This is the end. Paolo Gentiloni e l’inutile bluff sullo Ius Soli

Non bastavano solo le pesanti assenze in aula durante l’approdo della legge sullo Ius Soli. Questa legislatura si chiude con una farsa, l’ennesima. Uno scarica barile, con sgarbo al Presidente Mattarella, verso il Colle.

Bisogna «allungare la vita del Parlamento» per «approvare lo ius Soli», e «bastano due settimane», assicurano dalle frange della sinistra parlamentare. Una richiesta impossibile da realizzare per alcuni semplici motivi.

PAOLO GENTILONI E GLI APPELLI IMPOSSIBILI SULLO IUS SOLI

Sul testo ci sono decine di migliaia di emendamenti delle opposizioni, e per discuterli e votarli ci vorrebbero settimane di aula dove potrebbe sfuggire una qualsiasi modifica (rinviando di fatto il ddl all’altro ramo). L’unica cosa che si può fare sullo Ius Soli è porre il voto di fiducia. Ma il governo non ha i numeri in Senato, cadrebbe e così ci sarebbe un vuoto inquietante da qui fino alla nuova legislatura. Questa soluzione non è stata nemmeno ipotizzata dal premier Paolo Gentiloni e sarebbe folle attuarla se si vuole garantire una qualche stabilità istituzionale. Oggi De Marchis, in un retroscena su Repubblica, parla dell’amarezza del presidente del Consiglio verso la mancata approvazione. Un obbligo – recita il titolo – verso la prossima legislatura. Già ma la prossima legislatura in mano a chi sarà?

«Noi siamo un paese che contemporaneamente è orgoglioso della sua capacità di accoglienza», ha spiegato il presidente del Consiglio Gentiloni nella conferenza stampa di fine anno.
«Il capitolo dei diritti – ha sottolineato – è purtroppo incompiuto». Gentiloni ha ricordato il biotestamento, le unioni civili e quella legge che ancora non c’è. La parola Ius Soli non è nemmeno citata nel discorso, parte di quei diritti incompleti.

(Foto: ANSA / GIUSEPPE LAMI)

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