Venezia 75: David Cronenberg, Spike Lee e Sandy Powell discutono su Netflix

Mastercard ha organizzato a Venezia 75 una splendida masterclass con grandi esponenti del mondo del cinema come Spike Lee, David Cronemberg, la costumista Sandy Powell, l’attrice Blanca Suarez e la nostra Susanna Nicchierelli per parlare del futuro con l’avvento di Netflix.

Il futuro del cinema è un tema caldissimo specie da quando Cannes ha deciso di escludere Netflix. che ha trovato nel lido di Venezia la casa ideale dove mostrare i suoi film e lo dimostra persino la presenza in concorso a Venezia 75. Mastercard ha organizzato una masterclass proprio per parlare di come sia cambiato il mondo della distribuzione. Una conversazione davvero molto interessante dato che ha mostrato il punto di vista di un premio Oscar come David Cronenberg, la costumista Sandy Powell, la regista Susanna Nicchiarelli e l’attrice Blanca Suarez.

Spike Lee, premio Oscar, promuove anche lui Netflix e chiunque riesca ad aiutare un regista a portare a termine la sua visione:

“Noi non abbiamo più problemi di budget, non abbiamo mai fatto film di questo tipo. Io amo la tecnologia e la utilizzo, devo dire che ho chiesto una presentazione. Questo progetto é un sogno che ha richiesto tantissimo tempo, Scorsese ha dovuto fare delle concessioni anche per l’uscita del film sul mercato. Non tutti sono disposti a farlo. Alla fine il regista si chiede se il film vuole finirlo oppure no. Se il budget per un 35mm non c’è si usa il digitale. Giovedì ho iniziato ad insegnare ad università di New York e il primo giorno ho consegnato un foglio e ho chiesto se avessero visto una serie di film. Nessuno alzava la mano ed erano film nel mio programma, ero molto colpito. Noi abbiamo tanti giovani a cui faccio la multa se squilla il telefono, ho chiesto se avessero visto Apocalypse Now o altri film che rimangono per la cinematografia, costumi, musica, unici. Li hanno visti magari sul cellulare non al cinema. Io da piccolo andavo in un teatro a New York a vedere tanti film, ora è una discoteca”

David Cronenberg è quello che più di tutti pensa che Netflix e la fruizione privata tramite tablet possa essere il futuro del cinema:

“Ho amore nostalgico per i film del passato, ma questo non mi cambia la vita. Il cinema non sta morendo, si sta evolvendo. Netflix e lo streaming sono il futuro del cinema perché sono quello che la gente vuole, non importa come un film venga fruito e il media. Anche io amo la macchina da scrivere, ma anche il computer è più veloce. Sono esperienze diverse”.


Il regista che quest’anno riceverà il Leone d’oro alla carriera spiega come la sala diventerà una vera e propria nicchia:

“Il cervello non è come un computer ma una foresta in cui si lotta per avere la meglio, l’ambiente è quello che ci circonda ci influenza. Mio nipote di due anni Sa utilizzare iPad, il suo cervello si è modificato. Tutti i sistemi neurali potrebbero fondersi e modificarsi e arriveremo in un momento in cui sarà normale vedere film su un Apple Watch molto piccolo, le cose cambiano ed è naturale. Io credo che dal punto di vista economico finché si potranno vedere i film nel modo tradizionale continueranno a sopravvivere, poi cambieranno. Non credo che la forma tradizionale sarà quella dominante ma diventerà una nicchia. La cosa interessante di Netflix é che non deve promuovere il film, perché quando lo pubblica è un tutto il mondo in contemporanea. Quando avete Netflix non vengono citati cast e regista, questo è un aspetto fondamentale. È cambiato il modo di pubblicizzare un film, uscita contemporanea in 190 paesi”.

Susanna Nicchiarelli spiega però che la sala vada difesa soprattutto perché rappresenta un momento di condivisione sociale:

“Dobbiamo difendere il cinema perché guardi il film con altre persone, la differenza tra il cinema è questa. L’esperienza è condivisa, ha un significato anche politico. Si può andare al cinema e anche vedere i film a casa, se dopo averlo visto al cinema passa alla piattaforma digitale è bello. Se si tratta di un film per la massa perdiamo di vista la situazione. Possiamo fare film per un audience ristretta in tutto il mondo, possono esserci audience di nicchia che guardano il film in tanti paesi. Sono produzioni variegate”.


David Cronenberg sulla promozione dei film sviluppati da Netflix:
“Loro decidono di produrre non sulla base dell’algoritmo, ma quello decide il budget in base ai gusti del pubblico. Questo è affascinante ma fa paura, sulla base di cinque elementi Netflix dice a chi potrebbe piacere un film e a chi no”.
Spike Lee poi svela di aver già finito la seconda stagione di She’s Gotta Have It proprio per Netflix:

“Ho finito una seconda serie Netflix, ma gli utenti sanno già tutto. Tutte queste informazioni vengono utilizzate dall’algoritmo”.


