Wolf Call – Minaccia in alto mare: intervista al regista Antonin Baudry, ” la poesia di un sottomarino nucleare”
20/06/2019 di Redazione

Wolf Call – Minaccia in alto mare è il primo lungometraggio per Antonin Baudry, un debutto davvero efficace per il regista francese con un curriculum davvero originale, che oltremodo debutta con un vero e proprio block-buster come cast e costi, avventurandosi nel genere della fantapolitica bellica, ma con una storia molto vicina a numerosi fatti che ogni giorno le news ci riportano riguardo a crisi ed interventi militari. Antonin Baudry è stato consigliere di Dominique de Villepin, al ministero dell’Interno e degli Affari Esteri, e ha lavorato nell’ambito della diplomazia culturale a Madrid e New York.
Grande appassionato di letteratura e cinema, Baudry ha esordito scrivendo sotto lo pseudonimo di Abel Lanzac con Christophe Blain con due albi a fumetto di grande successo; I segreti del Quai d’Orsay. Cronache diplomatiche (2010-2011), che ha poi contribuito ad adattare per il grande schermo per la regia di Bertrand Tavernier. Wolf Call – Minaccia in alto mare oltre ad essere il suo esordio alla regia di un lungometraggio, rappresenta una storia decisamente importante. Molti nella scelta del sottomarino e il duello fra due di essi hanno pensato bene di “bollare” il film come il Caccia ad Ottobre Rosso made in France, in realtà, come lo stesso regista ci ha raccontato, il film è profondamente diverso e la sua tematica è più legata al suono e alle capacità umane di gestire delle macchine da guerra incredibili, ma che necessitano sempre della sensibilità dell’essere umano nell’ascoltare, non solo i suoni.
In occasione del festival Rendez-Vous Nuovo Cinema Francese abbiamo avuto la possibilità di intervistare Antonin Baudry, che ha illustrato la sua visione del film e di come abbia scelto un argomento molto caro al cinema, quello delle storie legate ai sottomarini ed ai suoi equipaggi, ma affrontato in modo differente ed originale.

Il protagonista del film è il suono, che lavoro ha fatto per costruire questo approccio sensoriale che viene trasmesso allo spettatore in modo totale.
Antonin Baudry : “Si è vero, io per prima cosa volevo fare una immersione sonora per lo spettatore, e quando sono stato la prima volta in un sottomarino ho compreso che dovevo realizzare questo film rispettando questa immersione sonora. In realtà io volevo riprodurre le stesse sensazioni che aveva ricevuto io stesso durante la mia prima prima immersione con un sottomarino Quindi è stato fatto questo lavoro straordinario per riprodurre il suono e mi sono avvalso dei migliori tecnici, come Randy Thom (due premi oscar per il suono, attualmente direttore del sound designer allo Skywalker Sound) e sono andato allo Skywalker Ranch per tutto il lavoro di postproduzione sul suono. Adoro il cinema francese, ma devo essere sincero che talvolta il suono nei film francesi mi mette a disagio e per questo ho voluto creare questa connessione continua tra musica, suono, trasformando anche il silenzio in modo musicale, anche il silenzio faceva parte di questa costruzione sonora.“
Il suo approccio al progetto è stata una sfida, come l’ha affrontata e quali sono stati i problemi nel realizzarlo sotto tutti i punti di vista.
Antonin Baudry : “Ma veramente non ho avuto alcuni problema ! -sorride – Sono partito e l’ho fatto. Io volevo realizzare un film come lo fanno gli americani, e non capivo perché non potevo farlo in Francia, e quindi ho trovato i produttori giusti che mi hanno aiutato nella realizzazione. Sono stato totalmente incosciente, quando l’ho scritto ho pensato solo al film che volevo vedere, quello che volevo vedere io. Ho pensato ai tanti film che provenivano da tutti i paesi del mondo e che da giovane andavo a vedere assieme a mio padre, il mio intento era fare un film che avrei voluto vedere insieme a mio padre. Quando ho incontrato il produttore Pathé Jerome Sedoux, gli ho presentato la sceneggiature la storia del film e lui mi ha detto ‘ok facciamolo ! ‘ E solo da quel momento mi sono reso conto in quale “guaio” mi stavo cacciando, ma devo ammettere che grazie all’aiuto di tanti collaboratori sono riuscito a superare tutte le difficoltà Ho avuto anche io i miei momenti di “vertigine”, per risolvere tanti problemi, ma poi alla fine tutto è andato bene. Questo è un progetto davvero atipico per il cinema francese, ma forse anche per l’Europa, di solito sono film realizzati dagli americani, e secondo me è un peccato, sembra quasi sia un genere vietato quello dell’azione, anche se poi in realtà i film d’azione sono nati in Europa.

