Un’Avventura: Recensione del film con le musiche di Battisti e Mogol

Abbiamo visto in anteprima il film Un’Avventura con protagonisti Laura Chiatti e Michele Riondino per la regia di Marco Danieli, ma sopratutto con le canzoni di Mogol e Lucio Battisti.

Quando è stato presentato il progetto de “Un’Avventura” in molti erano speranzosi di vedere un film sulla falsariga dei musicarelli, un ritorno del musical italiano dopo quanto già avevamo visto in “Ammore e Malavita”. Se quella però era stata vista come la risposta italiana a “La La Land” questo “Un’Avventura” non può essere definito come la risposta a “Across the Universe” con i Beatles, film con le musiche a cui la sceneggiatrice Isabella Aguilar confessa di essersi ispirata.

Le musiche di Lucio Battisti e Mogol funzionano, sono quelle è tutta Italia le ama tanto che non è utopistico pensare di poter portare al cinema una versione Karaoke come accaduto per Bohemian Rhapsody. Gli attori ci provano e non sfigurano nella parte cantata e coreografica, anche se non vediamo nulla di eccezionale pur con la presenza di Luca Tomassini. La verità però è che è proprio la storia dei due ragazzi protagonisti ad essere piena di banalità e cliché già visti.

Sulle note delle intramontabili canzoni (ne mancano alcune come Emozioni che faranno storcere la bocca a chi è fan dell’immenso patrimonio artistico di Lucio Battisti) Matteo (Michele Riondino) e Francesca (Laura Chiatti) scoprono l’amore, si perdono, si ritrovano, si rincorrono, ognuno inseguendo il proprio sogno: lei vuole essere una donna libera, lui vuole diventare un musicista. Francesca gira il mondo per cinque anni, mentre Matteo rimane a scrivere canzoni d’amore. Le canzoni sono lo scheletro del film, seguono l’amore dei due protagonisti ma prendono nettamente il sopravvento sulla parte dei dialoghi è puramente narrativa per l’eccessica banalità di queste ultime. Bella l’idea dì riarrangiarle, con pezzi storici come “Dieci ragazze” che viene anche cantata al punto di vista femminile e “Balla Linda” che viene proposta con un significato diverso.

Portare sul grande schermo questi testi sacri per la musica italiana era una sfida impossibile, che probabilmente però è paradossalmente riuscita proprio per la parte musicale mentre a tradire clamorosamente è quella più prettamente cinematografica. La speranza di un buon riscontro di pubblico c’è, ma sicuramente Mogol ci perdonerà se non gli crediamo quando dice che Lucio Battisti sarebbe stato felice di vedere Un’Avventura dato che gli artisti sperano sempre che la loro arte sia fruita e tramandata al meglio. Certo, se la sala dovesse cantare e saltare potremmo anche perdonarlo perché le nuove generazioni hanno bisogno di riscoprire dei testi che sapevano davvero radiografare la loro contemporaneità con un’unviersitalità tangibile ancora oggi.

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