Bianca Suarez spiega come cambia per un attore girare una serie che sarà sicuramente diffusa istantaneamente in ben 190 paesi:

“No non cambia il mio lavoro se è su Netflix rispetto ad un altro. Preparare una sceneggiatura non cambia minimamente il lavoro, ma è vero che viene visto ovunque ed è impressionante questo. Il tuo progetto è ovunque non solo a casa tua ed è pazzesco come volare. Sono confusa perché penso che il romanticismo del cinema debba essere mantenuto, ma non è neanche giusto un ribellarsi al futuro e dobbiamo seguirlo. Il teatro e il cinema debbono essere mantenuti, questo è fondamentale.


David Cronenberg spiega di aver fatto nel 1975 “Il Demone sotto la pelle”, primo film pensato appositamente per la tv:

“Il mio primo film commerciale risale al 1975, ho firmato con una pellicola senza cornice proprio perché così potesse essere fruito sia al cinema che in tv. L’ho fatto apposta, anche allora si era sbilanciati rispetto alla tv e i film a basso budget andavano su 3 milioni di case”

Susanna Nicchiarelli loda però il coraggio di Netflix di osare, come con Roma di Alfonso Cuaron:

“L’ideale sarebbe avere i film che vogliamo fare con il budget giusto. Roma è prodotto da Netflix senza alcun attore famoso, questo vuol dire libertà creativa perché non c’è preoccupazione commerciale. Se questo vuol dire avere più libertà creativa va bene”.

David Cronenberg paragona la serie tv o un film visto da solo in streaming ad i romanzi:

“Ora le televisioni sono sempre migliori, è un po’ come quando leggi un romanzo poi l’effetto. Il romanzo è un’esperienza intima, anche il cinema può esserlo. Anche io vado al cinema con 2-3 persone, amo fruire da solo dei film. C’è un aspetto politico in questa idea che si va al cinema con centinaia di persone, davvero però è democrazia? È bello ridere tutti insieme, ma a parte quello non è un’esperienza organica o orgasmica”.

Sandy Powell spiega che effettivamente le due esperienze possono variare in base al tipo di film:

“Mi piace mettermi a letto da sola e guardare i film su iPad, ma anche al cinema. Io però i film horror non li guarderei mai da sola, è più bello andare al cinema a vedere un horror e vedere tutti terrorizzati. Erano tutti in silenzio perché erano terrorizzati.


Spike Lee ricorda il suo primo “terrore” cinematografico in gioventù:

“Ricordo che in Bonny e Clyde vidi il sangue per la prima volta e fui terrorizzato per due settimane”.

David Cronenberg parla invece di come sia cambiato il mondo e l’avvento di Netflix è inevitabile:

“Penso che l’esperienza del teatro greco fosse fantastica, non possiamo ricreare l’esperienza. Ora stiamo parlando di esperienze che potremmo non più condividere, questo cambia il modo di fare i film anche in modo inconsapevole. Se guardiamo centinaia di serie su Netflix anche noi saremo influenzati. Tutto poi dipende dal tuo essere regista come vivere il cambiamento, ogni film ha il suo ritmo come i romanzi”

Spike Lee spiega che alla fine l’importante è che il messaggio arrivi, non importa come:

“Alla fine tutto raccontiamo una storia, anche come le persone che raccontavano storie nelle caverne. Alla fine è sempre quello”.

Spike Lee racconta come sia cambiato il mondo delle produzioni cinematografiche con Netflix:

“Non sono i tempi giusti per i giovani registi, ma ai miei tempi non c’era questo è noi eravamo giovani registi. Netflix ha speso 8 miliardi di dollari quest’anno per film e serie tv. Ci sono registi e attori famosi, ma anche a tanti giovani attori e registi. Conosco una regista che è riuscita lo stesso a produrre il suo film, quando ne faccio uno ricevo un sacco di telefonate e sono contento perché non è un film troppo adatto ad Hollywood. Il primo luglio 1986 abbiamo filmato She’s Gotta Have It con un budget piccolissimo, negli anni precedenti neppure lo ascoltavano. Adesso devo dire che chiunque siate questo è il momento giusto per andare ad un festival e approfittate di questa esperienza. Io metterei il mio film su cd in mano a tutti se fossi in voi. Magari fermerei un produttore al semaforo, agli studenti dico di non perdere fiducia e di fare il film in giro.

David Cronenberg e Spike Lee invece concordano sulla caratteristica che debbono avere i giovani cineasti, invitandoli a provare perché anche se tutti non hanno talento debbono avere il coraggio di mettersi in gioco:

“Serve anche un po’ di talento. In verità gran parte delle persone non lo hanno, ma tutti devono provare. Non è l’accesso alla tecnologia che ti permetterà di fare un film o no”

Share this article