Ma questo film diciamo che differisce anche dai classici action movies americani, come è arrivato a maturare questa processo di scrittura della sua storia.
Antonin Baudry : “Si credo che le differenze, siano effettivamente il realismo, tutto quello che vedete nel film è reale, può succedere, forse è successo e non lo sappiamo. Quando ho progettato il film ho avuto l’aiuto dello stato maggiore , di tanti esperti sui sottomarini e sono entrato in questo mondo per comprendere al meglio tutto, anche per capire bene tutto il meccanismo della dissuasione nucleare. Ad esempio ho incontrato molti sommergibilisti e ho cercato comprendere le loro debolezze e fragilità. Mi hanno spiegato che quando vengono individuati da un elicottero non sono più in grado di sfuggirli, e quando ho chiesto a loro che cosa avrebbero fatto per evitarlo, una persona mi ha detto che avrebbe fatto una cosa che non si dovrebbe fare , ovvero salire in superficie e sparare all’impazzata dal sottomarino contro l’elicottero (quella che poi è diventata una incredibile scena di apertura del film n.d.r.). Anche nell’aspetto geopolitico del film, io sono stato diplomatico nella mia vita, quindi conosco bene alcuni meccanismi, c’è un momento nel film dove scopriamo che la Russia posiziona delle truppe in Finlandia , e se fossi Putin, e per fortuna non lo sono, anche io agirei in questo modo prendendo un pezzetto di europa di una nazione che però non fa parte della Nato, e aspetterei anche di vedere la reazione dell’Europa stessa.“
Nel film si percepisce una minaccia costante, che forse il pubblico neanche conosce, una sensazione che è riuscita a trasmettere benissimo.
Antonin Baudry : ” Si è vero, volevo fare una tragedia greca nel mondo attuale, ed per questo che ho scelto i sottomarini nucleari, dove si ha un continuo di azioni e sentimenti umani. In questo caso si parla di un problema umano si parla di autoannichilimento dell’uomo, quindi rappresenta il rischio attuale l’auto annientamento con le armi nucleari , ma si può anche riferire al cambiamento climatico e la possibile distruzione del pianeta. E un conflitto che minaccia sempre la nostra sopravvivenza . La domanda che mi sono posto nel film che ho cercato di far emergere, è cosa può salvarci da questa minaccia costante, la questa dissuasione nucleare, le alleanze, o forse sono solo le relazioni umane come l’amore.”

