Lily James e John Madden (Cenerentola e il Principe nel suo ultimo film).

SLAM – TUTTO PER UNA RAGAZZA di Andrea Molaioli (Italia, 2016, DCP, 100’) Sam è appassionato di skateboard e passa la vita con gli amici con cui condivide salti e cadute. Vorrebbe andare all’università, viaggiare e soprattutto non fare un figlio a sedici anni, com’è capitato a sua madre e a sua nonna. Dal romanzo di Nick Hornby, il nuovo film di Andrea Molaioli (La ragazza del lago), con Jasmine Trinca e Luca Marinelli, affronta con ironica leggerezza il tema della crescita e delle responsabilità. Spirito guida: Tony Hawk.

SMRT U SARAJEVU / DEATH IN SARAJEVO di Danis Tanovic (Francia/Bosnia, 2016, DCP, 85’) Alla vigilia delle cerimonie per il centenario dell’assassinio di Franz Ferdinand, all’Hotel Europa di Sarajevo si incrociano rivendicazioni sindacali, scontri ideologici e preparazioni di discorsi. Tanovic adatta liberamente una pièce di Bernard-Henri Lévy, alternando satira, azione e analisi politiche, walk & talk sorkiniani e lunghi piani sequenza. Una riflessione intensa, ironica e dolorosa sull'(im)possibilità dell’Europa e della convivenza.

SONO GUIDO E NON GUIDO di Alessandro Maria Buonomo (Italia, 2016, DCP, 79’) Poeta, performer, intrattenitore: Guido Catalano ha molte anime, e questo lo sanno tutti. Ma sono in pochi, pochissimi a sapere che Guido ha un fratello gemello, Armando, che è il vero autore delle sue poesie. Per raccontare un personaggio così complesso e sfaccettato, Alessandro Maria Buonomo e il gruppo della Elianto Film sono ricorsi al mockumentary, creando una storia sospesa tra commedia, giallo e dramma familiare.

SULLY di Clint Eastwood (USA, 2016, DCP, 95’) Il 15 gennaio 2009 il volo US Airways 1549, partito da New York e diretto a Charlotte, s’imbatte, dopo il decollo, in uno stormo di uccelli che causa il malfunzionamento di entrambi i motori. Il pilota Chesley “Sully” Sullenberger effettua un ammaraggio sulle acque del fiume Hudson, salvando la vita di 150 passeggeri e dell’equipaggio. Eastwood racconta il “Miracolo sull’Hudson”, con Tom Hanks nei panni del protagonista e Aaron Eckhart in quelli del copilota Jeff Skiles.

SUNTAN di Argyris Papadimitropoulos (Grecia/Germania, 2016, DCP, 104’) Finito a fare il medico condotto su un’isoletta greca che è meta turistica giovanile, un tristo quarantenne sviluppa un’ossessione per una ventenne scatenata e sexy che gli capita in ambulatorio e che non perde occasione di stuzzicarlo. Acida e cinica opera greca, che il regista definisce un “coming of middle age”: un film tutto giocato sul contrasto tra la discinta sensualità della ragazza e il doloroso patetismo dell’uomo. Corpi nudi e menti turpi.

LE VOYAGE AU GROENLAND di Sébastien Betbeder (Francia, 2016, DCP, 98’) Thomas e Thomas, due aspiranti attori parigini intorno alla trentina, partono per la Groelandia, dove vive da anni il padre di uno dei due. L’esperienza ai limiti del mondo, nell’isolamento dei ghiacci, e il confronto con la vita delle popolazioni locali e con le loro tradizioni li spinge a rimettere in prospettiva le loro esistenze. Betbeder mette la giovinezza e i sentimenti al centro di un piccolo gioiello che sta tra la buddy comedy e il mumblecore.

WAR ON EVERYONE di John Michael McDonagh (UK, 2016, DCP, 98’) Alexander Skarsgård e Michael Peña sono due poliziotti sui generis di Albuquerque, che non disdegnano mazzette, alcool e droghe: finiranno in guerra contro un crudele ed affettato boss della mala cui hanno deciso di mettere i bastoni tra le ruote. Dopo The Guard e Calvary, John Michael McDonagh firma un film scatenato a cavallo tra buddy cop movie, commedia nera e polizieschi anni ‘70, senza plagi né citazionismi esasperati.

