«In Giappone non sarebbe crollato neanche un castello di sabbia»

29/08/2016 di Redazione

Il sisma che ha distrutto Amatrice e provocato gravissimi danni ad Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto non avrebbe causato probabilmente crolli in Giappone. Lo spiega al Corriere della Sera il professor Yoshiteru Murosaki, direttore dell’Istituto per la prevenzione dei disastri e tra i massimi esperti nipponici.

TERREMOTO AD AMATRICE, L’OPINIONE DI MUROSAKI

Il Giappone è uno dei Paesi più colpiti al mondo dai terremoti. Il Paese asiatico si affaccia all’intersezione tra la placca asiatica e quella del Pacifico, ed è soggetto a fenomeni sismici quasi quotidiani, talvolta con esiti devastanti. Si pensi allo Tsunami del 2011, o al terremoto che uccise diverse migliaia di persone a Kobe. Il Corriere della Sera ha intervistato un docente universitario nipponico, Yoshiteru Murosaki, in merito al sisma che ha colpito l’Italia centrale. Murosaki rimarca come non si tratti di un terremoto tettonico, i più violenti, bensì di uno «interno», generato dai movimenti di masse magmatiche in profondità, con un raggio dell’epicentro più limitato e una potenza inferiore. Questi terremoti di solito non causano danni e vittime così numerosi come successo tra Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto.

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TERREMOTO NELL’ITALIA CENTRALE, NESSUN DANNO IN GIAPPONE

Il professor Murosaki è particolarmente schietto nel rimarcare come un sisma di intensità simile al terremoto che ha colpito l’Italia centrale non avrebbe causato significativi danni nel suo Paese.

In presenza di onde sismiche del sesto grado Richter, è molto raro, sia in Giappone sia in Italia, che si verifichino danni agli edifici così ingenti come in questo caso. Lesioni di questa portata possono essere attribuite solo alla mancanza nelle costruzioni di adeguate strutture antisismiche. Normalmente, in Giappone, un terremoto di questa magnitudo e con vibrazioni di questo tipo non produce le vittime che ha prodotto il terremoto dei giorni scorsi nell’Italia centrale.

Per Murosaki la differenza può essere provocata dalle differenti costruzioni, in mattoni o in legno, delle case, così come dalla diversa cultura della sicurezza esistente tra Italia e Giappone.

L’alta frequenza con cui da sempre nel nostro arcipelago si verificano terremoti di proporzioni enormi ci ha reso previdenti. Ho l’impressione che in Italia, in confronto, una vera cultura della prevenzione a livello del cittadino comune sia ancora piuttosto carente.

L’esperto giapponese sottolinea però come per l’Italia, con un patrimonio edilizio storico molto più diffuso, sia più difficile mettere in sicurezza tutti gli edifici, anche se è essenziale un lavoro di monitoraggio sul rischio antisismico condotto dalle autorità del nostro Paese.

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