Walter Veltroni: “Bisogna avere voglia di futuro” | Video – Intervista
07/03/2019 di Redazione
Walter Veltroni accompagna in sala il suo primo lungometraggio “vero”, dopo gli apprezzati documentari che hanno fatto da apripista alla sua carriera cinematografica, dopo quella, ben nota, di uomo politico. C’è tempo, questo è il titolo, che fa sorridere, perché in effetti c’è sempre tempo per fare qualcosa. Anche per coronare un sogno.
Walter Veltroni questo tempo se l’è preso, dopo avere fatto tanto in politica, e per strani casi del destino il suo film esce nella settimana in cui il PD, partito che con quel nome a lui deve quasi la paternità, sembra poter essere uscito da un tunnel che sembrava infinito. Magari porta bene il proverbiale ottimismo dell’ex segretario, che per chi ha qualche anno in più e una passione per il cinema sarà sempre quel direttore de L’Unità che ha fatto scoprire il cinema a una generazione di italiani, grazie alle videocassette del sabato e alle anteprime per i lettori.
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Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo, e personalmente mi sono dovuto trattenere, perché di quella generazione faccio parte anche io. E con lui ho in comune uno dei film preferiti, L’uomo dei sogni, la passione per i Kennedy, e una predilezione per scelte che inevitabilmente sconvolgeranno la mia vita. Quasi sempre in peggio, non mi sono azzardato a chiedergli a lui come sia andata. A occhio meglio di me.
Immagino lo sappia Veltroni, è uno di quelli che la sinistra molto intellettuale ama dileggiare, il perché lo conosco e non mi è francamente mai interessato molto. Ognuno ha il diritto di fare quello che vuole. C’è tempo. Per tutto e tutti. Il mio, cinque minuti, l’ho usato per fare una piacevole chiacchierata e conoscere meglio una persona a cui una volta ho detto che mi aveva rovinato la vita. A causa della sua pagina degli spettacoli quando dirigeva L’Unità, che aveva Alberto Crespi, Michele Anselmi, Cristiana Paternò e Gabriella Gallozzi a firmare di cinema, musica, libri, fumetti. Se avesse fatto male il suo lavoro allora, magari adesso sarei un impiegato con lo stipendio fisso, non uno scrittore precario.
Quindi, grazie mille, Walter Veltroni.