WEXFORD PLAZA di Joyce Wong (Canada, 2016, DCP, 80’) Betty è una ragazzona sovrappeso che vive sola, cerca l’anima gemella su un’app e fa la guardia notturna in un deserto centro commerciale, con due colleghi nerd che si prendono gioco di lei. Nel bar del centro commerciale lavora Danny di cui si invaghisce, non ricambiata. Un’opera prima di straordinaria misura, capace di gestire la narrazione minimale attraverso il controllo e le sfumature; una commedia amara con un’attrice irresistibile.

Film Commission Torino Piemonte
GIPO, LO ZINGARO DI BARRIERA di Alessandro Castelletto (Italia, 2016, DCP, 90’) A tre anni dalla scomparsa di Gipo Farassino (avvenuta l’11 dicembre 2013), il film che ricorda il suo percorso umano e artistico. Un vero e proprio viaggio, nella sua musica e nei suoi luoghi (la “Barriera”, alla quale è sempre ritornato, ma non solo), nel quale ci accompagnano Luca Morino, Subsonica, Perturbazione e altri ancora. Un omaggio allo spirito anarchico di uno chansonnier che è stato paragonato a Montand e Brassens.

SADIE di Craig Goodwill (Canada/Italia, 2016, DCP, 92’) Una giovane scrittrice, autrice di romanzi erotici di successo, viene convinta da un suo ex a trascorrere, con una misteriosa altra donna, alcuni giorni in una lussuosa e isolata villa in Italia: ma ad attenderla ci sono i demoni del suo passato. Le belle Analeigh Tipton e Marta Gastini sono le protagoniste di un film sensuale e onirico, ricco di violenza e mistero, che cavalca la linea sottile tra piacere e dolore, tra desiderio e realtà.

Premio Maria Adriana Prolo 2016
Z di Costa-Gavras (Z, L’orgia del potere, Francia/Algeria, 1969, DCP, 127’) Una dittatura senza nome, un Deputato che chiede giustizia, le violenze della Polizia, un omicidio politico da insabbiare. «Ogni somiglianza con avvenimenti reali, persone morte o vive non è casuale. È volontaria»: così è scritto nei titoli di testa di uno dei più celebri film politici della storia, ispirato agli orrori del regime dei colonnelli in Grecia. Premio della giuria a Cannes e Oscar come Miglior film straniero, con Jean-Louis Trintignant e Yves Montand.

Festa vintage
MERRY CHRISTMAS MR. LAWRENCE di Nagisa Oshima (Furyo, UK/Giappone/Nuova Zelanda, 1983, 35mm, 123’) In un campo di concentramento giapponese a Giava nel 1942, la tensione fra il comandante (Sakamoto Ryuichi) e un ufficiale inglese prigioniero (David Bowie) sfocia nell’amour fou. Celeberrimo cult di Oshima, un war movie che è anche un mélo straziante sull’inutilità di ogni conflitto. Una sorta di Ponte sul fiume Kwai intinto nella confusione d’identità postmoderna. Fra gli interpreti, Tom Conti e Takeshi Kitano. Indimenticabili il bacio fra i due protagonisti e la colonna sonora di Sakamoto.

THE DEER HUNTER di Michael Cimino (Il cacciatore, USA, 1978, DCP, 183’) Tre operai della Pennsylvania partono per la guerra in Vietnam e cadono prigionieri dei Vietcong. Sopravvivono alle torture, ma uno di loro resta nell’inferno di Saigon, psicologicamente schiavo della roulette russa. Lo sconvolgente capolavoro di Cimino ritrae con passione, e al di là di ogni ideologia, l’impulso autodistruttivo dell’America del tempo. Con Robert De Niro, Meryl Streep e Christopher Walken, a cui va uno dei 5 Oscar vinti dal film.

I PARENTI TUTTI di Fabio Garriba (Italia, 1967, 35mm, 19’)
VOCE DEL VERBO MORIRE di Mario Garriba (Italia, 1970, 16mm, 16’)
IN PUNTO DI MORTE di Mario Garriba (Italia, 1971, 35mm, 57’) Tre storie di giovani che reagiscono alle disfunzioni famigliari con gesti estremi e paradossali. Il cinema dei gemelli Fabio e Mario Garriba – presenza discreta, ma decisiva, nel cinema italiano  degli anni ‘70 – fa da ponte fra Bellocchio e Moretti, congiungendo anarchia e ode all’infanzia. Da attori o aiuto registi si sono formati sui set di Fellini, Monicelli, Moretti, Ferreri, Pasolini e Bellocchio. Fabio Garriba era anche poeta.

