Terrorismo, in Italia rischio di attentati più concreto: cosa dice la relazione degli 007

28/02/2017 di Donato De Sena

In Italia il rischio attentati terroristici è sempre più concreto. A colpire potrebbero essere i jihadisti radicalizzati nel nostro Paese, in casa, dediti ad attività di auto-indottrinamento e addestramento su manuali online, impegnati a fare proselitismo in favore dell’Isis e intenzionati anche a raggiungere i territori del Califfato.

 

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TERRORISMO, RISCHIO ATTENTATI IN ITALIA SEMPRE PIÚ CONCRETO

È quanto messo nero su bianco dall’intelligence dal rapporto annuale inviata ieri al Parlamento («Relazione della politica dell’informazione per la sicurezza»). Ecco cosa si legge nel rapporto dei nostri 007:

Anche con riguardo all’Italia, è proseguita nel corso dell’anno la pressante campagna intimidatoria della pubblicistica jihadista caratterizzata da immagini allusive che ritraggono importanti monumenti nazionali e figure di grande rilievo, tra cui il Pontefice. Tema dominante si è confermato quello dell’attesa della conquista di Roma, motivata anche dal ruolo assunto dal nostro Paese nella lotta internazionale al terrorismo e nella stabilizzazione delle aree di crisi, prima fra tutte la Libia.

 

I principali profili di criticità appaiono ancora riconducibili alla possibile attivazione di elementi “radicalizzati in casa”, dediti ad attività di auto-indottrinamento e addestramento su manuali on-line, impegnati in attività di proselitismo a favore di Daesh e dichiaratamente intenzionati a raggiungere i territori del Califfato.

 

Al riguardo, sempre più concreto si configura il rischio che alcuni di questi soggetti decidano di non partire – a causa delle crescenti difficoltà a raggiungere il teatro siro-iracheno ovvero spinti in tal senso da “motivatori” con i quali sono in contatto sul web o tramite altri canali di comunicazione – determinandosi in alternativa a compiere il jihad direttamente in territorio italiano. È indicativo, in proposito, quanto emerso nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Terre vaste” che il 28 aprile ha portato all’emissione di sei ordinanze di custodia cautelare – a carico di altrettanti soggetti residenti nel nostro Paese – per il reato di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo anche internazionale. L’attività investigativa ha evidenziato, tra l’altro, il ruolo svolto da uno straniero il quale, partito dall’Italia nel 2015 con la famiglia per raggiungere il Califfato, ha messo in atto nei confronti di elementi presenti in territorio nazionale, su indirizzi dettati da Daesh, una sistematica attività di persuasione, esortandoli ripetutamente a non raggiungere le terre del Califfato ma, piuttosto, ad agire in Italia.

 

In prospettiva, come per altri Paesi europei, alla flessione delle partenze di foreign fighters dal territorio nazionale potrebbe corrispondere un aumento del rischio di attacchi “domestici” da parte di una o più persone legate da fattori di prossimità. Al riguardo, rilevano soprattutto legami familiari, rapporti amicali ed esperienze condivise di devianza negli ambienti delinquenziali e nelle strutture di detenzione.

(Immagine: fermo da video dei carabinieri su indagine antiterrorismo)

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