TFF, Lorenza Mazzetti risponde a Gabriele Muccino “C’è bisogno di dilettanti come me e Pasolini”

“Non chiamatemi maestra, io sono un genio”. Sorriso aperto, vitalità straordinaria, Lorenza Mazzetti, classe 1928, è al Torino Film Festival per ritirare il premio Maria Adriana Prolo 2015, intitolato alla donna che fondò il Museo Nazionale del Cinema. “Era ora – scherza – sono un genio! Sono felice di questo riconoscimento, è bello che film come i miei, imperfetti e liberi, vengano proiettati e premiati qui. Meglio questo premio dell’Oscar, bisogna essere troppo perfetti per vincerlo”. Racconta i suoi inizi, sprona i giovani a seguire il suo esempio. “Con i telefonini, la piccola videocamera con cui mi state intervistando, ora è più facile fare cinema. E sono sicuro che i ragazzi sapranno stupirci con opere bellissime, libere”. Lei che è l’antesignana del Free Cinema che in lei riconobbe un riferimento – tanto che Lindsay Anderson e gli altri le chiesero di fermare il loro manifesto artistico – si prende anche la briga di rispondere alla polemica su Pasolini di Gabriele Muccino. “Ha ragione quando dice che Pier Paolo Pasolini fosse un amateur – nel senso etimologico di dilettante, che svolge un’attività per diletto – e il problema, oggi, è che non ne esistono più di autori che prendono la macchina da presa e girano, liberi di creare fuori dagli schemi. Come lui, come me. Se ha un problema, il cinema attuale, è proprio questo, ecco perché non c’è un Free Cinema ora. Ma tornerà”. E rivela perché rifiuta l’etichetta di maestra. “Non posso essere chiamata tale perché insegnerei a rubare. Per fare il mio primo film, K (oggi in proiezione qui al TFF 33 con il secondo, Together), ho rubato la macchina da presa e firmato il falso. Rischiando di andare in prigione”. Se si crede nella propria arte e nei propri sogni, vale la pena di correre anche il pericolo di farsi rinchiudere in una cella.

Parola di Lorenza Mazzetti.

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