Stupro Rimini, quando il 15enne arrestato disse: «Quella la faccio bere e la violento»

04/09/2017 di Redazione

Emergono ancora inquietanti dettagli dalla storia dello stupro (avvenuto la notte del 26 agosto a Rimini) di una donna polacca e una trans peruviana. A raccontarli alcune amiche dei quattro ragazzi fermati per le violenze. A raccogliere la loro testimonianza è stata l’inviata di Repubblica Brunella Giovara. Il più giovane degli arrestati, un marocchino di 15 anni, uno dei due fratelli che sabato si sono consegnati ai carabinieri di Montecchio di Vallefoglia, in provincia di Pesaro Urbino, qualche giorno prima dello stupro, durante una festa di compleanno avrebbe pronunciato frasi choc:

Il 23 agosto, alla festa di compleanno di Margherita, “K. disse una cosa che ci lasciò tutti di m… Aveva puntato una mia amica, Laura, che gli piaceva molto. Disse: adesso la faccio bere e poi la violento”. E voi? “Ci sono state reazioni diverse. Qualcuno è scoppiato a ridere, un altro gli ha detto: ma sei scemo. Molti sono rimasti male. Io e le mie amiche del cuore, ad esempio. Laura si è spaventata moltissimo, ed è rimasta con noi tre tutta la sera, appiccicata a noi”.

STUPRO RIMINI, SOSPETTI DELLE AMICHE DEI RAGAZZI ARRESTATI

A parlare sono Margherita e le amiche Hiba e Irene, anche loro 15enni, ragazze italiane di famiglie emigrate dal Marocco. Pensano che anche loro potevano subire qualche violenza, o forse no:

“Invece no, guarda che K. ci ha sempre trattato come sorelle, o cugine. Le nostre famiglie sono arrivate qui più o meno insieme, e le famiglie marocchine si aiutano molto”. E K., il più giovane degli arrestati, “ci faceva paura, certo, per come si comportava. Uno psicopatico. Parlava solo di uccidere e violentare. Era anche noioso, in questo. Ma non ci ha mai toccate, e noi comunque facevamo attenzione. Stavamo sempre insieme, noi tre”.

Repubblica racconta che le tre ragazze e i ragazzi accusati facevano parte di una grande comitiva di giovanissimi che si mantenevano in contatto tramite Whatsapp.  Dopo gli stupri, quando le forze dell’ordine hanno cominciato i controlli, la polizia avrebbe avvicinato anche K., che, come ricordano le amiche, «era tranquillo, rideva e scherzava». Ma una cosa inquietava le ragazze: quei loro amici dalla notte dello stupro erano spariti dalla chat o erano muti, non si collegavano più. «Abbiamo pensato che era strano. Poi sono proprio spariti, nessuno della compagnia li ha più visti. Ci siamo dette. ‘E se fossero loro?». Poi è arrivata la diffusione delle immagini dei ricercati. E la conferma di quei sospetti. «Io ho sempre pensato che fossero stati loro, c’erano delle coincidenze, uno non si cancella dalla chat degli amici così, di colpo».

(In copertina: fermo immagine di una telecamera di sorveglianza che mostra i quattro uomini che hanno partecipato allo stupro sulla spiaggia del Bagno 130 di Miramare a Rimini. Fonte: archivio Ansa)

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