Strage Migranti, il piano dell’Europa: “Distruggiamo i barconi”

Strage migranti, il piano dell’Europa comprenderà la distruzione selettiva e chirurgica dei barconi degli scafisti alla fonda nei porti del Maghreb e della Libia. Oggi si terrà il Consiglio Europeo straordinario sui temi dell’immigrazione dopo la più grande tragedia del Canale di Sicilia: i 700 morti dei barconi pesano sulla coscienza degli stati dell’Europa; qualcosa si muove, ma forse, non ancora abbastanza.

STRAGE MIGRANTI, IL PIANO DELL’EUROPA

Il presidente del consiglio Europeo Donald Tusk ha promesso, scrive il Messaggero, “un accordo su misure molto pratiche che dovrebbero prevenire la morte di altre persone in mare”. La prima emergenza da affrontare, dice il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker, “è salvare vite umane”. Ma basterà l’impegno degli stati dell’Unione Europea? La domanda è cruciale, spiega il Messaggero.

Secondo il testo [della bozza di conclusioni del vertice] i leader dovrebbero decidere “di rafforzare la nostra presenza in mare, combattere i trafficanti, prevenire i flussi di migrazione ilegale e rafforzare la solidarietà interna. Ma le resistenze di alcune capitali sono forti.

Sopratutto, manca il consenso per trasformare l’operazione Triton – un’operazione di pattugliamento e respingimento – in una Mare Nostrum europea – un’operazione di “search and rescue”, umanitaria. “Diversi stati membri temono che, trasformando Triton in una missione di “ricerca e soccorso” diventi una calamita per i migranti, che verrebbero incoraggiati a prendere il mare nella certezza di essere salvati”.

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STRAGE MIGRANTI, L’EUROPA: “PRONTI A DISTRUGGERE I BARCONI”

E’ il cosiddetto “pull factor” che gli Stati Europei cercano di evitare. Per questo accanto all’ipotesi di sforzo umanitario – ed è tutto da capire quanto sarà possibile effettuarlo, senza una parola chiara sui fondi che gli stati sceglieranno di mettere a disposizione: la bozza prevede il raddoppio dei fondi assegnati a Triton, ma saranno i fatti a parlare – si prefigura un’azione di Politica Estera e di Sicurezza Comune, affidato all’Alto Rappresentante per la Pesc Federica Mogherini.

Il modello, scrive ancora il Messageero, è quello dell’operazione “Atlanta”, quella anti-pirateria in Somalia.

Gli aerei dovrebbero individuare le imbarcazioni dei trafficanti in Libia, che potrebbero essere distrutte con i droni o navi militari.

Si pensa anche all’invio di navi vicino alle coste libiche, un’ipotesi che non convince alcuni stati perché secondo le regole del diritto internazionale marittimo i natanti sarebbero costretti a recuperare eventuali profughi in mare.

Il flusso degli arrivi non sembra però conoscere tregua, dunque bisogna trovare nuovi posti, provvedere all’accoglienza. E puntare ad ottenere quelle misure che possono invece sostenere gli sforzi di Regioni e Comuni: sono 81 mila gli stranieri presenti, tra loro ben 13 mila minori. Il calcolo dice che servono 5 mila nuovi posti ogni settimana.

Così il Corriere della Sera, che evidenzia le preoccupazioni che trapelano dal ministero degli Interni. La chiave della risoluzione della crisi umanitaria passa dalla risoluzione dello scenario libico: in Libia la Comunità Internazionale ha bisogno di un interlocutore unitario e chiaro. Per questo si stanno intensificando gli sforzi diplomatici con l’Unione Africana.

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