INTOLERANCE di D.W. Griffith (USA, 1916, 35mm, 198’) Quattro storie di intolleranza e oppressione, dalla caduta di Babilonia al presente del tempo, dal Vangelo alla strage degli Ugonotti. Colossale e dispendioso, fu il grande fiasco di Griffith, ricompensato solo dalla forte rivalutazione successiva: negli anni ‘60 Pauline Kael lo definì “uno dei due o tre film più influenti mai realizzati”, e anche oggi, nel suo centenario, resta narrativamente e visivamente strabiliante. In 35 mm, restauro del MoMa.

GIUSEPPE VERDI di Raffaello Matarazzo (Italia, 1953, DCP, 121’) Giuseppe Verdi, prossimo alla morte, ricorda il suo passato: dagli esordi alla Scala con Oberto, conte di S. Bonifacio, alla perdita del figlio e della moglie, dal trionfo con Nabucco all’amore problematico con la soprano Giuseppina Strepponi, prima osteggiato e poi finalmente accettato dal suocero del compositore. Un biopic virato in mélo, con Pierre Cressoy, Gaby André, Anna Maria Ferrero e i cammei di Mario Del Monaco e Tito Gobbi.

LA NAVE DELLE DONNE MALEDETTE di Raffaello Matarazzo (Italia, 1953, DigiBeta, 89’) Su una nave che trasporta detenute verso le carceri del Sud America, viaggia anche Consuelo, costretta dalla famiglia ad accusarsi d’infanticidio per salvare la perfida cugina Isabella. Di fronte all’ennesimo sopruso subito dalla ragazza e dall’avvocato Da Silva, imbarcatosi clandestinamente per salvarla, le carcerate organizzano una sommossa. Matarazzo flamboyant, eccessivo e scalpitante, indomito e baroccheggiante, un godimento assoluto.

PALOMBELLA ROSSA di Nanni Moretti (Italia, 1989, DCP, 89’) Michele Apicella, dirigente del Pci reduce da un incidente che gli ha provocato un’amnesia, è in trasferta ad Acireale con la sua squadra di pallanuoto. Dentro e fuori dalla piscina, incontri, dialoghi, richieste, ricordi. Uno dei capolavori di Nanni Moretti: esilarante, straniante, surreale, profondo. La fotografia dello smarrimento di una generazione, tra pubblico e privato, singolare e collettivo, ideologia ed emotività. Un film che parlava di quel presente e parla ancora del nostro futuro.

LE BELLE PROVE di Gianni Zanasi (Italia, 1993, 16mm, 26’)
NASTASSIA di Francesco Munzi (Italia, 1996, 35mm, 12’)
LA FINESTRA di Silvia Perra (Italia, 2016, DCP, 30’) Ad accompagnare la presentazione del libro L’ora di regia di Gianni Amelio e Francesco Munzi, tre saggi del corso di regia del CSC. Un gruppo di ragazzi della periferia romana per Gianni Zanasi (ripreso nel lungometraggio Nella mischia); una signorina coraggiosa che lascia San Pietroburgo e segue un punk in Italia per Munzi; due contadini sardi che, costretti da abbandonare la loro casa, ritrovano la libertà nella fuga, per Silvia Perra.

GIOVANNA di Gillo Pontecorvo (Italia, 1955, Blu-Ray, 36’) Le operaie di un’industria tessile di Prato si barricano nello stabilimento alla notizia che venti di loro stanno per essere licenziate; tenacemente unite nonostante le famiglie che le aspettano, i timori e la stanchezza, le operaie diventano il simbolo della lotta di classe. Un film di “purissimo” neorealismo, girato da Pontecorvo con Montaldo come aiuto regista e Solinas come sceneggiatore, episodio del progetto internazionale sulle donne La Rosa dei Venti.

WHERE THE SIDEWALK ENDS di Otto Preminger (Sui marciapiedi, USA, 1950, DCP, 95’) Nel 1950 Otto Preminger ricostituisce la coppia del suo noir più famoso (Vertigine): Dana Andrews, nella sua parte migliore (un poliziotto dai modi troppo bruschi e in lotta perenne contro se stesso e i suoi capi), e Gene Tierney (la vedova di un sospetto che il poliziotto ha ucciso incidentalmente), magnifica e inafferrabile. Scritto da Ben Hecht, un noir tormentato e cattivo che anticipa personaggi e atmosfere alla Ellroy, restaurato e distribuito da Lab80 Film.

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