Venezia 76, Le Verità: Kore-Eda con le sue muse Deneuve e Binoche “Un sogno realizzato”

Il maestro Kore-Eda presenza a Venezia 76 il suo ultimo film “Le Verità”, il primo realizzato fuori dal Giappone in cui spiccano le due dive francesi Catherine Deneuve e Juliette Binoche. Il nostro incontro con loro e le foto della conferenza stampa.

Il cinema giapponese ha sempre trovato poco terreno fertile nelle sale occidentali, ma se c’è un maestro indiscusso della settima arte è Kore-Eda. Il regista nipponico, trionfatore a Cannes con “Un affare di Famiglia” stavolta cambia festival e sbarca a Venezia 76 con il suo primo film realizzato fuori dal Giappone. La sua opera “Le Verità” è una commedia, a tratti anche drammatica, che mostra il rapporto madre-figlia in un confronto sempre pesante con l’ingombrante genitrice diva del cinema francese. Ad interpretarle il cineasta ha voluto nientemeno che Catherine Deneuve e Juliette Binoche, che hanno accompagnato il regista e il resto del cast nella nutrita conferenza stampa al Lido.

Come mai ha deciso di trasporre questa tua piece teatrale come primo film fuori dal Giappone?

Kore-Eda: “In realtà all’inizio si trattava di una storia che aveva come ambientazione solo un camerino. Poi quando si è mossa la produzione anche grazie a Juliette Binoche nel 2011 è partito il film. Non si sapeva ancora se lo avremmo girato in Giappone o altrove, non era stato tutto deciso ed era ancora un po’ vago. Ho pensato sarebbe stato interessante girarlo in sala e mi servivano attrici che rappresentavano la storia della cinematografia francese, ora ne ho avuto avere la possibilità. Da quel momento ho cambiato la sceneggiatura evidente puntando sulla storia madre e figlia, ho cambiato anche prima spesso sceneggiatura quindi era importante questa operazione che ho fatto per creare un rapporto di fiducia tra di noi del cast. Questo è condensato nel le verità”.

Come avete nutrito la sceneggiatura e cosa avete regalato di voi stesse ai personaggi?

Catherine Deneuve: “Credo che dopo la prima lettura ho incontrato molte volte Kore Eda. Penso che grazie a tutti questi confronti si sono creati personaggi con un nostro sostegno, ho messo tanto di me stessa dentro come donna. Se non si facesse il rapporto sarebbe molto più difficile, lo faccio sempre. Ci siamo detti le cose essenziali, non il superfluo. Volevo lavorare con Juliette e l’attesa è stata soddisfatta”

Juliette Binoche: Per me era un sogno girare col maestro Kore Eda, sono 14 anni che aspettavo di lavorare con lui. Siamo stati insieme a Kyoto, un luogo speciale e trovarmi in un suo film è il mio sogno, un sogno per qualsiasi attore. Ero piccolissima quando mi innamorai di Catherine, questo film r la realizzazione di tutti i miei sogni remoti e lontani. Rappresentano il mio futuro ed è la consacrazione viva e preziosa della mia carriera”.

Sembra che la sua specialità sia fare film sulla famiglia, come lo descriverebbe in questo caso rispetto agli altri?

Kore Eda: “C’è il family drama, ma in realtà è la storia di una madre è una figlia che non arrivano ad una risposta e hanno una loro esistenza accettandone la reciproca. Ci sono anche uomini, ci sono poi legami oltre il sangue e quindi si crea magia, ma anche bugia. Questo era il tipo di film che volevo fare, una famiglia che si muove ed evolve”.

Catherine, dato che ci ha messo molto di sé stessa quanto vuole che le persone si identificano con la vera Caterine e quanto con l’attrice che interpreta in questo film?

Catherine Denauve: “Ho messo molto di me, ma questo personaggio è davvero molto me stessa. Ho interpretato un ruolo di composizione, il suo rapporto con l’essere attrice è molto lontano da me. Non posso avvicinarmi molto al personaggio me stessa e il mio ruolo, comprendo perfettamente questa donna ma ho dovuto comporre il ruolo”.

Quanto è divertente interpretare un’attrice?

