La strana storia del bambino islamico che «ha detto “andremo a Roma a uccidere il Papa”»

«Hanno fatto bene, adesso andremo a Roma a uccidere il Papa», queste parole sarebbe state pronunciate da un bimbo macedone della scuola elementare di San Zenone. La dirigente, allarmata avrebbe informato la Farnesina. Il curioso caso, raccontato, dal Mattino di Padova e la Tribuna di Treviso ha fatto il giro della rete. Ma c’è qualcosa che non quadra.

LEGGI ANCHE: La vera storia della studentesse musulmane che lasciano l’aula durante il minuto di silenzio per Parigi

BAMBINO ISLAMICO “UCCIDIAMO IL PAPA”, IL PARERE DELLA COMUNITA’ MACEDONE

– Sulla questione è intervenuta la comunità macedone che ha chiesto tra l’altro un incontro con la dirigente. «Siamo presenti nel territorio da più di venticinque anni, viviamo accanto ai cittadini italiani», ha dichiarato alla Tribuna Nevzo Mehmedi, presidente dell’associazione “Ponte” ad Asolo «e in tutto questo tempo non abbiamo mai avuto problemi, siamo bene integrati con il resto della popolazione, qui c’è un livello di convivenza molto elevato». «Una sorpresa», ha proseguito Mehmedi «ma la preside si è comportata come il bambino, non capiamo perché non abbia contattato la famiglia invece di creare allarmismo e segnalare il fatto a Roma e ai carabinieri».

BAMBINO MACEDONE “UCCIDIAMO IL PAPA”, I GENITORI ALL’OSCURO DELLA COSA

– Si tratta di una bambinata? Se il minore ha appreso un concetto del genere in famiglia i genitori come minimo dovrebbero esser avvisati della cosa. Interrogati. Invece nulla. Mamma e papà sembravano all’oscuro di tutto. La Farnesina è stata contattata prima di loro. Riporta la testata:

La mail attende risposta mentre la famiglia del ragazzino sembrerebbe ancora all’oscuro dell’accaduto: «Nei giorni scorsi, quando la maestra è venuta a riferirmi cos’era successo in classe mi è dispiaciuto sentire quelle parole», continua De Bortoli «non ho ancora parlato con i genitori, li contatterò presto». L’atteggiamento del piccolo ha insospettito e preoccupato la preside: «Mi sento responsabile per tutta la comunità scolastica, il mio timore è rivolto a tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro etnia o fede religiosa, nelle nostre scuole siamo per l’accoglienza, la partecipazione e l’integrazione». È tutto? Quasi: «Ho parlato anche con i carabinieri, informandoli della vicenda», conclude. Il paese però si divide e c’è chi difende l’alunno puntando il dito contro alla sua famiglia. «I bambini parlano in libertà senza pensare a quello che dicono», commenta una mamma, «a quell’età non hanno la percezione esatta della realtà, sono sono come delle spugne, assorbono le parole le frasi che sentono, magari senza coglierne il significato»

Non bisogna dimenticare che in quest’ultime ore la comunità marocchina di Padova ha segnalato tre casi di intolleranza nelle scuole della zona. La vicenda esce ora sui giornali locali e nazionali con un tono che, data l’individuazione della scuola elementare e le parole della dirigente, potrebbe creare disturbo al minore stesso e ai suoi compagni di classe (San Zenone degli Ezzelini non è certo una metropoli). Perché, davanti alla affermazione di un minore, si è preferito prima avvertire la Farnesina e non i genitori del piccolo (fornendo magari una analisi più completa della situazione al Ministero)?

(Photo credit should read STAN HONDA/AFP/GettyImages)

Share this article
TAGS