Stefano Gabbana: «Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo»

17/12/2017 di Redazione

Stefano Gabbana contro l”etichetta’ di omosessuale. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera il noto stilista, 55 anni, venti dei quali trascorsi in coppia con Domenico Dolce, oggi dichiara: «Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo. Mi sembra incredibile che ancora oggi si usi questo termine: sono biologicamente un maschio: lo stesso vale per una donna, che è una donna punto e basta, al di là di tutto». «La parola gay – ha proseguito – è stata inventata da chi ha bisogno di etichettare e io non voglio essere identificato in base alle mie scelte sessuali».

Stefano Gabbana: «Non voglio essere chiamato gay, sono semplicemente un uomo»

Gabbana si dice dunque stufo di essere etichettato in base al suo orientamento sessuale e attacca: «Del resto ho sempre fatto così: quando per strada mi urlavano ‘frocio’, io li inseguivo». «Una volta – racconta – uscendo di casa una macchina con quattro ragazzi mi ha gridato dal finestrino qualcosa del genere. Sfortuna per loro nel frattempo il semaforo è diventato rosso, li ho raggiunti e gli ho detto di scendere dalla macchina. Erano spiazzati». Lo stilista dice di aver maturato un anno fa la scelta di rifiutare l’etichetta di gay: «Ho pensato che essere un personaggio pubblico poteva aiutare a diffondere una nuova cultura, non più basata sui diritti gay, ma sui diritti umani. Prima che gay, etero o bisex siamo esseri umani». E sulle posizioni delle associazioni gay: «Le sigle spesso servono per difendersi, ma io non voglio essere protetto da nessuno, perché non ho fatto nulla di male. Sono semplicemente un uomo».

Stefano Gabbana: «Ho fatto perfino un t-shirt con la scritta ‘I am a man, I am not a gay’»

Gabbana dice di aver fatto una t-shirt («che presto indosserò») con la scritta ‘I am a man, I am not a gay’. «Classificare – afferma – crea solo problemi: cinema-gay, locali-gay, cultura-gay… Ma di cosa stiamo parlando? Il cinema, i libri e la cultura sono di tutti, anche se capisco che le lobby nascondo quando c’è bisogno di proteggersi da un clima avvelenato». Gabba dice comunque di sentirsi ancora discriminato: «Qualcuno invece di Stefano Gabbana mi chiama Gabbana-Gay! Per fortuna i miei problemi li ho superati quando ero più giovane. Ma non tutti hanno la fortuna di essere famosi, lavorare nella moda e vivere a Milano: c’è gente che abita in centri piccoli, presi in giro di continuo».

(Foto Abaca da archivio Ansa)

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