Stupro Roma: “Vogliamo evitare un altro caso Parolisi”

Stupro Roma, la Marina: “Vogliamo evitare altri casi Parolisi”. Sono cucite le bocche dei militari interrogati sulle azioni di Giuseppe Franco, il sottufficiale marinaio agli arresti accusato di aver stuprato una sedicenne a Roma: l’ordine ufficiale è quello di mantenere il “no comment”. Ma le parole trapelano a mezza bocca: “Il sottufficiale ha infangato la nostra divisa”, dicono i colleghi.

STUPRO ROMA, LA MARINA: “VOGLIAMO EVITARE UN ALTRO CASO PAROLISI”

Le loro parole sul Messaggero.

«Ci sono delle indagini in corso e non entriamo nel merito», ribadiscono le autorità militari che dopo averlo sospeso dal servizio, adesso stanno passando al setaccio tutto il curriculum professionale del 31enne. Sottocapo di seconda classe, il pari di un sergente, appartenente al gruppo navale di La Spezia e pronto ad essere spedito in missione antipirateria a largo del Corno d’Africa e nelle acque antistanti la Somalia. Il giorno dopo la cattura è il momento dei commenti e dei rumors di chi Giuseppe Franco lo ha conosciuto e chi no. Lungotevere delle Navi a due passi da piazzale Flaminio, è il quartier generale dei marinai.

Le giubbe bianche si aggirano fuori dal palazzo della marina, e qualcuno si sbottona: la priorità sembra essere quella di evitare un’altra sovraesposizione mediatica del corpo, come fu per Salvatore Parolisi, condannato per la morte della moglie Melania Rea, militare del 235 reggimento Piceno.

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«Per la Marina- ha spiegato un primo maresciallo- è una cosa tremenda che getta un’ombra nella forza armata ai danni di quanti lavorano bene ogni giorno». «Ha tradito i nostri valori – ha fatto sapere un altro marinaio – e ha macchiato la divisa». «Chi ha sbagliato deve pagare – ha aggiunto un altro collega – la giustizia deve fare il suo corso sia sul fronte ordinario che su quello militare». «Non vorremmo un altro Parolisi – ha tuonato un sottotenente – dove il singolo infanga la divisa portata con dignità da molti altri». (…) Giuseppe Franco, fermato dalla squadra mobile, resta indagato per violenza sessuale e sostituzione di persona. Nessuno dei suoi colleghi lo difende per il momento. «Le mele marce sono ovunque e in qualsiasi settore – ha ammesso un sergente- basta non confondere e fare di tutta un’erba un fascio. Se qualcuno ha sbagliato pagherà, per fortuna ci sono tante brave persone che sono arruolate. Noi siamo quelli che salviamo la gente in mare». 

La carriera militare del sottufficiale ora è letteralmente ai raggi X: la marina vuole verificare se ci fossero state avvisaglie di qualche genere, qualcosa, nel suo passato, che facesse presagire una tendenza criminale.

Ogni singolo rapporto sulla carriera di Franco adesso è sotto la lente di ingrandimento per capire se c’erano segnali che potevano far presagire disturbi o far intendere che qualcosa non andava nel comportamento del giovane sergente. Le indagini si concentrano su cosa possa essere scattato nella sua mente e se avesse già in passato mostrato qualche turba.  ministeri e nei palazzi della Capitale.

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