Quanto è più divertente fare il regista rispetto alla carriera diplomatica, e se magari visto che ora le donne sono state di recente ammesse , magari rifare un operazione sottoveste in chiave attuale, alla luce di uno recente scandalo su un sottomarino inglese potrebbe essere un buon suggerimento.
Antonin Baudry : “Beh il mio primo film è stata una commedia con Quai d’Orsay e prima di fare questo film volevo fare un commedia sul medio evo, ma quando ho scoperto il mondo dei sottomarini ho deciso di realizzare questa pellicola, un film d’azione. E riguardo la sua domanda si è molto più divertente fare film che il diplomatico !- ride – E la cosa straordinaria in un film è quella di poter creare un mondo intero, invece con la diplomazia bisogna adattarsi al mondo che esiste. Riguardo alle donne sui sottomarini, in francia al momento si possono imbarcare sui sottomarini nucleari solo da un anno mezzo, ma dato che questo tipo di lavoro occorre molto formazione al momento ci sono solo due donne, credo ci vorranno almeno 10-15 anni per avere una presenza massiccia di donne sui sottomarini, anche per poi riprogettare ed adattare le toilette di molti sottomarini. Quando mi sono immerso io sui sottomarini era nel 2017 non c’era alcuna donna sui sottomarini e moltissima gente mi ha chiesto perché non c’erano donne sul sottomarino, per essere politicamente corretto, ma io ho preferito rimanere autentico perché mi sono immerso in un mondo di uomini e non c’era la possibilità di inserire delle donne e non volevo perdere quella autenticità, e siccome nel mondo del cinema mi hanno detto che le donne non verranno mai a vedere il tuo film perché non ci sono donne nel tuo film. Io onestamente non ho mai capito questo avvertimento, e devo ammettere che alla fine sono state le donne che hanno fatto i commenti più lodevoli al film, credo perché anche le storie di uomini siano interessanti, alla fine si parla sempre di rapporti tra esseri umani ed è questo che desta l’interesse.
Ma quale è uno degli altri aspetti che l’ha affascinato nella sua avventura sui sottomarini
Antonin Baudry: “ Quello che ho osservato a bordo è un microcosmo della società francese, e quello che separa sulla terra le persone, idee, religione, orientamenti politici, sul sottomarino scompare completamente. Quello che conta è la competenza, il coraggio, e la solidarietà e questo è veramente raro trovarlo nel mondo, invece questo è un mondo che appare lontano non esistono neanche rapporti sul denaro, si è tutti uguali. E un altra cosa che mi ha colpito è l’udito come l’intuito che funziona meglio delle macchine stesse e il personaggio dell’orecchio d’oro è quello che più mi ha colpito. E per quanto riguarda il cast ho fatto una scelta di persone molte diverse, li ho scelti diversi per mostrare la differenza tra gli esseri umani. E anche nei comportamenti ci sono tanti differenze, comandanti estroversi oppure no, come il personaggio di Mattieu Kassovitz ad esempio.”

Ma tornando alle donne abbiamo comunque l’inserimento di una donna che in qualche modo cambia anche il destino del protagonista.
Antonin Baudry : “Si è vero, grazie a lei lui scopre una soluzione dell’enigma, ma sempre per colpa sua non può imbarcarsi, per me era importante che fosse una civile, una semplice donna neanche francese, doveva essere un simbolo esterno e rappresentare noi che siamo inconsapevoli di questo mondo particolare, ed ho scelto proprio la figura di una donna per rappresentarla.”
Troviamo su questo sottomarino che vive in un mondo digitale, ma in realtà è analogico e il protagonista sembra quasi essere un musicista di altri tempi.
Antonin Baudry : “Si è vero sono rimasto anche io molto colpito quando ho conosciuto l’orecchio d’oro, sono ragazzi giovanissimi, decidono le sorti di una missione che molto spesso si basano sul delle loro intuizioni. Effettivamente io ho personalmente assistito a bordo ad una scena durante una dei miei viaggi con il sottomarino e ho visto quando l’orecchio d’oro ha avuto un dubbio su un suono captato, il comandante lo ha guardato negli occhi e lui per sapere cosa sia, e lui ha risposto ‘sento della vita a bordo’ . E non hanno proseguito in direzione di quel suono. Dopo ho parlato con l’orecchio d’oro e lui mi ha spiegato che ‘sento della vita a bordo’ era solo frutto di una intuizione. Quindi l’orecchio d’oro è come un poeta che dà delle parole a delle cose sconosciute, ed ho questo ritrovare questa poesia in questo ambiente militare di guerra di un sottomarino mi ha colpito. L’ho trovato davvero poetico è importante pensare che in realtà questa cosa sia sempre esistita, la poesia è onnipresente. Se pensiamo a Giulio Cesare dobbiamo ammettere che lui ha preso delle decisioni che una macchina non avrebbe mai preso, ed lì che avviene l’intuizione ed lì che troviamo la poesia.”
Wolf Call – Minaccia il alto mare uscirà nelle nostre sale il prossimo 27 giugno, distribuito da Adler Entertainment.