Ludivine Saignier: “Per iniziare vorrei dire che per me è stato un regalo incontrare Kore-Eda perché non lo vedevo da 5-6 anni e mi ha stupito pensandomi. Sono stata felice di fare questo ruolo. Lui cercava la verità in questo mio personaggio che sembra molto leggero, ma avevo davvero voglia di farlo con tante sfumature”.

Manon Clavel: “Avevo poca esperienza prima di questo film, ho dovuto lavorare molto sul personaggio anche durante il casting. Ho avuto un dialogo costante con Kore-Eda, poi ho lavorato molto con le mie colleghe ed era molto divertente cominciare da dentro me stessa spingendo fuori le nevrosi del personaggio. Tutte queste sono sfaccettature che si vedono nel film”.

Voi avete parlato della preparazione del film, qual è stata la difficoltà dato che vi siete trovate a lavorare con un regista che non parlava la vostra lingua?

Catherine Denauve: “È stata un’esperienza originale e complessa, devo dire che i personaggi erano più difficili e dovevamo parlare con Kore Eda con una traduttrice. Si chiede l’essenziale quando ti trovi sul set, ma sul viso delle attrici si leggono delle espressioni ed era molto interessante parlare con la traduttrice che doveva riferirlo poi a Kore Eda. Ci ha fatto superare l’enorme fatica della lingua, ma il risultato mi rende contenta e felice di aver affrontato e vinto queste difficoltà”.

Juliette Binoche: “Ho la fama di preparare molto i miei film e i miei personaggi, ma Kore Eda non voleva questo e sono stata costretta ad ubbidire. Durante le riprese lui si divertiva con me, respirava con me, mi chiedevo perché doveva muoversi così tanto e non ho detto nulla per educazione. Gesticolava insieme, forse voleva farmi capire a fondo cosa si aspettava. Quando ho provocato Caterine a cena ho capito che era uno dei momenti chiave perché era una reazione che arricchiva il personaggio. Questa famosa serietà del personaggio di Caterine l’ho capita, l’indomani Kore Eda ci ha ringraziato e ha smesso di gesticolare e parlava più tranquillamente. Un incontro veramente essenziale quello di noi attrici”.

Nei suoi film i bambini sono sempre portatori di uno sguardo più saggio e filosofico degli adulti, come ha lavorato sul personaggio di Clementine?

Kore-Eda: “Mi sono incontrato con lei ed era importante che creasse un ruolo di una nipote che avesse una libertà simile alla nonna. Le ho spiegato del personaggio attraverso l’interprete e la sua presenza ha portato un buon vento a quella che era l’atmosfera. Ha fatto parte di tutti gli effetti di attrici che troviamo a questo tavolo”.

Clementine ci racconti la tua esperienza?

Clementine Grenier: “Quando ho girato il film non capivo tutto, ma ho indovinato cosa dovevo fare. Mi diceva dove mettermi e cosa fare quindi l’ho capito. Le scene evolvevano e mano a mano sono diventata più brava e più forte”.

Vi sentite delle macchine da recitazione come l’attrice del film o avete mai incontrato colleghe come la Fabienne dell’opera?

Catherine Denauve: Mi ha divertito molto essere così nel fare questo film, ma non sono una macchina e mi limito semplicemente a fare l’attrice. Mi è capitato nella miaia vita magari a teatro di vedere alcune colleghe che sono delle vere e proprie macchine d’interpretazione come Fabienne, ma è una questione di temperamento”.

Ludivine Sagnier: “Direi che sono questi punti di vista che le donne devono avere ad un certo punto della loro vita, sono stati d’animo che bisogna affrontare tenendo conto del lavoro da fare senza fermarsi”.

Juliette Binoche: “Io sono ossessionata di quello che faccio, anche quando mi lavo i denti do il 100%. Ho fortuna di poter esprimere tutta me stessa sul set. Io penso che sia Fabienne che non si aggrappa alla verità, risponde alle interviste in cui dice cose in cui non crede. Ama di più la fiction e il ruolo ha una gioia inventata di essere se stessi”

Le Verità, le foto della conferenza stampa a Venezia 76

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