Tasse, la rivoluzione: «Basta contribuenti vessati da recuperi esigui e solo formali»

29/04/2016 di Redazione

Sono spesso documenti operativi, attuativi come una circolare a cambiare il volto dell’amministrazione nei suoi rapporti con il cittadino: quella emessa da Rossella Orlandi, alla testa dell’Agenzia delle Entrate, potrebbe essere una rivoluzione copernicana nel mondo delle tasse. L’idea è quella di “umanizzare” l’azione dell’agenzia fiscale per ridurre ulteriormente sia l’evasione fiscale da parte del cittadino, sia la velocità del recupero degli eventuali crediti da esigere: e quindi, dice la circolare, stop ad accertamenti estremamente laboriosi e invasivi. Anche perché, scrive la Orlandi capovolgendo il vecchio adagio del ministro Padoa-Schioppa, «è innegabile che anche il cittadino più sensibile alla cosa pubblica non si priva volentieri di una parte del proprio reddito».

TASSE, RIVOLUZIONE DEL FISCO: «BASTA CONTRIBUENTI VESSATI»

Di base dunque, si legge su Repubblica, gli accertamenti implacabili del fisco saranno dedicati principalmente ai grandi evasori.

Basta con i recuperi «solo formali o per importi esigui», definiti «uno spreco di energia». Basta pure con «la caccia all’errore involontario e alle formalità». Di qui in avanti solo «dialogo, trasparenza e approccio chiaro». La «lotta senza quartiere» si intensifica e viene però riservata «alle forme di evasione più gravi e alle frodi». L’Agenzia riscopre dunque pure il volto umano, dopo che la sua direttrice Rossella Orlandi due mesi fa avvertiva, con una battuta, che «chi non collabora conoscerà il lato oscuro degli accertamenti». Controlli che non spariscono del tutto, ma diventano meno invasivi e mirati. Mentre nuove energie si dirottano su frodi e grandi evasioni anche a livello internazionale, grazie all’incrocio delle banche dati arricchite di apporti dalle autorità fiscali estere. n nuovo modello organizzativo, varato dalle Entrate nell’ottobre 2015, dovrebbe essere in grado di innescare azioni anti-frode sul territorio potenziate e simultanee: «L’azione non trascurerà chi per mestiere non si cura del corretto adempimento fiscale, ma agevola fenomeni contrari alla legge». Continua poi «la stagione della trasparenza» e dunque della compliance, il convincimento a pagare le tasse prima che scattino i controlli (il cosiddetto adempimento spontaneo). 

 

In un’intervista, sempre a Repubblica, Rossella Orlandi afferma che sia necessario “distinguere” fra un contribuente magari distratto, e la vera e propria malafede del grande evasore: perché molti contribuenti, dice la Orlandi, non evadono apposta, ma solo per scarsa o mancante informazione.

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Anche l’utilizzo di strumenti presuntivi quali gli studi di settore dovrà essere usato, dice la Orlandi, sostanzialmente “cum grano salis”.

Con la sua circolare lei invita i 40 mila colleghi dell’Agenzia a usare “proporzionalità e ragionevolezza” quando si agisce con le presunzioni di evasione. È una questione tecnica, ma ha un risvolto assai importante come sanno coloro cui è capitato un accertamento di questo tipo: parliamo di redditometro, studi di settore, soldi in banca
«C’è un caso di scuola di un piccolo imprenditore agricolo a cui è stato contestato un reddito di due milioni. Un po’ troppo, in quella circostanza! Ora io dico ai miei: calma e gesso prima di far scattare l’accertamento fiscale ed entrare in quel tunnel. Mettiamoci la testa. Le presunzioni, come il patrimonio in banca, il redditometro o gli stessi studi di settore, sono strumenti utili, ma se usati in modo indiscriminato non portano a nulla. Bisogna chiamare il contribuente, chiedere ragione della spesa o della somma di denaro in banca, dargli la possibilità di spiegare le esatte ragioni».

Questo atteggiamento varrà anche per i controlli bancari su cui da quest’anno vi danno poteri molto forti?
«Spesso si considera reddito un patrimonio che deriva da cause diverse e non è per forza frutto di evasione fiscale. Lo sa che oggi se lei preleva 500 euro dal Bancomat possono essere considerate un reddito e dunque tassate? Bisogna andarci con i piedi di piombo».

Un fisco dal volto umano?
«E lo abbiamo già dimostrato. Lo scorso anno, in occasione del debutto della dichiarazione precompilata, abbiamo riscontrato che più di 200 mila persone non avevano nemmeno compilato la dichiarazione. Avremmo potuto prendercela comoda e far trascorrere i tempi entro cui è possibile, per legge, ravvedersi. Invece abbiamo lavorato sodo, abbiamo spedito le lettere e chi ha voluto si è potuto mettere in regola»

 

 

Dice la Orlandi che l’Agenzia delle Entrate abbandonerà il controllo soffocante su quella che lei chiama “minutaglia”.

L’idea è di risparmiare forze per concentrare il tiro sugli evasori incalliti.
«Esattamente. Con questa operazione noi risparmiamo il 10 per cento del tempo di lavoro che fino ad oggi destinavamo alla minutaglia e ci concentriamo sulla lotta all’evasione più incallita e pericolosa».

Vi concentrerete sui grandi evasori?
«Non è solo una questione di grandi o piccoli. Anche per le grandi aziende è in atto un meccanismo che mira a prevenire l’evasione più che a reprimerla. Oggi con la ‘cooperative compliance- è possibile richiedere il nostro parere sulle grandi operazioni, ogni mossa che si fa viene preventivamente controllata e le cose filano meglio».

Sono le critiche ricevute che vi hanno portato a questa svolta? Lei stessa nella sua lettera ai dipendenti riconosce che è necessario cambiare registro.
«Distinguiamo. C’è in corso una campagna denigratoria, qualunquistica e pericolosa da parte di una trasmissione satirica, “Striscia la notizia”. Vorrei solo ricordare che non è la strada giusta: le nostre sedi sono già state materialmente attaccate e un nostro funzionario ha subito gravi danni fisici. Noi ricorreremo alle vie legali. Ma al di là di questo la svolta la faremo perché crediamo che ridurrà l’evasione e migliorerà i rapporti con i cittadini»

 

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